Autore Redazione
sabato
7 Dicembre 2013
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Eventi

L’arte si nutre del sangue dell’artista. La mostra di Edward Munch

L’arte si nutre del sangue dell’artista. La mostra di Edward Munch

E’ con la pittura affascinante e densa d’inquietudine esistenziale di “Edvard Munch” che Palazzo Ducale-
Fondazione per la Cultura e il Comune di Genova rendono omaggio al pittore norvegese nel 150° anno dalla nascita (1863-1944), sino al 24 aprile 2014 con un’ottantina di opere provenienti da collezioni private e da alcuni musei norvegesi. L’antologica, attraverso un percorso tematico e cronologico suddiviso in otto sezioni, espone i paesaggi, le incisioni, i ritratti e gli autoritratti, la collezione Linde, l’universo femminile, due serigrafie dell’Urlo; opere, molte inedite, che hanno lasciato il segno nella storia dell’arte del Novecento, frutto della potente creatività del pittore dei fiordi.

La retrospettiva ci consegna il ritratto di un artista ardito, dirompente, talvolta visionario e onirico, un paesaggista dell’anima che ha tentato di dare forma agli spettri del suo mondo interno e all’incomunicabilità della sofferenza. Esposizione che offre una lettura approfondita della vera essenza del
pittore e testimonia la sua parabola artistica che dall’impressionismo e naturalismo attraversò il simbolismo e l’espressionismo tedesco per arrivare, opponendosi ai paradigmi artistici precedenti, a un personalissimo taglio stilistico, moderno, scevro da regole.
La poetica munchiana, impregnata d’inquietudine decadente, di profondità psichica, quasi freudiana, spazia
tra malinconia, morte, passione, angoscia, solitudine, disperazione, gelosia, amore, espressa potentemente dall’intensità dei colori violenti, sovrapposti, nei segni aggressivi, nelle forme deformate ed essenziali, nelle linee continue o dissolte. Opere che il pittore con la “cura del cavallo”, sottopose agli effetti dei fenomeni atmosferici per rappresentare con più incisiva intensità la decadenza e l’ineluttabilità della vita ma anche per dilatare la profondità psichica dei suoi soggetti.

I paesaggi naturalistici della sua Norvegia che all’esordio artistico Munch dipinse en plein air, di stampo impressionista, Giardino con casa rossa (1882), lo splendido Dopo il bagno (1892), i Tronchi robusti nella neve (1923), opera che pare celare tra gli alberi inquietanti ombre, si animeranno in seguito di figure umane come Bagnanti (1904-1905), raffigurante un piccolo gruppo di ragazzini felici, immersi naturalisticamente tra cielo e mare, ancora inconsapevoli della tragicità della vita e della caducità del tempo. Una natura che per Munch “è l?opposto dell?arte, è il mezzo non il fine”, filtrata dal suo inquieto sentire, specchio dei sentimenti, dei tormenti, delle emozioni umane. Altrettanto interessanti i ritratti, volti seriosi e quasi statici che “bucano” per lo sguardo interrogativo come il delicato Inger Barth (1921), Maria Agatha Meier (1927) o Henrik Bull (1939), che acquisteranno però nel tempo più mobilità ma talvolta anche aspetti più mostruosi.

Tra i ritratti, di forte impatto emotivo La bambina malata (1895), raffigurante una giovane fanciulla morente che con le spalle e il capo sul guanciale volge lo sguardo verso la donna seduta vicina, reclinata dal dolore che le tiene una mano. Il volto etereo, la posa, i contorni sfumati, le tonalità scure dell’ambiente
evocano un’atmosfera mortuaria e un’intima, partecipata sofferenza. E’ la rappresentazione dell’agonia della giovanissima sorellina morta di tisi, il profondo dolore per la sua perdita che Munch ha fissato sulla tela per alleviare e trasferire la sua incolmabile sofferenza.

Altrettanto potente la sezione delle opere grafiche, (l’artista riteneva la pittura la fase preparatoria all’incisione), le“incisioni dell’anima”, raccolta di opere molto emblematiche, sacre e profane che  rappresentano sentimenti, emozioni umane, relazioni tra uomo e donna che la visione drammatica, ibseniana, di Munch, coglie negli aspetti più intimi e conflittuali. Sono temi come il turbamento intimo nel passaggio all’età adulta della fanciulla di Pubertà (1894), il tormento nello sguardo indagatore dell’uomo in primo piano di Gelosia II (1907), ma anche la passione fagocitante, il sesso come perdizione di sé, la lotta tra eros e thanatos. La donna raffigurata da Munch é una femme fatale, affascinante ma ingannevole, mantide che distrugge e “piega “ l’uomo al suo potere femminile, é la seduttrice di Vampire II (1895), che abbraccia quasi soffocando l’uomo che, nella posa, nel capo inclinato pare sottomesso al suo volere, femmina sensuale nella nudità accennata e nella capigliatura rossa, simboli di passione e morte. Anche il sentimento dell’amore é interpretato con tinte fosche dal pittore norvegese come momento circoscritto che trasforma la donna e rende meno crudele la sua seduttività, in Madonna (1895-1902), icona della mostra, colta nella bellezza erotica, il corpo inarcato, gli occhi chiusi, i capelli sparsi, trasfigurata dall’attimo dell’estasi sessuale.

Il corpus di “I Linde, una parentesi luminosa”, peraltro inedito, ci consegna ritratti dalle tonalità lievi e delicate dei componenti, singoli o uniti, della famiglia del dottor Linde, dell’ambiente, della loro intimità domestica. E’ la fase quieta della vita del maestro norvegese che visse per una stagione all’interno della
casa Linde, assaporando la felicità, il senso di quella famiglia che un destino impietoso gli aveva sottratto.

Splendida la leggerezza di «Warhol after Munch» che conclude il percorso particolarmente intenso di “Edvard Munch”, con le sei reinterpretazioni di alcuni capolavori di Munch da parte dell’artista pop, come
L’Urlo, la Madonna. L’uso del colore e la lievità del segno di Warhol sfuma la drammaticità, la sofferente tensione e inquietudine del pittore norvegese trasformando le opere munchiane in solari icone.

La mostra è a Palazzo Ducale sino al 24 aprile 2014.

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