26 Marzo 2021
05:37
Le storie dietro la Dad, un progetto fotografico racconta la scuola ai tempi del Covid: “Così sono entrato nelle case degli alessandrini”
ALESSANDRIA – Le immagini a volte sono in grado di raccontare più di mille parole. Soprattutto se sono capaci di scavare dentro l’anima delle persone entrando nel loro intimo e privato. E quando queste raccontano storie straordinarie nella loro normalità acquistano maggiore forza. La forza di una quotidianità fatta di problemi, sorrisi, lacrime, difficoltà e vittorie. Sentimenti differenti e diffusi. Soprattutto tra i nostri ragazzi (e le loro famiglie) che a causa della pandemia da Covid-19, in un momento delicato come quello dell’infanzia e dell’adolescenza, si sono visti privati della socialità scolastica oltre che di quella della vita di tutti i giorni.
Nasce da questa esigenza il progetto #InDad di Helmut Berta, fotografo professionista Alessandrino. Ovvero di raccontare il dietro le quinte di tanti annunci e notizie legati alla chiusura delle scuole e alla Didattica a distanza. Sì, perché sono la Dad, con tutti i suoi pro e i contri, e le famiglie che la vivono i protagonisti degli scatti postati sulla pagina Facebook di The Barn Studio. “Sono padre di due bambini piccoli che non frequentano ancora la scuola. Volevo pertanto capire e raccontare l’impatto delle Didattica a distanza sulle famiglie. Da qui l’idea di un reportage fotografico che soddisfacesse la mia curiosità e aprisse una porta in quelle che sono le vite di tante famiglie alessandrine“, spiega Berta. Il fotografo ha lanciato così un appello sui social per trovare volontari che lo ospitassero per raccontare storie ordinarie di Dad. Nel giro di poche ore il post ha portato a “tre candidature. Un successo tutto sommato inaspettato perché non è cosa da tutti i giorni, soprattutto in un periodo come questo, che qualcuno ti accolga tranquillamente in casa e mostri il suo animo a uno sconosciuto“.
Tra le prime tre candidature c’è anche Silvia, una mamma di tre figli che a causa del Covid-19 ha perso il lavoro “anche per stare accanto a loro quando sono state chiuse le scuole. Anche perché il mio stipendio pagare una baby sitter era quasi impossibile. Anche i turni non mi permettevano di dedicare il tempo necessario ai miei figli a casa 24 ore su 24“. Quando ha letto l’annuncio fatto sui social da Helmut Berta ha deciso di partecipare “per far capire a chi la Dad non la vive come funziona veramente“. Ne è uscito un mini reportage su una mamma che si nega a sé stessa per star dietro ai figli, seguirli e far si che non restino indietro con le lezioni che la lontananza a volte rende più difficili. Tanto per i giovani alunni, quanto per gli insegnanti. Per Silvia si tratta della seconda esperienza di didattica a distanza “anche se quella intrapresa nella prima ondata non è lontanamente paragonabile a questa. All’epoca scuole e docenti non avevano gli strumenti idonei per affrontare tutto questo“.
Le lezioni “ora sono come quelle che si farebbero in presenza. Si inizia alle 8 e si finisce alle 13“. Un vero tour de force per Silvia che deve sta dietro ai tre figli, due che vanno alle elementari e una, la più piccola, all’asilo “ma a cui ho voluto comunque permettere di avere contatti con l’esterno seppure virtuale“. La cosa che fa davvero dispiacere a questa mamma multitasking è “vedere i miei bambini apatici. Perché la Dad non stimola come stare a scuola, non dà quelle emozioni e sensazioni che una lezione in presenza possono offrire. Vederli così demotivati anche nel post scuola mi devasta dentro“, ha aggiunto. Ma Silvia si sente anche “fortunata. Perché ho tre figli a cui posso dare due computer e un tablet per andare a scuola. Questa è la mia situazione, ma sono certa che non tutti hanno queste possibilità. E mi chiedo se la Didattica a distanza sia o meno democratica e se tutti i bambini possono veramente seguire appieno le lezioni“.
Questa è solo una delle storie che Helmut Berta ha raccontato. “La prima in assoluto. Ma spero di raccontarne altre”, aggiunge il fotografo che ha già altri due appuntamenti tra venerdì e sabato. “Però spero di poter raccontare tante altre storie“, aggiunge. “Invito a contattarmi per far crescere questo progetto, un progetto che racconterà anche ai posteri quello che il mondo ha vissuto in questo lungo periodo di pandemia“.