9 Febbraio 2018
05:00
Legambiente su DTT: Investiamo su energie rinnovabili non sul nucleare
CASALE MONFERRATO – I circoli Legambiente di Casale, del Vercellese, Ovadese e Valle Stura, Val Lemme, Piemonte e Valle d’Aosta insieme al Comitato di vigilanza sul nucleare e all’associazione Pro Natura del Vercellese hanno ribadito il loro “no” all’insediamento a Casale del Dtt, il laboratorio scientifico-tecnologico sulla fusione nucleare.
Per le associazioni ambientaliste “la strada da seguire” è un’altra ed è quella che punta verso le energie rinnovabili che non producono radiazioni. Secondo i circoli Legambiente, il Comitato di vigilanza sul nucleare e l’associazione Pro Natura la vicenda del Dtt starebbe rivelando anche una “opacità preoccupante”. Come spiegato nel comunicato congiunto, a tingere di grigio il progetto sarebbe stata la decisione della Giunta piemontese di “depennare” il sito di Oltreponte dalla proposta di candidatura all’Enea fatta del Consiglio comunale di Casale Monferrato.
“Il provvedimento del Presidente Chiamparino – si legge nella nota – mette in luce l’inopportunità di questa proposta, come Legambiente e altri avevano segnalato da tempo, in quanto il PAI classifica l’area di Oltreponte come IIIb3, inadatta a ospitare una macchina radiogena come il Dtt in quanto al suo interno – come dicono appunto i documenti del PAI- “sarà possibile solo un modesto incremento del carico antropico, con esclusione di nuove unità abitative e completamenti. In tale classe ricade l’area urbanizzata a nord del Po compresa tra il fiume la ex S.S. n.31. Si tratta di un’area morfologicamente depressa rispetto a quella immediatamente a ridosso della sponda fluviale e risulta pertanto in posizione molto critica rispetto a possibili eventi di esondazione”. Quindi non c’era che da aspettarsi una bocciatura, e bene hanno fatto i consiglieri di Mdp-Art.1 a votare contro tale proposta. Troviamo incredibile che Enea, Comune, Provincia e la stessa Regione se ne siano resi conto solo in extremis, quando del sito dell’ex Gaiero si parla fin dall’inizio e cioè dal dicembre 2016.
Nella discussione politica di questi ultimi giorni sono ritornate a galla affermazioni che non corrispondono alla realtà, come quella secondo cui il Dtt sarebbe privo di qualsiasi problema e motivo di preoccupazione.
Il Dtt è una macchina radiogena (l’ha riconosciuto anche il Sindaco Palazzetti!), cioè genera radiazioni, caratteristica questa che contrasta con quanto affermato per mesi e mesi dall’Amministrazione comunale di Casale Monferrato. Il velo che copriva questa bugia è stato strappato dal bando stesso dell’Enea che prevede la costruzione di muri di due metri di spessore per contenere le radiazioni. Inoltre si produrranno materiali di scarto radioattivi, che l’Enea stoccherà in un apposito deposito che rimarrà in eredità alle prossime generazioni di Casalesi, i quali dovranno preoccuparsi di come custodirli senza rischi per la salute e per l’ambiente. A tal proposito sarebbe opportuno chiedere ai cittadini di Saluggia e di Trino che cosa comporta avere nel proprio territorio un deposito di rifiuti radioattivi.
L’ultima considerazione riguarda l’utilità di un’operazione di questo tipo. E qui, a chi ritiene che la fusione nucleare risolverà i problemi energetici del pianeta Terra, vorremmo rispondere con le parole di due scienziati, Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani: “… Molti scienziati sono scettici sulla fattibilità della fusione nucleare. In ogni caso, se anche un bel giorno la cavalleria della fusione verrà in nostro soccorso, ciò accadrà ben oltre la soglia di tempo che può garantirci un’uscita dall’era dei combustibili fossili”. (“Energia per l’astronave Terra”, ed. Zanichelli, 2017, pag. 167)
Riteniamo assurdo che oggi venga previsto anche solo 1 euro di investimento pubblico per una fonte energetica che non garantisce nei tempi e nella tecnologia il percorso già intrapreso e dettato dall’Accordo di Parigi sul clima e dallo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
Nel 2050, quando i sostenitori della fusione nucleare prevedono che sarà forse disponibile il loro primo kWh, sarà stata sostituita la gran parte dei combustibili fossili nella produzione elettrica e nel caso dell’Europa, questa sostituzione riguarderà il 100% delle fonti, in favore delle energie rinnovabili. Il Piemonte oggi è già al 39%, ma attraverso la ricerca si può fare molto, molto di più, mettendo poi efficientemente in rete l’energia prodotta in modo pulito, diffuso e democratico.
Questa è per noi la strada da seguire e su cui ci aspettiamo che vengano investiti fondi pubblici per la ricerca, in favore dello sviluppo di tecnologie e soluzioni veramente idonee per un futuro totalmente rinnovabile e sostenibile.