11 Marzo 2015
20:55
Strage sull’A26: la Cassazione boccia la tesi dell’omicidio stradale
ROMA – La linea giurisprudenziale dell’omicidio stradale non è passata. La Cassazione ha infatti annullato con rinvio la maxi-condanna a 21 anni di reclusione inflitta a Ilir Beti. L’automobilista albanese, il 13 agosto del 2011 percorse ubriaco, per 30 chilometri, contromano, la A26. Lo fece per dimostrare la sua abilità al volante.
Quel giorno però morirono quattro giovani francesi, colpiti a morte dal suv mentre stavano andando in vacanza. Tre morirono sul colpo, si tratta di Julien Jean Raymond, 26 anni, Vincent Lorin, 22, Audrey Reynard, 24. Elsa Desliens, 22 anni, si spense alcune ore dopo in ospedale.
Accolto quindi il ricorso di Ilir Beti, difeso dal professor Franco Coppi. L’uomo aveva subito la condanna a 21 anni inflittagli dalla Corte d’Assise d’appello di Torino il 20 giugno 2013. Per i giudici piemontesi la condotta alla guida dell’automobilista fu dolosa, perché, andando contromano, era inevitabile mettere a repentaglio la vita altrui. Per la Cassazione invece è corretta l’interpretazione del sostituto procuratore generale Gabriele Mazzotta. Quest’ultimo aveva chiesto l’annullamento con rinvio della condanna di Beti perché “la categoria della ‘colpa’ non è residuale nel diritto”.
Secondo Mazzotta “il guidatore voleva procedere contromano per dare prova a se stesso della sua destrezza e non aveva considerato che gli altri guidatori, che procedevano ‘correttamente’ nella loro marcia avrebbero potuto perdere il controllo dei loro veicoli”.
Il caso ritorna ora in appello per essere riesaminato. La Cassazione rimane sull’interpretazione tradizionale.