Autore Redazione
domenica
9 Giugno 2024
08:57
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Community Gold - Libri - Alessandria

Le nuove uscite in libreria

Le nuove uscite in libreria

RADIO GOLD – Ecco i consigli di questa settimana in libreria. Vi suggeriamo alcuni dei nuovi titoli:

Estasi e terrore‘ (Einaudi) di Daniel Mendelsohn

“Sorrido sempre quando qualcuno intervistandomi mi chiede se le recensioni siano un modo per sbarcare il lunario (a differenza dei libri, che sarebbero, si sottintende, la ‘cosa vera’). Per me le recensioni sono il pezzo forte”. E’ quanto si legge nel ‘Manifesto di un critico’, un saggio che è una vera, illuminante dichiarazione di poetica. Il critico serio, sostiene Mendelsohn in quelle pagine, non si limita a imporre il suo “mi piace” o “non mi piace” (come malauguratamente i social media ci abituano a fare), ma dà “a te lettore gli strumenti per farti una tua idea”, condividendo la sua conoscenza, esplicitando le ragioni su cui si fonda il suo giudizio, e soprattutto cercando di trarre un senso dall’opera di cui si sta parlando. Ed è esattamente ciò che questo critico serio non manca di fare negli scritti raccolti in ognuna delle tre sezioni tematiche di cui si compone ‘Estasi e terrore’, il saggio di Daniel Mendelsohn in libreria con Einaudi: ‘Miti di ieri’, dedicata a testi antichi e alla vita dei loro autori, ‘Miti in technicolor’, su film e serie televisive, e ‘Miti d’oggi’, che accoglie temi contemporanei e di stampo autobiografico.

Che si tratti del rapporto fra teatro tragico e spazio pubblico nell’antica Atene o della parabola artistica di Almodóvar dagli esordi fino a Volver, della persistenza del mito del Titanic nella cultura contemporanea o di una relazione epistolare intrattenuta per un decennio con la scrittrice Mary Renault, o di qualunque altro tema, Mendelsohn ha sempre qualcosa di nuovo da insegnarci, e riesce a trovare un significato profondo e sorprendente laddove forse non avevamo mai pensato di cercarlo. E allora questi scritti, che si potrebbero anche leggere come frammenti di un’eclettica e proteiforme autobiografia intellettuale, si impongono soprattutto come luminosi esempi di quello che andrebbe considerato un genere letterario a sé stante: la recensione seria, ovvero quella scritta da chi, ogni volta che entra in un cinema o in un teatro, ogni volta che apre un libro o ascolta un brano musicale, sente che “c’è in gioco qualcosa di straordinariamente importante”.

Il collezionista di specchi‘ (La Nave di Teseo) di Salvatore Niffoi

E’ in libreria con La Nave di Teseo ‘Il collezionista di specchi’ dello scrittore Salvatore Niffoi. Sardegna, secondo dopoguerra. Il piccolo Bertinu Muscari ha il terrore degli specchi, ereditato dal nonno che ha sempre evitato di specchiarsi. Soltanto in punto di morte l’uomo chiede al nipote di porgergli uno specchio per la prima e ultima volta, perché “la morte si sconfigge solo guardandola in faccia”.

Nonno Boelle, detto Berritta per via del cappello che non si leva mai, lascia così a Bertinu una paura incontrollabile degli specchi, per la quale il ragazzo diventa lo zimbello del paese, impegnato com’è a evitare di incrociare il minimo riflesso del proprio viso. Ci vorranno le arti misteriose di tzia Pasca per fargli scoprire che ogni volta che si specchia può sognarsi diverso, in un’altra vita. Da quel momento Bertinu, che impara il mestiere del cavatore fino a diventare un’artista della pietra, gli specchi li compra, li ruba, li scambia, sperando di trovare quello giusto che gli riveli qualcosa di sé, mentre vive tutte le storie che riesce a immaginare. Con una prosa magica, immersa in una Sardegna senza tempo, ‘Il collezionista di specchi è un romanzo toccante, umano come i personaggi che lo animano, tra legami ritrovati, famiglie felici senza saperlo, amori violenti e appassionati, matti, sconfitti, emarginati, assassini, sogni e vendette. Una storia in cui le parole aiutano a ricordare qualcosa che vorrebbe farsi dimenticare.

