27 Aprile 2015
16:08
Due secoli di storia dell’arte a Pavia.“Capolavori della Johannesburg Art Gallery. Da Degas a Picasso”
PAVIA – Con la primavera i portoni delle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia sono stati riaperti per accogliere nelle sale la collezione d’arte, di caratura internazionale, proveniente dalla “Johannesurg Art Gallery”, il museo più importante del continente africano. Una raccolta che, ovviamente, per problematiche logistiche é difficile da ammirare, ma il Comune di Pavia ha ovviato e, in collaborazione con ViDi, ha reso possibile agli estimatori la visita, ospitandola nelle sale delle Scuderie dal 21 marzo al 19 luglio 2015. La retrospettiva,“Capolavori della Johannesburg Art Gallery. Da Degas a Picasso”, suddivisa in sezioni tematiche e cronologiche, presenta i capolavori dei massimi esponenti dell’arte figurativa dei due secoli, spaziando nell’arco storico temporale che dall’ottocento anglosassone attraversa la pittura francese, prima e dopo l’Impressionismo, il secondo Novecento, le Avanguardie storiche per concludersi con il panorama artistico sudafricano. Una mostra molto eterogenea con 60 opere tra oli, acquarelli e grafiche, che porta alla ribalta con la sua splendida collezione il museo, voluto da Florence Phillips, moglie di un magnate minerario sudafricano. Con l’entusiasmo della sua passione per l’arte e il suo carisma riuscì a coinvolgere altri industriali nel progetto di costruzione della “Johannesburg Art Gallery” , che aprì per la prima volta le sue porte nel 1910. Un museo che nel tempo crebbe sempre di più, grazie ad illuminati acquisti e a donazioni, agli ottimi rapporti con l’Inghilterra, oggi è riconosciuto anche come importante polo di promozioni culturali. L’allestimento molto curato, con luci orientate, pannelli di colori diversi ed esplicativi delle diverse sezioni, didascalie che contestualizzano il periodo storico e sinteticamente la poetica del maestro che aveva eseguito l’opera, si apre con Lady Florence Phillips (1909) di Antonio Mancini, ritratto naturalista dagli sprazzi di luce, di matericità e di colate di colore che creano un suggestivo effetto, tributo alla straordinaria donna, alla mecenate.
Nella prima sezione, quella anglossassone, del XIX secolo, svetta la grandiosità del paesaggio con l’immensa rupe che sovrasta il mare, alcune sfumature dorate in un cielo tendenzialmente dalle cromie cupe che anticipano la tempesta di Hammerstein sotto Andernach (1817) del romantico pittore William Turner. Del periodo vittoriano, dallo stile simbolista preraffaellita, Regina Cordium (1860) di Dante Gabriel Rossetti. Il pallore di fondo del volto, del collo contrasta ed evidenzia la rossa cromia tiziano della capigliatura femminile, lo sguardo leggermente abbassato, l’espressione del volto rendono malinconica la rappresentazione.
Splendida La morte del Primogenito (1858) di Alma Tadema, cattura lo sguardo l’intensità e la drammaticità della scena biblica raffigurata.
Nella sala della pittura francese troviamo opere come lo straordinario, realista paesaggio marino con la falesia a picco sul mare della Normandia de La scogliera di Etretat (1869) di Courbet, con l’azzurro dalle sfumature dorate del cielo e quelle più intense e profonde del mare. Di squisita delicatezza l’opera dipinta con l’accostamento di piccoli frammenti di colore, nello stile del pointillisme de La Rochelle (1912) di Paul Signac, con le barche a vela nel porticciolo dai tenui colori pastello. Di Paul Cezanne la litografia con i nudi de Le bagnanti (1898), mentre di Degas l’amore per il balletto é rappresentato da Le due ballerine (1898), in stile impressionista dallo splendido effetto cromatico luminoso. Suggestivo nella trasparenza dell’acqua e del cielo ma dalle sfumature espressioniste Inondazioni (1935) di Maurice De Vlaminck. Tenera la litografia Maternità di Vuillard (1896), dalle cromie intensamente vivaci e luminose Tramonto primaverile (1909) di Pierre Bonnard, di Munch, nello stile simbolista, a matita su carta Due figure (1898-1900).
Nella sezione di passaggio tra Ottocento e Novecento si spazia tra le diverse opere dell’eclettico Toulouse-Lautrec come Donna che si acconcia i capelli (1896), interessante per la rappresentazione prospettica dall’alto della donna mentre sta pettinandosi nel suo boudoir. Di Matisse Donna con i fiori (1923), il carboncino Testa di orfano con cilindro di Van Gogh che rappresenta l’amore e la partecipazione al mondo degli umili, tematica tanto cara all’artista, fil rouge della retrospettiva da poco conclusa a Palazzo Reale di Milano.
Nelle sale dedicate al XX secolo, della modernità, troviamo varie opere di Picasso come quella a matita e pastello La Testa di Arlecchino (1971) che nel 1974, alla sua prima esposizione nel museo sudafricano, fu molto criticata o l’acquaforte Le bagnanti (1920) , in queste sale anche, il disegno a matita Ritratto di M.me Van Muyden (1915) di Amedeo Modigliani.
Tra i capolavori delle avanguardie storiche, l’emblematico e inquietante, Studio per ritratto di un uomo (1969) del decostruzionista Francis Bacon, quelle pop di Roy Liechtenstein Crack (1964) e di Andy Warhol la serigrafia Joseph Beuys.
Nell’ultima sezione, quella sudafricana sono assolutamente molto interessanti le due opere dell’artista George Pemba, Kwa Stemele (1981) e Mi dispiace Signora (1945), molto suggestivi e realisti nelle rappresentazioni sociali.
Maria Cristina Pesce Bettolo