Autore Redazione
martedì
30 Marzo 2021
12:17
Condividi
Cronaca - Alessandria

Lo storico Bar Giardino di Casale chiude: “L’ultima zona rossa ci ha messo in ginocchio”

Lo storico Bar Giardino di Casale chiude: “L’ultima zona rossa ci ha messo in ginocchio”

CASALE MONFERRATO – La crisi economica provocata dalle restrizioni per arginare la diffusione del contagio da coronavirus fa spegnere un’altra insegna. Questa volta si tratta dello storico Bar-Ristorante Giardino di viale Bistolfi 2 a Casale Monferrato. Il locale, vicino alla stazione cittadina, era frequentato già in tempi passati dai Casalesi. “Mi ricordo che da piccolino andavo a prendere un gelato oppure una bibita poiché era proprio sotto casa mia“, ci racconta Alessandro Abbate che sui social ha denunciato questa dolorosa chiusura “sia per me che per l’intera città“.

In particolare il consigliere comunale di Casale Monferrato si è auspicato che quello del Bar-Ristorante Giardino sia solo un un arrivederci e non solo un addio. Il tutto “nella speranza, un giorno, di poter nuovamente beneficiare della vostra gentilezza, simpatia e professionalità. Da diverso tempo il mondo della cucina è stato mistificato attraverso programmi televisivi che l’hanno portato a sembrare un’arte ultra raffinata, riservata a pochi. Ma non è così. La vera cucina è fatta di convivialità, armonia e semplicità“, scrive Abbate nel post di commiato. Per poi aggiungere in conclusione: “Voi siete stati tutto questo. Grazie. Mi scuso, in quanto membro delle istituzioni, per non essere riuscito a fermare questa follia, che sta portando alla sconfitta della vita e alla disfatta della gente comune“.

Una chiusura dettata dalla crisi e “da entrate che non coprivano più le spese. Anche con l’aiuto dello Stato non ce la facevamo davvero più“, ci racconta Akem, titolare del locale che aveva in gestione sin dal primo gennaio del 2013. Arrivato in Italia dalla Cina insieme a tutta la sua famiglia con il sogno di gestire un ristorante, era riuscito nel suo intento. L’arrivo della pandemia ha poi messo in ginocchio questa attività ben avviata. “Per molti di noi la crisi è arrivata già a inizio febbraio 2020, quando il virus si è diffuso a Wuhan. Poi sono arrivate le chiusure, i lockdown e le zone rosse. Abbiamo resistito sino a quando ce l’abbiamo fatta. Ora dobbiamo arrenderci all’evidenza e al fatto che non possiamo più pagare affitto e fornitori“.

Akem ha una famiglia numero composta da cinque persone “a lavorare eravamo solo io e mia moglie. Ho due figlie da mantenere oltre ai miei genitori. Ora spero che la situazione migliori il prima possibile“. Certo è che, l’attuale situazione spinge questo ormai ex ristoratore a non voler “più riaprire. Almeno non ora. Vorrei trovare un posto da dipendente. Ho vissuto un anno infernale fatto di preoccupazioni, conti da pagare, debiti. Chiudere, per quanto dispiaccia, è quasi un sollievo anche se la vedo una sconfitta personale oltre che dello Stato“. Le difficoltà economiche e l’incertezza verso il futuro stanno, ci spiega ancora Akem, portando molti imprenditori a chiudere “perché questa volta non ce la facciamo davvero più“.

Condividi