23 Aprile 2014
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Unioncamere: ‘le imprese familiari piemontesi reggono alla crisi’
E’ stata presentata questo mercoledì al Centro Congressi di Torino la ricerca di Unioncamere Piemonte dal titolo “Le famiglie imprenditoriali piemontesi e le loro aziende”. Gli studiosi del Dipartimento di Management dell’Università di Torino e del Cambridge Institute for Family Enterprise dell’Harvard Business School hanno scoperto che tra il 2007 e il 2012 le realtà regionali a conduzione familiare hanno effettuato investimenti per 170 miliardi di euro e i dipendenti sono aumentati del 19,49%, numeri migliori rispetto ai 110 miliardi investiti dalle aziende non familiari, a fronte di un aumento di dipendenti del 5,45%.
Nella presentazione di questo mercoledì hanno preso la parola il Presidente della Camera di commercio di Torino e Vice Presidente di Unioncamere Piemonte Alessandro Barberis, il Prof. Bernardo Bertoldi del Dipartimento di Management dell’Università di Torino che ha presentato la ricerca. Sono poi sono intervenuti alla tavola rotonda moderata da Marco Ferrando, giornalista de Il Sole 24 Ore: Vincenzo Ilotte, Direttore Generale 2A Spa; Carlo Pavesio, Avvocato e Presidente Camera Arbitrale del Piemonte; Debora Paglieri, Presidente e Ad Gruppo Paglieri; Giovanna Vitelli, Consigliere di Amministrazione Gruppo Azimut-Benetti.
Ha concluso i lavori Paolo Bertolino, Segretario Generale Unioncamere Piemonte. “Il sistema delle imprese familiari rappresenta un elemento portante del sistema imprenditoriale piemontese e un fondamentale veicolo di quei valori tipici del nostro “Made in”, qualità delle produzioni e legame con il territorio. – ha commentato Alessandro Barberis, Presidente della Camera di commercio di Torino e Vice Presidente di Unioncamere Piemonte – Dalla ricerca presentata oggi emerge come queste aziende abbiano saputo affrontare la crisi meglio di altre, facendo leva su una forte cultura imprenditoriale e sulla voglia di continuare a investire e scommettere sul futuro, rivelandosi quanto mai preziose per la strategia di sviluppo del nostro territorio. Il sistema delle Camere di commercio mette a disposizione molteplici strumenti per sostenere le imprese familiari, ad esempio aiutandole a ri-orientare il proprio business sui mercati esteri attraverso il Piano Strategico per l’Internazionalizzazione o supportandole nei processi di innovazione”.
Lo studio, realizzato per Unioncamere Piemonte dagli studiosi del Dipartimento di Management dell’Università di Torino e del Cambridge Institute for Family Enterprise dell’Harvard Business School, analizza la struttura, le dinamiche e le tendenze delle imprese familiari, una delle componenti più importanti del sistema economico della nostra regione. L’orientamento di lungo periodo, che spinge queste aziende ad investire avendo in mente le generazioni future, rappresenta un punto di forza non trascurabile: anche nell’ultimo periodo di crisi, le aziende familiari hanno infatti conseguito performance mediamente migliori, dimostrandosi un modello produttivo più resistente, capace di creare lavoro anche in anni difficili.
In particolare, la ricerca ha analizzato le performance dal 2007 al 2012 di tutte le aziende piemontesi sopra i 25 milioni di euro di fatturato (circa 700 imprese), suddivise tra familiari e non familiari (il 48%).
Le aziende familiari sono in maggioranza nel Verbano Cusio Ossola, dove rappresentano il 67%, nel cuneese (54%) e nel biellese (53%).
L’analisi delle dinamiche delle imprese guidate da famiglie imprenditoriali ha evidenziato come queste, tra il 2007 e il 2012, abbiano incrementato i propri dipendenti del 19,49% (contro un +5,45% registrato per le aziende non familiari) e investito 170 miliardi di euro (contro i 110 delle non familiari).
Il ritorno per gli azionisti (ROE) è del 6,2% nel 2012 (era l’11,02% nel 2007) rispetto al 3,14% (8,25% nel 2007) delle imprese non familiari. La PFN/EBITDA, passando dal 2,74 del 2007 al 2,49 del 2012, evidenzia lo sforzo di patrimonializzazione e di contenimento del debito; il dato è ancora più significativo se si pensa che le aziende non familiari hanno visto aumentare lo stesso indice da 1,99 a 2,56.
Le interviste e le analisi qualitative dipingono uno spaccato imprenditoriale vivo, orgoglioso e pronto ad affrontare la “nuova normalità” della crisi. La visione e la strategia sono definiti su orizzonti temporali lunghi, oltre i cinque anni, ma un contesto di mercato instabile e in rapido cambiamento limita la pianificazione. I punti di forza delle imprese familiari sono soprattutto una chiara e definita catena di comando e la stabilità del management.
Per la maggioranza degli imprenditori intervistati, l’azienda viene prima della famiglia. Il passaggio generazionale è vissuto come la chiave di una buona governance dal 47% degli intervistati, ma è pianificato solo nel 20% dei casi: l’idea che la vera sfida sia la continuità aziendale e la capacità di continuare ad essere un buon azionista è assente.