7 Aprile 2018
11:27
Un noir che diverte. Recensione di “Chi è di scena” al Teatro Giacometti
NOVI LIGURE – Se questo fosse uno spettacolo si intitolerebbe “Se” oppure “Chi è di scena”
L’explicit di “Chi è di scena”, scritto diretto e interpretato da Alessandro Benvenuti, con Paolo Cioni e Maria Vittoria Argenti, e presentato al Teatro Giacometti venerdì 6 aprile, rimanda alla metafora del teatro specchio della vita e ai punti di vista che rovesciano le prospettive. Lo spettacolo ha chiuso in bellezza, con un pubblico veramente numeroso e plaudente, il cartellone di notevole qualità del Giacometti, giustamente apprezzato dagli spettatori.
In questa commedia noir, definita anche thriller comico, Benvenuti è un attore ritiratosi improvvisamente dalla ribalta da qualche anno, che accetta di farsi intervistare da un giornalista-ammiratore alle prime armi. In una scena dove dominano due poltrone e una chaise longue sul fondo, su cui una donna dorme di un sonno che sembra eterno, si svolge un dialogo-intervista che sa di surreale. Alle domande del giovane (un Paolo Cioni imbarazzatissimo e poi spaventato, sempre sopra le righe e poi si capirà perché), seguono delle non-risposte degne di un teatro dell’assurdo, venato di comicità caustica e di guizzi salaci. Sono racconti che mescolano ricordi fantasiosi di vita anni ’50 a citazioni di Nietzsche (“I critici, come gli insetti, vogliono il nostro sangue”), Woody Allen (“mi ispiro a Dio”), a riflessioni sul significato delle parole che crediamo di padroneggiare. Su tutto, un’atmosfera che diventa man mano sinistra, poi si smorza in scherzo e poi ritorna minacciosa e accusatoria nei confronti del giovane, che pare non estraneo alla donna dormiente. Nulla è come sembra e persino il finale è rettificato da un contro-finale, che cambia nuovamente il punto di vista e destabilizza ancora, pur divertendo.
La forza del testo sta nella non prevedibilità e nel crescendo di tensione che riesce ad inquietare, senza far venire meno la vena comica e caustica. Nel clima ben creato di sospensione emotiva, diventano determinanti particolari come un black out, delle serrature difettose o una tisana alla malva che potrebbe essere venefica. Il vortice, continuamente spezzato da cambi di argomentazione o smentite in forma di scherzo, ha un suo ritmo sorretto da un bravissimo Benvenuti, che affida alla parola e all’espressione un’interpretazione complessa e godibile. Tutti i protagonisti sono tesi a raggiungere uno scopo, prima di essere loro stessi, per ritornare a rassicurare lo spettatore in un finale rappacificante, per poi cambiare ancora. Così Benvenuti è un ex-attore fuori dagli schemi, sinistro, enfatico e cervellotico, per poi essere uno zio affettuoso e, in queste vesti, ancora, seppur benevolmente, fingere. Paolo Cioni è un impacciato intervistatore, esagitato e man mano terrorizzato, ma la sua identità e il suo piano si rivelano nel finale. Maria Vittoria Argenti è una nipote affettuosa, la sua personalità è ingenua ma volitiva e, insieme al finto giornalista/Cioni intende, con lo stratagemma dell’intervista, risvegliare il talento attoriale dello zio, dopo un brutto incidente che l’ha costretto all’immobilità.
Una bella macchina teatrale che funziona perfettamente, questo “Chi è di scena”, un testo intelligente che strizza l’occhio alle atmosfere da thriller (viene in mente “I vicini” di Paravidino, per la resa teatrale di un clima solitamente cinematografico), al teatro dell’assurdo e ai tanti parallelismi (da Shakespeare a Pirandello) tra teatro e vita. Un esperimento riuscito, che premia ancora una volta le tante anime di un grande Teatrante con la maiuscola (sarebbe poco definirlo solo autore, attore e regista) come Benvenuti.