Autore Redazione
venerdì
30 Dicembre 2016
05:00
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Eventi - Alessandria

La realistica rappresentazione della Natività nel Presepe meccanico di Castellazzo

Visitabile fino al 15 gennaio la sacra rappresentazione propone tanti personaggi che riproducono meccanicamente le attività e gli antichi mestieri di un tempo
La realistica rappresentazione della Natività nel Presepe meccanico di Castellazzo

CASTELLAZZO BORMIDA – Emozioni, tradizione e tanta creatività. Un tris capace di coinvolgere e conquistare occhi di adulti e bambini che, durante le festività natalizie, torna puntualmente ad essere celebrato con il Presepe di Castellazzo.

Una sacra rappresentazione giunta alla 35^ edizione e caratterizzata da movimenti meccanici, giochi di luce, acqua e neve, che ogni anno scrive una pagina della storia della cittadina castellazzese. Organizzato dalla Confraternità la Pietà in oltre due mesi di lavoro, il presepe di Castellazzo in scena come sempre all’Oratorio della SS. Pietà si presenta ogni anno differente e rinnovato.

I manufatti che andranno da 6 cm ai 65 cm, animeranno gli spazi dell’oratorio di Rione Ponte Borgonuovo in una composizione affascinante. In una superficie di oltre 120 Mq. sarà presente un orto, il mercato, un laghetto, un fiume, e non mancherà addirittura un gallo che canterà all’alba e la neve che scenderà da una vallata alpina.

Il presepe sarà visitabile fino al 15 gennaio con i seguenti orari: lun-ven (14.30 – 19); sab-dom (9-12, 14.30-19); festivi (9-12, 14.30-19).

La storia del Presepe di Castellazzo nasce nel 1982, quando un gruppo di castellazzesi, riunitisi come di consueto davanti alla tabaccheria all’incrocio chiamato Ponte Borgonuovo decise di voler allestire un presepe di statue all’interno dell’oratorio della SS. Pietà, la chiesa del rione, ed una rappresentazione vivente della natività nella parrocchia di S. Maria della Corte. Non fu un’impresa difficile: il presepe di statue non era molto grosso e occupava appena un angolo della chiesa. Da questo momento in poi l’idea piacque talmente tanto che ben presto l’iniziativa coinvolse l’intera comunità del Rione.

L’autunno successivo fu presa l’insindacabile decisione di estendere il presepe, così a novembre, alla fine della festa della SS. Pietà, iniziarono i lavori. Questa volta si sarebbe impegnata la chiesa intera, dando vita ad un articolato paesaggio fatto di montagne, pianori, laghi e fiumi. Anche gli effetti di illuminazione si perfezionarono, ma solo dopo qualche anno venne introdotta una delle componenti più importanti del presepe.

In principio si animò il presepe con l’alternarsi del giorno e della notte e l’accensione dei falò dei pastori; in seguito, il primo a compiere qualche timido e scattoso movimento fu il mugnaio con il suo mulino; l’anno dopo toccò al fabbro, poi alle signore che impastavano, alla donna che attinge l’acqua dal pozzo, al ragazzo che gira lo spiedo, ai taglialegna, al materassaio, ai falegnami… insomma un intero presepe prendeva movimento e a farlo erano statuine che riproponevano gli antichi mestieri di un tempo mai dimenticati.

Le sorprese non finirono qua, perché di anno in anno si affinarono i dettagli e le tecnologie, riuscendo a far cadere neve soffice e abbondante su una valle del presepe. Seguendo lo spirito del presepe francescano, i presepisti sono riusciti a ricostruire vari scorci di Castellazzo per un’ambientazione sempre più realistica della natività. Così, quando il caldo afoso dell’estate ha lasciato il posto alle fresche mattine di settembre, nel Borgonuovo non si parla più d’altro, e il crogiuolo delle idee ribolle vulcanico come non mai.

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