Salvatore Niffoi, nato a Orani in Barbagia nel 1950, ha insegnato nelle scuole medie prima di esordire nella narrativa con Collodoro (1997). Tra le sue opere, tradotte in diverse lingue, ricordiamo Il viaggio degli inganni (1999), La leggenda di Redenta Tiria (2005), La vedova scalza (2006, premio Campiello), Ritorno a Baraule (2007, premio letterario Alessandro Manzoni – Città di Lecco), Il pane di Abele (2009), Pantumas (2012), La quinta stagione è l’inferno (2014), Il venditore di metafore (2017) e Le donne di Orolé (2020). Presso La nave di Teseo ha pubblicato Nate sotto una cattiva luna (2023).

Foto di Ed Robertson su Unsplash

La guerra dei Traversa‘ (Mondadori) di Alessandro Perissinotto

Mondadori manda sugli scaffali ‘La guerra dei Traversa’ di Alessandro Perissinotto. Il 18 dicembre 1922 è una delle tante date rimosse dalla memoria collettiva. Eppure, in quel giorno e poi in quello successivo, il Partito nazionale fascista, diventato da poco forza di governo, mette alla prova per la prima volta la propria totale impunità: fa strage di oppositori politici, uccidendone una trentina. Uno di loro, l’operario Pietro Ferrero, viene addirittura legato vivo a un camion e trascinato per le strade fino a che non esala l’ultimo respiro. Tutto questo avviene in una delle città meno fasciste d’Italia: Torino.

Quella che va in scena il 18 dicembre 1922 è la “famosa strage di Torino”, verrebbe da dire. Peccato che sia tutt’altro che famosa.“Il 18 dicembre del 1922 è iniziata la rovina della mia famiglia e la mia dannazione, anche se allora, ovviamente, non ero ancora nato”: a raccontare questa storia è l’ultimo discendente dei Traversa, una famiglia di piccoli industriali che, all’inizio del Novecento, sembrerebbe avviata a un successo inarrestabile, se solo non arrivasse quel maledetto giorno del 1922, se solo gli eventi non la spaccassero in due, tra fascisti e antifascisti, dando inizio a quella privatissima guerra dei cent’anni che il narratore, oggi ottantenne, sta ancora combattendo.

E sarà proprio lui, in questa tesa saga familiare, a collocare la “guerra dei Traversa” nelle pieghe meno note della Storia, tra le corsie di un manicomio femminile, i campi di concentramento della Francia meridionale e le bombe blockbuster, sperimentate per la prima volta su Torino e destinate a radere al suolo le città. Attraverso le gioie, i drammi e i misteri di una famiglia a lui molto vicina, Perissinotto cortocircuita il presente e il passato, vincendo una grande sfida narrativa e dando forma alla sua idea di letteratura come strumento per sconfiggere l’oblio.

I Marsigliesi‘ (Sem) di Gabriele Cruciata

Ventidue febbraio 1975, Roma. Alcuni uomini irrompono in un ufficio postale a pochi passi dal Pantheon. Un poliziotto in servizio spara, ma i rapinatori sono più veloci di lui e lo uccidono. Le cose precipitano: c’è un morto e il bottino è più magro del previsto. Nei giorni successivi la futura moglie dell’agente ucciso si toglie la vita. Tutti i giornali parlano del colpo. La rapina è un disastro. Per rimediare bisogna occultare le prove ed eliminare i testimoni. Dietro alla vicenda c’è un gruppo di criminali ancora poco noti, ma molto esperti. Li chiamano “i Marsigliesi”, sono gangster di origine francese ricercati in mezza Europa e, pochi anni prima, uno di loro ha firmato il “colpo del secolo”: una rapina da film in una gioielleria di via Montenapoleone, proprio sotto il naso della Questura di Milano.

A Roma, in pochissimo tempo, riusciranno a trasformare per sempre la criminalità capitolina, diventando monopolisti dei sequestri, del traffico di eroina, dello sfruttamento della prostituzione. Intesseranno anche una fitta rete di contatti con la mafia, i servizi segreti, l’estrema destra, la Cia e la Chiesa. Non è un caso se alla scuola del clan dei Marsigliesi crescerà un giovanissimo Danilo Abbruciati, considerato uno dei padri fondatori della banda della Magliana. Intrecciando uno straordinario lavoro documentario al ritmo frenetico dell’action, Gabriele Cruciata racconta la Roma criminale prima di Romanzo criminale, compone il prequel della stagione dominata dalla banda della Magliana, narra l’epica nera, la fulminante ascesa e la brusca caduta di chi provò a prendersi Roma giocando troppo in anticipo sui tempi.

