Autore Redazione
martedì
16 Maggio 2017
10:02
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Eventi - Ovada

Tra Storia, letteratura e umanità. Recensione di “Questo è un Uomo. Questa una Donna” al Teatro Splendor

Tra Storia, letteratura e umanità. Recensione di “Questo è un Uomo. Questa una Donna” al Teatro Splendor

OVADA – Una voce fuori campo che si esprime con lo stile semplice e descrittivo di un bambino, dei quadri che si avvicendano in modo fluido e una storia che ne contiene in sé tante altre.

“Questo è un Uomo. Questa una Donna”, presentato lunedì 15 e in scena anche martedì 16 e mercoledì 17 maggio al Teatro Splendor (tutto esaurito nella prima data), è, come annunciato dalle prime battute, una minuscola storia privata che è parte di un’enorme storia collettiva. Tratto da “Quattro ore nelle tenebre” di Paolo Mazzarello, lo spettacolo scritto e diretto da Ian Bertolini, in scena con Daria D’Aloia, è incentrato sulla figura di don Luigi Mazzarello, insignito nel 2012 dell’identità di Uomo Giusto tra le Nazioni per aver salvato dalla deportazione quattro persone, tra cui Lisa Vita Finzi ed Enrico Levi, zii rispettivamente dello scenografo Lele Luzzati e del futuro scrittore Primo.

E’ attraverso quattro quadri che Bertolini narra delle esperienze in mare del giovane don Luigi, su un piroscafo di emigranti, della vita tranquilla ed elegante di Lisa ed Enrico, della loro angosciosa fuga presso il sacerdote e dell’epilogo finale, a guerra conclusa. Sulla scena tre pannelli che, a seconda dell’illuminazione, dividono l’ambiente o diventano tappezzerie, una facciata con finestra o luci fluttuanti come onde, in una felice soluzione scenografica (di Isacco Anfosso) che ben rende il variare del tempo e dei luoghi.  Gli eventi sono compresi in un momento storico tragico segnato dalle leggi razziali, dal passaggio dalla privazione dei diritti alla violenza,  dalla deportazione. I luoghi non sono citati, ma sono quelli dell’ovadese, teatro dell’eccidio della Benedicta, qui ricordato in forma poetica, dal punto di vista di un bambino vestito da chierichetto, al seguito dello zio che  impartisce la benedizione ai giovani martiri.

Il taglio registico è alto e ambizioso,  fa di una narrazione storica, che c’è e corrisponde a realtà, uno scorrere lirico, ricco di suggestioni letterarie. Così il primo quadro inizia con le parole di De Amicis che descrivono gli emigranti sul piroscafo e l’epilogo termina con I’incipit  agghiacciante di  “Se questo è un uomo”, il cui titolo è ripreso da Bertolini senza il “se” che rappresenta un abisso di negazione . A trasformare la semplice cronologia in svolgimento vitale sono i dialoghi sempre  tra un uomo e una donna che sono, alternativamente, Lisa ed Enrico, oppure don Luigi o la Perpetua (dalla godibile parlata napoletana di donna pratica e accomodante).  E’ dalle loro parole che le vicende si materializzano e si intrecciano con la voce fuori campo, con la grande letteratura, con l’umorismo yiddish e con la quotidianità della vita domestica o di parrocchia.  Sono grandi uomini e donne, perché trascendono le loro vicende personali e si fanno portatori di valori imprescindibili, sia cercando una soluzione alla cattiveria imperante con la poesia, sia facendo scelte che onorano il genere umano.

Ciò che rimane impresso è il tratto lieve, che coniuga tanti aspetti, passando da particolari minimi a spaccati di storia nazionale (su tutti, l’annuncio dell’entrata in guerra di Mussolini e lo scenario apocalittico della Benedicta). I protagonisti sono sempre convincenti, sia nella raffinatezza dei modi che nell’angoscia della condizione di ebrei ostracizzati, che nel fare sbrigativo e poco curiale di don Luigi. Ottimo il passaggio dialogato di Daria D’Aloia tra Lisa e la Perpetua, una prova attoriale che è anche nota umoristica in un contesto complesso.

Una prima molto applaudita e forte di un tutto esaurito, quella al Teatro Splendor. Per informazioni sui biglietti per il 16 e 17 maggio : 014386347

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