Autore Redazione
sabato
25 Aprile 2020
05:42
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Cronaca - Alessandria

Un team di veterinari per far chiarezza sul coronavirus e animali: così è nato Covid Newspaper

Un team di veterinari per far chiarezza sul coronavirus e animali: così è nato Covid Newspaper

ALESSANDRIA – Fake news, disinformazione, allarmi lanciati e poi smentiti. Non una novità ai tempi dei social e della comunicazione istantanea. Ma se questo avviene in piena crisi sanitaria a causa del coronavirus ecco che tutto viene amplificato in maniera del tutto incontrollata. Soprattutto se le notizie riguardano gli esseri più indifesi che vivono insieme a noi: gli animali. Ed è per questo che nasce, “con il solo scopo di tutelarli in quanto vittime indifese di pregiudizi e fake news amplificate spesso anche dai media“, la pagina Facebook Covid Newspaper. A lanciarla un gruppo di veterinari, tra cui anche degli alessandrini, vogliosi di chiarire alcuni concetti sui nostri fidati amici domestici e non solo. A far parte di questa iniziativa, “nata da pochissimo”, sono Emilio Feltri, Emanule Minetti, Oscar Grazioli e Paul Coppens. “Tutti professionisti del settore e persone con una esperienza pluri-decennale alle spalle“, ci spiega Feltri.

L’idea è quella di dare voce a chi non ha voce per difendersi come gli animali. “Va detto che a oggi si sanno davvero poche cose sulla relazione tra il coronavirus e gli animali“, spiega ancora Feltri. “Ed è per questo che circolano anche tante assurdità che se vengono prese per vere fanno un danno enorme“. Negli ultimi tempi, tanto in Italia quanto nel mondo, in molti per paura di un possibile contagio hanno abbandonato il proprio animale domestico. “Ecco il cane e il gatto non possono trasmettere il Covid-19 all’uomo“, sottolinea il veterinario.

Che poi vuole fare una precisazione: “Il virus può trovarsi sul pelo degli animali in piccole quantità come su qualsiasi altra superficie. Ma è inverosimile che questo basti a portare il contagio“. Il motivo è presto detto: “Facciamo il gioco delle ipotesi. Siamo andati a fare una passeggiata con il nostro amico a quattro zampe. Il nostro cane deve aver transitato in un posto dove a terra era appena passato qualcuno infetto che aveva tossito, starnutito o sputato. A quel punto il suo pelo avrebbe dovuto raccogliere o accogliere il virus. Prima di venire contagiati, però, noi avremmo dovuto accarezzarlo e successivamente metterci le mani vicino alla bocca o agli occhi“. Il tutto senza dimenticarci che la quantità di virus presente sul pelo dell’animale dovrebbe avere una quantità di carica virale estremamente elevata per far avvenire un contagio.

Giusta pratica igienica risulta così quella di “detergere o pulire con prodotti apposta il pelo dell’animale quando torniamo a casa. Rabbrividisco quando sento che c’è chi ha consigliato di utilizzare – anche se diluita – la candeggina o l’Amuchina su cani e gatti. È una pratica estremamente dannosa“. Insomma, cautela sì ma senza esagerare. Al contrario “a oggi non ci sono studi che stabiliscano la trasmissione del coronavirus dall’uomo all’animale. La proteasi alla quale si attacca questo virus è prettamente umana e si trova maggiormente negli individui di sesso maschile che femminile“. In natura gli unici ad avere “una proteasi simile sono i gatti e i furetti ma ancora non è stato stabilito che ci possa essere una trasmissione del contagio

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