Metro dopo metro, giorno dopo giorno, gli autobus che non passano mai, i negozi dormienti e il traffico intasato danno vita allo stesso lavorio dei vermi, dei topi e dei batteri: masticano, digeriscono e poi inesorabilmente espellono via la memoria di chi – da straniero – ha provato a conquistare la città.

L’affaire Matteotti‘ (Laterza) di Fabio Fiore

”L’affaire Matteotti. Storia di un delitto’, è il titolo del saggio pubblicato da Laterza e scritto da Fabio Fiore. Alle 16.30 del 10 giugno 1924, a Roma, sul lungotevere Arnaldo da Brescia, un uomo viene caricato a forza su un’automobile. L’uomo è Giacomo Matteotti, indomito avversario del fascismo e di Benito Mussolini. Non sarà mai più visto vivo. Un’indagine, serratissima e senza sconti, nei misteri del più grande ‘caso’ della storia italiana. Il ‘delitto Matteotti’, di cui quest’anno ricorrono i cento anni, è stato senza dubbio il più grande ‘caso’ della storia italiana. Proviamo a raccontarlo – si legge nella sinossi – come se nessuno l’avesse raccontato prima, come se nessuno lo ricordasse più, facendone ‘un affaire’ in cui non è semplice districarsi. All’inizio dobbiamo analizzare la scena del crimine, sul lungotevere di un afoso pomeriggio romano, e descrivere la meccanica del delitto.

Dopo di che si approfondisce la conoscenza prima degli esecutori e poi dei loro mandanti – il duce e il suo entourage – per raccontare la tremenda lotta per il potere e per la sopravvivenza di uomini divisi su tutto, ma accomunati dalla menzogna (mentono tutti e più di tutti mente il loro capo) e dalla consapevolezza che per salvare se stessi devono salvare a ogni costo Benito Mussolini. Poi dovremo interrogarci sui possibili moventi del delitto, muovendo dall’assunto borgesiano che se la realtà può sottrarsi all’obbligo di essere interessante, non possono sottrarvisi le ipotesi.

Infine, come in ogni delitto, c’è un ‘dopo’, le molteplici ‘vie di fuga’ dall’affaire: dai processi del 1926 e del 1947 al destino di ciascun protagonista nel corso del ventennio. Ma soprattutto c’è Giacomo Matteotti. Finora è stato come un fantasma: un’assenza, una salma, la vittima. Giunti alla fine, siamo costretti a chiederci: chi è, chi era, chi è stato Matteotti? E perché proprio lui?

Pinocchio. Il libro delle piccole verità‘ (Gallucci) di Alexandre Rampazo

E’ appena uscito in libreria con Gallucci ‘Pinocchio. Il libro delle piccole verità’, il libro di Alexandre Rampazo. C’era una volta un pezzo di legno. Che era un burattino. Che avrebbe potuto essere. Pinocchio si guarda allo specchio e passa in rassegna le sue conoscenze: e se fosse il Grillo Parlante? Chissà quanto sarebbe saggio! Se avesse l’astuzia della Volpe? O se lui rinascesse Geppetto, avrebbe nelle mani il suo stesso talento? Con l’immaginazione può essere tutto. Ma, in verità, è un burattino e basta. A saperla distinguere, la verità…

Alexandre Rampazo crea un gioco di specchi, onirico e coinvolgente, in cui spinge il burattino di legno a immaginarsi nei panni degli altri personaggi creati da Carlo Collodi. E i fili che tocca sono anche i nostri: aspirazioni, sogni, confronto con gli altri. Pagina dopo pagina, si sviluppa così un’affascinante riflessione sulla ricerca di ciò che siamo e la scoperta (o accettazione) di noi stessi.

La grande truffa‘ (Piemme) di Paolo Guzzanti

E’ sugli scaffali con Piemme l’ultimo saggio del giornalista Paolo Guzzanti. “Queste pagine sono dedicate a un tema che abbiamo per comodità chiamato ‘la grande truffa’. La truffa cui ci riferiamo è più simile a una malformazione ereditaria che a un colpo gobbo. Si tratta ovviamente della truffa giudiziaria ed è bene dire subito che non si tratta di un libro contro la magistratura e neppure contro quei singoli magistrati i cui nomi sono emersi dalle cronache per comportamenti che danno i brividi. Ciò che unisce gli episodi e lo stile della grande truffa – scrive Guzzanti – è molto più grave delle colpe, se ci sono e quando ci sono, di una corporazione che in alcuni momenti della storia italiana sembra riottosa, ma con il candore degli impuniti”.

