15 Febbraio 2014
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Rischio idrogeologico ancora elevato in Piemonte. Scarso il lavoro di riduzione del rischio a Tortona e Alessandria
Il dossier di Legambiente, Ecosistema rischio 2013, conferma il troppo lavoro ancora da fare per garantire la sicurezza del territorio, anche in Piemonte. Nella nostra regione sono 1.049 i comuni in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’87% del totale. In 160 amministrazioni piemontesi, cioè il 78% di quelle analizzate nel dossier, sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana. Per di più in queste zone, in 111 amministrazioni piemontesi, oltre la metà del campione, sorgono impianti industriali che, in caso di calamità, provocherebbero, sostiene Legambiente, un grave pericolo per le vite dei dipendenti e per l’eventualità di sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni circostanti. Inoltre nell’8% dei comuni intervistati (16 amministrazioni) strutture sensibili come scuole e ospedali sono state costruite in aree a rischio idrogeologico. In 31 comuni sempre in queste aree sono state edificate strutture ricettive e commerciali. Spicca poi la mancanza di iniziative dedicate alla comunicazione in casi di emergenza. Tra i Comuni più virtuosi del Piemonte emerge Monastero Bormida, mentre per la provincia i fanalini di coda sono Tortona e San Giorgio Monferrato, con un punteggio di 4.25, tallonati da Alessandria con un 4,5. Per Legambiente farebbero uno scarso lavoro di mitigazione del rischio. Molto bene invece Sardigliano (8.25), seguito da Castelletto d’Orba e Occimiano con un bell’8. Per loro il loro di contenimento dei rischi secondo l’associazione ambientalista è buono.
Il dossier di Legambiente, Ecosistema rischio 2013, conferma il troppo lavoro ancora da fare per garantire la sicurezza del territorio, anche in Piemonte. Nella nostra regione sono 1.049 i comuni in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’87% del totale. I dati sono la dimostrazione di una situazione del territorio decisamente fragile, confermata anche dalla classifica della mitigazione dei rischi, redatta sempre da Legambiente. In cima, per la provincia, troviamo Sardigliano con un 8.25, seguito da Castelletto d’Orba e Occimiano con un 8. Per loro il lavoro di contenimento dei rischi è giudicato buono. Scarso invece l’impegno di Tortona e San Giorgio Monferrato a cui è stato rifilato un 4, ma non va molto meglio neanche Alessandria con un 4.5. Tornando al Piemonte in 160 amministrazioni piemontesi, cioè il 78% di quelle analizzate nel dossier, sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana. Per di più in queste zone zone, in 111 comuni piemontesi, oltre la metà del campione, sorgono impianti industriali.
“La decima edizione del rapporto Ecosistema Rischio ci ha permesso di tracciare un bilancio del decennio trascorso evidenziando come i dati relativi all’urbanizzazione delle aree a rischio siano sostanzialmente confermati di anno in anno – ha dichiarato Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Dall’analisi emerge come le modalità di gestione del territorio e di uso del suolo non abbiano visto una concreta inversione di tendenza, come si può notare sia dall’esiguo numero di delocalizzazioni di strutture dalle aree a rischio, sia dal fatto che, proprio in quelle zone si è continuato a costruire”.
Il dossier completo è scaricabile all’indirizzo:
http://www.legambiente.it/ecosistema-rischio-2013