20 Marzo 2015
23:56
Quando il raccontare costruisce un mondo. Recensione di “Kohlhass” al Teatro San Francesco
ALESSANDRIA – “Se un uomo può con un solo gesto strappare il cerchio del mondo….”
Il cerchio del mondo è un luogo dove vige la giustizia e dove le domande trovano risposta, dove la vita familiare scorre serena nella sicurezza di uno stato di diritto.
Venerdì 20 marzo al Teatro San Francesco di Alessandria, tutto esaurito per l’occasione, Marco Baliani ha presentato “Kohlhass”, spettacolo scritto da lui e Remo Rostagno, tratto da una novella di Heinrich von Kleist e giunto alla sua milleetrentaquattresima rappresentazione. Kohlhass è un uomo del XVI secolo, un allevatore che subisce un sopruso da parte di un barone e che si rivolge invano alle istituzioni per ottenere soddisfazione. Il tema è quello, purtroppo sempre attuale , dell’ingiustizia e della diversità di fronte alla legge.
Marco Baliani è solo sul palco, seduto su una sedia evoca il trotto e il galoppo dei cavalli, muta voce e diventa un servo bastonato dagli sgherri del barone, una zingara che predice il futuro, l’intero esercito del principe di Sassonia. Senza alzarsi mima un’andatura zoppa, l’accalcarsi della folla e il fare femminile e dolce di Lisetta, amata moglie di Kohlhass , che muore travolta mentre cerca di presentare per lui una supplica all’imperatore.
Tutto nasce da una forza narrativa che supera i vincoli di tempo e di luogo. Il racconto non nasce dalla descrizione letteraria dei particolari, ma dall’evocazione e dallo stupore che il protagonista mostra nell’indicare ciò che è creato con la parola e sembra concretizzarsi.
Il cuore di Kohlhass è in un cerchio che viene rotto, come vengono infranti “il recinto del giusto e il cerchio dei diritti”. Sembra di vedere il dolore e lo sconcerto di fronte all’impunibilità di chi può tutto, mentre la rabbia verso un sopruso si estende all’intera società che lo permette e favorisce . Di fronte alla perdita della fiducia nello stato di diritto e a quella di Lisetta, morta nel tentativo di chiedere giustizia all’imperatore, Kohlhass diventa un giustiziere alla testa di un esercito di disperati sanguinari.
Sarà nel momento in cui verrà impiccato che sceglierà di non essere salvato in extremis da un altro uomo tanto potente da “ricucire con un solo gesto quello strappo che un uomo come lui aveva, con un gesto, causato tanto tempo prima”. La circolarità che rappresenta la sicurezza, la giustizia e le regole dell’umano vivere è ripristinata dalla visione, dal patibolo, dei due cavalli morelli rubatigli dal barone e dal cerchio del cappio, che con la morte, preferita ad una nuova ingiustizia, conclude la parabola della vita di Kohlhass.
Non finisce un semplice racconto, si spengono delle reali immagini apparse negli occhi e dei rumori di fatti accaduti. Questo il potere affabulatorio che ha fatto di “Kohlhass” un archetipo del genere denominato dalla critica “teatro di narrazione”: un raccontare vivo e fulgido che fa scorrere un’intera storia e con essa trasporta senza soste lo spettatore.
Lunghi applausi al San Francesco e un ennesimo successo per uno spettacolo che emoziona profondamente.
La stagione MARTE prosegue venerdì 10 aprile con “Così vicini”, special acoustic tour di Cristina Donà.
Nicoletta Cavanna