Paolo Guzzanti, una delle penne più nobili e irriverenti del giornalismo italiano, ha vissuto le varie stagioni della “guerra” da cronista in prima linea. In questo libro cerca di spiegare perché esista un conflitto insanabile e profondo tra la magistratura e una certa parte politica. Un conflitto che ha radici antiche e vizi costituzionali difficilmente superabili. Dai misteri d’Italia, che tanto misteriosi non sono, fino a Mani Pulite, un ‘golpe’ in piena regola con precisi mandanti ed esecutori: questa è la sua personale ricostruzione del come e del perché la magistratura sia intervenuta così pesantemente nella vita politica italiana. Ci sono ricordi, analisi avvedute, citazioni di documenti inediti o trascurati, ricostruzioni provocatorie, insinuazioni opportune, ammissioni di colpe. Una lettura indispensabile per mettere insieme i tasselli mancanti di un puzzle chiamato storia d’Italia e per ricostruirne molti dei periodi più burrascosi.

Se potessi, ti regalerei Napoli‘ (Rizzoli) di Ciro Pellegrino

Se potessi, ti regalerei Napoli. Te la metterei in borsa prima di augurarti buon viaggio e salutarti dicendoti: “Portala con te, usala quando ti serve, dalla a chi ne ha bisogno”. Ma io stesso non so cosa sia. Esiste un autentico spirito napoletano? Cosa la rende diversa da tutto ciò che hai visto prima d’ora? Per rispondere a questa domanda, Ciro Pellegrino – che a Napoli ci è nato, ci vive e di cui ogni giorno, da giornalista, racconta la cronaca – in ‘Se potessi ti regalerei Napoli’ (Rizzoli) ha costruito cinque percorsi, non tanto descritti, quanto narrati. Le tappe non sono solo i luoghi classici del (nuovo) turismo di massa, ma i posti vivi e veri della città, occasione o pretesto per parlare delle storie minime o universali che ne popolano i vicoli. E per tracciare queste cinque traiettorie, Pellegrino si è messo in posizione d’ascolto, si è fatto stetoscopio del battito profondo, sincopato, irregolare, di Napoli.

E l’ha raccontata, disegnando una mappa che nasce dai sentimenti: perché per percorrerla, visitarla, capirla, consigliarla, è necessario badare prima allo stato d’animo e solo dopo alle effettive cose da vedere, mangiare, scoprire. Si parte con Ammore (la città piccola) e si incontrano Arraggia e pacienza (la città dal basso), Uosemo (la città dall’alto), Appucundria (la città delle icone) e infine Cazzimma (la città e gli occhi). Si ascoltano le voci di oggi, ma anche quelle già passate; si incontrano caschi gialli e attori, giocatori incalliti e scrittori, (ex) disoccupati e politici; si sente il profumo della Margherita e quello del kebab; ci si commuove, ci si indigna, ci si esalta, in un “moto perpetuo tra la meraviglia e la disperazione”.

Norferville‘ (Fazi) di Franck Thilliez

E’ in libreria con Fazi ‘Norferville’ di i Franck Thilliez. Léonie è una “mela”: rossa fuori, bianca dentro. Così l’hanno sempre chiamata i nativi americani della riserva, perché è figlia di una madre innu e di un padre bianco. È cresciuta a Norferville, una piccola cittadina mineraria tagliata fuori dal mondo, nel Grande Nord canadese. Dopo la chiusura della miniera, Léonie abbandona la sua terra di ghiaccio e si ripromette di non rimetterci mai più piede, perché Norferville l’ha brutalizzata lasciandole una ferita che non si rimargina.

Ma la vita decide altrimenti e, vent’anni più tardi, Léonie si ritrova costretta a tornare in quel luogo maledetto e affrontare una volta per tutte i fantasmi del passato. Ad altre latitudini, Teddy Schaffran – un criminologo di successo che indossa un’enigmatica benda da pirata sull’occhio sinistro – è tormentato da un antico dolore. Anche lui ha un grosso conto in sospeso con Norferville e le sue sorti sono destinate a incrociarsi con quelle di Léonie. Al centro di tutto, un efferato omicidio che solleva enormi interrogativi e scoperchia un vaso di Pandora di cui Léonie è determinata a vedere il fondo.

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