7 Marzo 2015
07:57
La forza di farsi la ‘domanda giusta’. A Casale lo spettacolo autobiografico di Chiara Stoppa: l’ironia batte il tumore
CASALE MONFERRATO – Con un’altra rappresentazione teatrale l’albero di Valentina, associazione da tempo impegnata a contrastare e prevenire la violenza di genere, torna a parlare di donne. Dopo “Alice cara grazia” interpretato dall’intensissima Valentina Picello, è la volta di Chiara Stoppa, questa sera, alle 21, nel Salone Tartara Di Piazza Castello a Casale Monferrato. Interpreterà il suo monologo teatrale autobiografico “Il Ritratto della salute” con la regia di Mattia Fabris. Dallo stesso monologo è stato tratto il libro “Il ritratto della salute (alla faccia del cancro)”, edito dalla Mondadori, di Chiara Stoppa e Mattia Fabris.
Due storie diverse (quella di Alice inventata, quella di Chiara autobiografica), eppure non così lontane, tant’è che non è difficile scorgere, anche se nelle differenze dei linguaggi utilizzati, un denominatore comune tra le due protagoniste Alice e Chiara che, per tornare alla Vita, devono passare attraverso l’ascolto di sé.
E’ quest’attenzione all’ascolto di sé che sprona a cambiare completamente strada alla giovane Chiara Stoppa, alla quale all’età di ventisei anni viene diagnosticato un tumore ai polmoni che, nel suo caso specifico, è considerato guaribile solo nel quindici per cento dei casi.
Tutto ebbe inizio durante una normalissima estate a Messina, dove Chiara si trovava per una tournée e qui lo splendido mare e il meraviglioso clima, nulla poterono contro la stanchezza eccessiva percepita da Chiara, ingiustificata e inspiegabile per la sua giovane età, anticamera di una diagnosi che non lasciò dubbi, seguita dal proprio corpo che iniziò a cambiare suo malgrado.
Chemioterapia, radioterapia, autotrapianto: Chiara si sottopone con diligenza a tutto, senza mostrare dolore, senza mai lamentarsi, la sua autoironia però non la abbandona e con la madre e gli amici più stretti diventa la sua ancora di salvezza. Ride Chiara, tanto che a volte il respiro le manca.
Tutto questo però non basta e Chiara si ritrova a guardare quell’hamburger, così lei definisce la massa tumorale che porta dentro di sé, che non diminuisce.
All’improvviso due incontri: uno con un medico, che per la prima volta come lei ha dei dubbi e che le presta attenzione come persona e non come malato, l’altro con una donna, la porranno di fronte ad una domanda, l’unica che non si era mai posta: “Chiara, tu cosa vuoi?”
Tutto qui dirà lo spettatore? Si forse è tutto qui, e non poco perché è a volte nella capacità di farsi la domanda giusta e non di cercare solo le risposte, che s’inizia intravedere qualcosa che somiglia a una via d’uscita.
“Io non sono il mio tumore” con queste parole Emma Bonino poco tempo fa comunicò e raccontò pubblicamente la sua malattia, per Chiara la presa di coscienza di questa forte affermazione passa attraverso la capacità di sapersi ascoltare e prendere piena consapevolezza del proprio corpo e della vita che continua a scorrergli dentro, nonostante il tumore.
E allora Chiara sceglie semplicemente di ascoltarsi, decidendo che non permetterà al cancro di dettarle delle condizioni ma sarà lei stessa porgliele.
Con disperazione dei medici sarà Chiara che stabilirà il calendario della “Zia Chemio”, così come lei ironicamente chiama la terapia, in base ai propri impegni d’attrice cosicché al tumore altro non rimarrà a fare se non indietreggiare di fronte a chi proprio non ha intenzione di lasciargli la parte di protagonista sul palcoscenico.
Trascorsi dieci anni Chiara è ora su un palco dove, al centro della scena, c’è solo lei, un tavolo e una sedia, non serve nient’altro per raccontare una storia priva di retorica e luoghi comuni dove la scelta di una donna non vuole indurre a fraintendimenti di nessun genere, come lei spesso ha dichiarato in diverse interviste, semmai alla constatazione che la sua è stata solo una tra le scelte possibili, ma senza dubbio solo e unicamente la scelta di Chiara.
Chiara Stoppa (Pordenone, 1979), appartenente a una famiglia di librai e editori, ha frequentato la scuola del Piccolo Teatro di Milano. Dal 2008 fa parte della Compagnia A.T.I.R., che persegue un teatro popolare di qualità, senza ermetismi né retorica, capace di offrire spunti di riflessione sulla realtà. Svolge attività di formazione con bambini, adolescenti e disabili presso le scuole e all’interno del progetto “Gli spazi del teatro”.
Appuntamento questo lunedì alle 21, “Il Ritratto della salute” con la regia di Mattia Fabris. Salone Tartara Di Piazza Castello a Casale Monferrato.