16 Novembre 2014
10:28
In Piemonte l’87% dei comuni è a rischio idrogeologico. Lo dice Legambiente nel suo dossier Ecosistema rischio
Per Legambiente solo il 56% dei comuni piemontesi ha svolto un lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico positivo. La denuncia è contenuta nel dossier Ecosistema rischio che analizza il territorio. L’associazione ha spiegato che sono ben 1.049 i comuni del Piemonte in cui sono presenti aree a rischio, l’87% del totale. In 160 comuni piemontesi sono presenti abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana e, in tali zone, in 111 amministrazioni piemontesi (il 54% del campione), sorgono impianti industriali che, in caso di calamità, comportano un grave pericolo oltre che per le vite dei dipendenti, per l’eventualità di sversamento di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni circostanti. Il dossier Ecosistema rischio di Legambiente ha affibbiato un 4.5 ad Alessandria. Secondo il documento dell’associazione ambientalista il capoluogo svolgerebbe uno scarso lavoro di mitigazione del rischio.
“Ancora una volta nel giro di poche settimane il Piemonte si è trovato ad affrontare una prova di resistenza sotto il peso del maltempo – ha dichiarato Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta. E’ sempre più evidente come non si possa continuare ad affrontare il problema in termini emergenziali ma si debba passare a una seria e costante attività di prevenzione del rischio. Ancor oggi nel nostro Paese si spendono circa 800 mila euro al giorno per riparare i danni e meno di un terzo di questa cifra per prevenirli. Ci auguriamo che questo meccanismo, a partire dal Piemonte, venga ribaltato. E per questo facciamo appello in particolare ai sindaci dei nostri comuni, che oltre a rappresentare la prima autorità di protezione civile, hanno un ruolo determinante nelle scelte di pianificazione urbanistica del territorio”.
“Chiediamo ai Sindaci – ha aggiunto – di svolgere una rinnovata attività sul fronte della prevenzione. Il punto di partenza non può che essere una revisione dei piani regolatori che metta la parola fine a nuove ipotesi edificatorie e annulli quelle già previste. I comuni devono poi svolgere una corretta manutenzione del territorio, progettando interventi di delocalizzazione a partire dagli edifici presenti nelle aree più a rischio e adeguandosi alle norme di salvaguardia dettate dalla pianificazione di bacino. Come Legambiente continueremo a fare la nostra parte sia in termini di prevenzione del rischio sia sulla gestione dell’emergenza. Nei prossimi mesi lavoreremo per la costituzione di un nostro gruppo di protezione civile regionale” ha infine concluso il presidente regionale di Legambiente Fabio Dovana.