sabato
27 Dicembre 2014
08:19
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Intossicazioni da monossido di carbonio. I consigli dei vigili del fuoco
PROVINCIA ALESSANDRIA – È di dieci intossicati e due deceduti, il bilancio degli incidenti verificatisi in provincia negli ultimi giorni, dovuti alla presenza di monossido di carbonio.
Il primo ha riguardato cinque persone rimaste intossicate in un circolo di Valle S. Bartolomeo la sera del 22 dicembre, a causa del malfunzionamento di un forno a gas. Altre quattro sono rimaste intossicate nella giornata del 26 dicembre a Vignole Borbera, questa volta a causa del malfunzionamento di una caldaia. Tutte avviate al trattamento in camera iperbarica, non sono, per fortuna, in pericolo di vita. Sorte peggiore è purtroppo toccata a due coniugi di Gavi, ai quali le esalazioni di una caldaia a gas, non hanno lasciato scampo. La figlia della coppia è stata invece avviata alle cure in camera iperbarica. In tutti i casi, i vigili del fuoco hanno condotto verifiche dei locali per accertare l’origine dell’emissione e mettere in sicuezza i luoghi.
In relazione aii tragici eventi, il Comando dei Vigili del fuoco di Alessandria ritiene opportuno fornire informazioni in merito, insieme ad alcuni consigli per la sicurezza.
“L’ossido di carbonio o monossido di carbonio, è un gas inodore, incolore e non irritante, che si sviluppa a seguito della combustione in carenza di ossigeno, di sostanze contenenti carbonio, come la legna, il carbone, il metano, il gpl, il gasolio.
La sua presenza non è pertanto rilevabile dall’uomo, se non con apposita strumentazione di cui sono forniti tra gli altri, i vigili del fuoco.
Il monossido si combina con l’emoglobina nel sangue e arreca danni agli organi vitali, già a bassissime concentrazioni.
I primi sintomi di intossicazione sono piuttosto generici (mal testa, affanno, sensazione di vertigini, confusione mentale, disturbi alla vista, a volte nausea e vomito) e pertanto possono essere sottovalutati. Se ci si rende conto di essere in un ambiente con presenza di monossido, è necessario ventilare il locale spalancando porte e finestre, oltre che chiamare i soccorsi al 115 (vigili del fuoco) o al 118 (soccorso sanitario).
È quindi importante prevenire la presenza di monossido adottando alcuni accorgimenti.
Il primo consiste nell’installazione a regola d’arte degli impianti termici da parte di soli intallatori qualificati, che al termine dei lavori dovranno rilasciare apposita dichiarazione di conformità. Sarà lo stesso installatore a verificare che il locale possegga i requisiti richiesti dalle norme vigenti e dai fabbricanti degli apparecchi, per quanto attiene alla ventilazione, ovvero all’afflusso nel locale di aria che serve per apportare l’ossigeno necessario alla combustione. Se è insufficiente, la combustione può essere compromessa e se subentra una scarsa efficienza del tiraggio del camino, il monossido di carbonio che eventualmente si forma si riverserà nell’ambiente.
Il secondo accorgimento riguarda la verifica dell’efficienza del sistema di scarico, per evitare che questo sia occluso oppure che abbia delle perdite che riversano i prodotti della combustione all’interno del locale di installazione.
La verifica viene effettuata nel corso della prova biennale dell’efficienza della caldaia e deve essere effettuata da un tecnico abilitato che alla fine della verifica deve rilasciare all’utente un apposito verbale contenente l’esito della verifica stessa.
Nel caso di camini o stufe a legna, è indispensabile provvedere alla pulizia periodica della canna fumaria, sia per evitare la riduzione del tiraggio, sia per evitare il rischio di incendio della fuliggine, che molte volte si propaga alla copertura, quando realizzata in legno”.
“L’ossido di carbonio o monossido di carbonio, è un gas inodore, incolore e non irritante, che si sviluppa a seguito della combustione in carenza di ossigeno, di sostanze contenenti carbonio, come la legna, il carbone, il metano, il gpl, il gasolio.
La sua presenza non è pertanto rilevabile dall’uomo, se non con apposita strumentazione di cui sono forniti tra gli altri, i vigili del fuoco.
Il monossido si combina con l’emoglobina nel sangue e arreca danni agli organi vitali, già a bassissime concentrazioni.
I primi sintomi di intossicazione sono piuttosto generici (mal testa, affanno, sensazione di vertigini, confusione mentale, disturbi alla vista, a volte nausea e vomito) e pertanto possono essere sottovalutati. Se ci si rende conto di essere in un ambiente con presenza di monossido, è necessario ventilare il locale spalancando porte e finestre, oltre che chiamare i soccorsi al 115 (vigili del fuoco) o al 118 (soccorso sanitario).
È quindi importante prevenire la presenza di monossido adottando alcuni accorgimenti.
Il primo consiste nell’installazione a regola d’arte degli impianti termici da parte di soli intallatori qualificati, che al termine dei lavori dovranno rilasciare apposita dichiarazione di conformità. Sarà lo stesso installatore a verificare che il locale possegga i requisiti richiesti dalle norme vigenti e dai fabbricanti degli apparecchi, per quanto attiene alla ventilazione, ovvero all’afflusso nel locale di aria che serve per apportare l’ossigeno necessario alla combustione. Se è insufficiente, la combustione può essere compromessa e se subentra una scarsa efficienza del tiraggio del camino, il monossido di carbonio che eventualmente si forma si riverserà nell’ambiente.
Il secondo accorgimento riguarda la verifica dell’efficienza del sistema di scarico, per evitare che questo sia occluso oppure che abbia delle perdite che riversano i prodotti della combustione all’interno del locale di installazione.
La verifica viene effettuata nel corso della prova biennale dell’efficienza della caldaia e deve essere effettuata da un tecnico abilitato che alla fine della verifica deve rilasciare all’utente un apposito verbale contenente l’esito della verifica stessa.
Nel caso di camini o stufe a legna, è indispensabile provvedere alla pulizia periodica della canna fumaria, sia per evitare la riduzione del tiraggio, sia per evitare il rischio di incendio della fuliggine, che molte volte si propaga alla copertura, quando realizzata in legno”.