Autore Redazione
mercoledì
29 Aprile 2015
10:00
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Cronaca - Alessandria

Fabbio e Ravazzano condannati per falso, ma assolti per truffa e abuso d’ufficio [AUDIO]

Fabbio e Ravazzano condannati per falso, ma assolti per truffa e abuso d’ufficio [AUDIO]

AGGIORNAMENTO ORE 15.48 – Il bilancio 2010 del Comune di Alessandria era falso. Lo ha sancito il Tribunale di Alessandria che ha condannato Piercarlo Fabbio e Carlo Alberto Ravazzanno per le due imputazioni di falso ideologico rispettivamente a 3 anni di carcere e 2 anni e 6 mesi. Per Fabbio è scattata anche l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Arrivata la condanna per aver certificato il rispetto del patto di stabilità e per aver indotto i consiglieri ad approvare il bilancio 2010 sono caduti, invece, gli altri due capi di imputazione. Fabbio e Ravazzano sono stati assolti dall’accusa di truffa  “perché il fatto non sussiste” e dall’abuso di ufficio perché quest’ultimo “non costituisce reato”. Il Tribunale ha riconosciuto il diritto al risarcimento delle parti civili, Comune di Alessandria e Cissaca, che dovrà essere accertato e liquidato dal giudice civile. Per il Comune di Alessandria è stata inoltre riconosciuta  una provvisionale di 50 mila euro, a fronte di una richiesta di 10 milioni di euro. A carico di Fabbio e Ravazzano anche le spese processuali delle parti civili. Una sentenza che ha lasciato “parzialmente soddisfatto” l’ex sindaco di Alessandria e i suoi legali, Robero Cavallone e Claudio Simonelli e anche l’avvocato Luca Gastini difensore di Carlo Alberto Ravazzano che hanno visto “ridimensionato l’impianto accusatorio del PM“. In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, i legali hanno già annunciato il ricorso in appelloconvinti di arrivare alla piena assoluzione dei loro assistiti“.

Qui trovate l’audio dell’intervista a Piercarlo Fabbio 

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ALESSANDRIA – “Burattinaio o burattino?”. Quale abito ha vestito Piercarlo Fabbio nei mesi in cui si manipolava il consuntivo 2010 del Comune di Alessandria per far configurare il rispetto del patto di stabilità? E’ questa la domanda cui risponderà nel pomeriggio il Tribunale di Alessandria. Alle 15 è atteso infatti il verdetto del processo penale di primo grado che vede imputati l’ex sindaco e l’allora Ragioniere Capo, Carlo Alberto Ravazzano di truffa, falso e abuso d’ufficio.

Per il Pm, Riccardo Ghio, non c’è dubbio che l’ex sindaco sia stato “artefice” di quegli slittamenti di spesa. “Credete davvero che il capo dell’amministrazione fosse un burattino in mano altrui?” ha sottolineato il Pubblico Ministero con un chiaro riferimento all’ex assessore al bilancio, Luciano Vandone, il cui giudizio resta sospeso in attesa della nuova perizia medica prevista per metà luglio. Come poteva l’ex sindaco di Alessandria non essere a conoscenza di documenti “espressamente indirizzati a lui” ha chiesto Riccardo Ghio. Altrettanto poco credibile, sempre per l’accusa, che si sia anteposta “con un tiro mancino” la firma di Piercarlo Fabbio sul documento che ha autorizzato quegli scorrimenti di spese progettati per far apparire centrato l’obiettivo del patto di stabilità. “Artefice” di quelle manipolazioni, per il Pm l‘ex sindaco deve essere condannato a quattro anni di reclusione e interdetto per 5 anni da pubblici uffici.

Confermata dall’accusa anche la richiesta di 3 anni di reclusione per Carlo Alberto Ravazzano. Per quanto arrivato “a cose già fatte” ha sottolineato il Pm, concordando “in parte” con la tesi della difesa, l’ex Capo Contabile ha comunque certificato “con dolo” il rispetto del patto di stabilità e dato il suo benestare a tutte quelle operazioni “illegittime” che un professionista “non poteva non vedere”.

Irrilevante ai fini del processo penale, ha aggiunto il Pm, l’assoluzione arrivata lo scorso 15 aprile dalla Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti. Un verdetto incentrato sull’ineleggibilità che si è limitato a riscontrare “l’assenza del nesso di causalità” tra “l’illecito accertato” ha sottolineato due volte il Pubblico Ministero e il dissesto del Comune di Alessandria. Un crack finanziario che non è mai stato al centro del dibattimento penale, ha rimarcato Ghio, sostenuto anche dall’avvocato Giulia Boccassi, legale del Comune di Alessandria. La richiesta di 10 milioni di euro formulata dall’Ente, cui si sommano i 10 milioni chiesti dal Cissaca, per il legale del Comune non ha nulla a che fare con il “buco” del dissesto. Una voragine profonda oltre 77 milioni di euro, ha ricordato l’avvocato Boccassi, e quindi ben lontana dai 10 milioni chiesti invece per “i danni di immagine” causati a Palazzo Rosso.

Una richiesta risarcitoria comunque “da ridimensionare” per il pool della difesa, proprio alla luce della recente sentenza della Corte dei Conti. “E’ stato il dissesto a creare il danno di immagine” ha replicato per conto di Piercarlo Fabbio l’avvocato Roberto Cavallone. Un dissesto che fonda però le sue radici già nel 2005-2006, anni in cui Fabbio “non era a capo dell’amministrazione comunale” ha ricordato il difensore. In qualità di primo cittadino, ha aggiunto l’avvocato insieme al collega Claudio Simonelli, Piercarlo Fabbio non è stato poi “nè burattino né burattinaio”. “Consapevole dei suoi limiti e delle difficoltà finanziarie del Comune”, l’ex sindaco si è “fidato delle operazioni” proposte dall’allora assessore al bilancio Luciano Vandone. “Una scommessa sbagliata, o meglio, un errore clamoroso” che per la difesa non può però costare una condanna penale a 4 anni di reclusione. Convinto dell’innocenza del suo assistito anche l’avvocato Luca Gastini, legale di Carlo Alberto Ravazzano. A scagionare l’ex Capo Contabile, secondo il difensore, sarebbero state le stesse testimonianze raccolte durante il dibattimento che avrebbero escluso “accordi preventivi” tra l’ex Ragione Capo e l’amministrazione guidata da Piercarlo Fabbio. Ravazzano non fu la “prima scelta” della Giunta di allora, propensa ad arruolare un altro esperto di contabilità pubblica, ha ricordato Gastini. Escluso poi “il danno da dissesto” anche per il legale dell’ex Ragioniere Capo, il danno di immagine non sarebbe imputabile alle condotte contestate agli imputati.

Terminate le repliche, ora, il Collegio è pronto a pronunciare l’ultima parola sul procedimento penale di primo grado per truffa, falso e abuso d’ufficio.

Tatiana Gagliano

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