17 Marzo 2015
17:20
Maffiotti su aria e clima: il comportamento umano sempre più responsabile dei cambiamenti
PROVINCIA ALESSANDRIA – Gli ultimi dati sull’inquinamento dell’aria (si legga QUI) dimostrano le cattive condizioni in cui versa la provincia di Alessandria ma devono comunque essere analizzati nel complesso e in maniera più ampia. L’analisi è del direttore di Arpa Piemonte, Alberto Maffiotti, che ha voluto sottolineare la necessità di emettere giudizi solo al termine di periodi lungi. “Due mesi di analisi possono solo segnalare una situazione di una certa attenzione ma rispetto a un limite di legge – ha spiegato Maffiotti. Naturalmente i limiti vanno rispettati e nei primi due mesi in provincia sono stati già bruciati i bonus dei superamenti giornalieri della media. A Tortona, per il Pm10, si è superato questo limite. Rispetto all’anno precedente questa situazione innescherebbe un meccanismo di confronto che può portare a dire come, nonostante le temperature più calde e la crisi che ha indotto a una riduzione di consumo di combustibile, ci siano dati in aumento rispetto al 2014. In realtà la grossa differenza è data da aspetti climatologici. L’anno scorso gennaio, febbraio e marzo furono tre mesi con altissima piovosità, tra le maggiori degli ultimi anni. Quest’anno invece l’inverno è stato caratterizzato da una alta siccità e temperature ben superiori rispetto alla media. Non abbiamo mai avuto ghiaccio, nebbia e questo ha fatto aumentare la presenza di polveri fini. Chiamare in causa le azioni intraprese o quelle non adottate diventa quindi difficile.”
Le analisi perché siano attendibili devono essere fatte sulla base di valutazioni più ampie, ha spiegato ancora Maffiotti: “il ciclo delle polveri e del clima è stagionale, non giornaliero. Comprendere il passo con cui fare valutazioni è fondamentale. In questi giorni per esempio si dice che negli ultimi due anni la CO2 media mondiale è diminuita mentre ci si attendeva un aumento. In realtà anche questo non è corretto perché la CO2 continua a salire, ha dei cicli, e in questo momento siamo a 400 ppm, un dato che storicamente non si era più toccato da 150 anni. L’incremento che non c’è stato è limitato agli ultimi mesi, ma ci sono latenze che portano ad avere interpretazioni sbagliate”.
Sicuramente più attendibili le analisi del clima a livello locale con una situazione cambiata in maniera sensibile: “certo è che questo inverno è stato tra i più caldi degli ultimi 60 anni. Lo vediamo dalle piante che hanno anticipato la fioritura, peraltro con problemi all’impollinazione. Però abbiamo bisogno di parecchi cicli per avere certezze. Il trend comunque è di inverni sempre più caldi con la nebbia sempre più scarsa. Quest’anno siamo scesi sotto i -4 poche volte, ad esempio. Forse in questo momento i cambiamenti climatici li dobbiamo ricercare in queste anomalie“. Instabilità che dovrebbero farci capire come sia “necessario prendere contromisure per capire quali sono le cause, anche se sono da imputare quasi certamente ai nostri comportamenti. L’effetto del sole ha delle conseguenze sulla terra ma solo per il 2-3%. La diversità rispetto ai secoli passati è che ci sono le emissioni clima-alteranti che incidono in maniera molto forte. Questa è la differenza rispetto al passato. Un’altra cosa è stata la modifica dei nostri costumi. Basta pensare a quanta legna si brucia oggi, utilizzando i pellet. A livello locale questo è un problema per la quantità di polveri e micropolveri che vengono immesse in atmosfera. In questo senso dobbiamo iniziare a preoccuparci del fatto che è necessario comprendere i meccanismi di causa ed effetto. Probabilmente c’è una mancanza di memoria storica, talvolta una incapacità di leggere i dati scientifici ma credo che solo i giovani, abituati a studiare e a utilizzare un altro approccio scientifico comprenderanno questa situazione. Noi oggi viviamo queste cose come il caso o il destino e meno come effetti di cicli che sono tra di loro interconnessi”.