15 Febbraio 2021
10:18
Dopo lo stop allo sci Cirio si appella a Draghi
PIEMONTE – “Mi appello a Mario Draghi, di lui mi fido: voglio vedere questo atto come la coda del governo che è appena passato. Non posso considerarlo, nel metodo, come il primo atto del nuovo esecutivo“. Lo afferma il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, in un’intervista al quotidiano ‘La Stampa‘ aggiungendo che “voglio sperare che questo sia l’ultimo provvedimento del ministro Speranza impostato con il metodo Conte. Non c’è stata nessuna interlocuzione con le Regioni, solo qualche messaggio. È una situazione inaccettabile e che per altro condanna alla chiusura definitiva della stagione. Se questo è il modo con cui il governo Draghi pensa di sostenere le nostre imprese e i nostri cittadini, c’è da preoccuparsi fortemente“.
“Ci si dimentica che lo sci non è un divertimento, non è un gioco. Lo sci, per regioni come la nostra, è il primo prodotto turistico su cui vivono aziende, lavorano persone ed è un anno che sono fermi. Avevano ancora qualche risparmio da parte e lo hanno investito perché il 4 febbraio il Cts aveva detto che in zona gialla si sarebbe potuto
sciare dal 15 febbraio – aggiunge Cirio. Sulla base delle regole e fidandosi dello Stato hanno adeguato tutti gli impianti alle linee guida spendendo soldi per riaprire in sicurezza. Mercoledì il pre-report ha confermato la zona gialla. Venerdì, durante la cabina di regia, nessuno ci ha detto nulla di diverso e domenica sera alle 19 arriva un’ordinanza che blocca tutto? Questo vuol dire che chi ha firmato o vive in un mondo che non è quello reale oppure che non ha rispetto per la gente che lavora, per le famiglie e per tutti quelli che si sono fidati dello Stato“.
“Il mondo dello sci aspetta ancora di capire come verrà risarcito. Il governo continua a discutere sulle percentuali del sostegno e sul modello da seguire ma la sostanza è che non è ancora arrivato un euro. In Piemonte abbiamo 20 milioniche, d’accordo con Arpiet (l’associazione regionale delle imprese esercenti trasporto a fune in concessione), aspettavamo a destinare perché volevamo fossero complementari a quelli statali. Ora il tempo è finito: il governo deve subito fare la sua parte“, conclude Cirio.