8 Giugno 2021
12:33
Polo logistico al Villaggio Europa, un cittadino: “Ben venga, in città solo lamentele ma bisogna rilanciarsi”
ALESSANDRIA – “Progetto scriteriato“. Così Michelangelo Serra, consigliere del Movimento 5 stelle di Alessandria, ha definito il progetto del nuovo polo logistico del Gruppo Pam, pronto a sorgere nei campi vicini al centro commerciale Panorama. Una notizia che ha scatenato diverse polemiche tra la cittadinanza. In molti sui social hanno criticato la scelta di dare il permesso, da parte dell’Amministrazione Comunale, di edificare un nuovo polo, dopo quello di Amazon, di circa 60 mila metri quadri con tanto di via vai di camion. Non è dello stesso parere un nostro lettore, Marco Pasino, che dopo aver letto l’articolo ha scritto una lettera agli alessandrini.
“Come sempre i miei amati concittadini non mancano di lamentarsi per ogni idea che possa rilanciare una città ormai in fin di vita. Vivo ad Alessandria da quasi 50 anni (ovvero da quando ho iniziato a respirare autonomamente) e lentamente, nel corso degli anni, ho visto questa città spegnersi poco a poco. L’ho vista ingrigirsi più di quanto normalmente la nostra amata nebbia la decolori naturalmente. Pur comprendendo le lamentele dei malmostosi, credo che ciò che serva davvero a questa città sia una vera e propria botta di vita, qualcosa che sia in grado di rilanciarla a dovere evitando che i giovani se ne vadano in massa“, scrive.
Pasino sottolinea inoltre di essere “un grande appassionato di musica e fin da giovane ho sempre sognato che nella nostra grigia (anche nel cuore) cittadina potesse nascere una sala concerti degna di questo nome. Nulla a che vedere con la nota a tutti sala Ferrero o la sala grande del teatro comunale, ormai defunto e sepolto dalla politica e da decisioni sbagliate; qualcosa che sappia competere con i luoghi più blasonati in cui i grandi artisti si esibiscono per la gioia del loro pubblico“.
Il cittadino ricorda inoltre i suoi “trascorsi passati al Thunder road di Codevilla, al Fillmore di Cortemaggiore (entrambi ormai defunti), ho sempre pensato che la posizione strategica di Alessandria, al centro di importanti vie di comunicazione ed equidistante dalle grandi città come Torino, Piacenza, Milano e Genova, potesse accogliere un punto di incontro per i rockettari più nostalgici“. La lettera continua spiegando come “gli stadi e i teatri non permettono di godere al meglio dell’esperienza di un concerto suonato in una sala che nasce esclusivamente a tale scopo, con acustica ottimizzata e spazi adatti ad accogliere sia il violoncello più delicato che le chitarre più distorte. Un qualcosa che metta a disposizione dei giovani e dei meno giovani, spazi dedicati per coltivare la passione delle 7 note che è molto sentita nella nostra piccola provincia. Un posto in cui ascoltare buona musica nel modo giusto, dotata anche di spazi per suonare, per imparare e per sviluppare una cultura oggi demandata a piccole associazioni ed alla sola passione di chi vuole avvicinarsi a fatica a questo mondo. Abbiamo un rinomato conservatorio per i futuri Maestri, ma serve qualcosa di più adatto ai soli appassionati che, purtroppo, sono sempre la stragrande maggioranza“.
Criticamente Pasino sostiene che “non serve ristrutturare un teatro, non serve mettere un tendone in piazza d’armi, non serve nemmeno mettere un rimorchio in qualche piazza con qualche fila di sedie davanti ed il nostro Mocca è meglio tenerlo da conto per la Serie B (che prima o poi arriverà)! Serve qualcosa di nuovo, qualcosa che possa competere con i templi della musica riconosciuti in tutto il mondo (Royal Albert Hall su tutti) e togliere fama ai vari forum e teatri sotto le stelle sparsi qua e là in giro per le varie regioni confinanti. Questo servirebbe alla nostra città. Forse però prima avremmo bisogno di sistemare le strade, le scuole, la piscina, il teatro, lo scalo ferroviario, il ponte sulla Bormida (prima di chiedere a qualche altro architetto di progettarne un altro sul Tanaro), gli argini dei nostri fiumi e quella meraviglia che tutti ci invidiano e che risponde al nome di Cittadella“.
In conclusione sostiene che “forse avremmo bisogno di meno supermercati e magari ci servirebbe qualche politico più avventuroso che provi a convincere il buon Jeff Bezos del fatto che accanto al suo nuovo polo logistico una Amazon Arena non sfigurerebbe affatto. Almeno tre certezze le abbiamo: abbiamo bisogno di (tanti) soldi, abbiamo bisogno di investitori un po’ pazzi e…pure io mi sto lamentando! Almeno sognare è ancora gratis“. Il senso è quello di non regalare solo, ma anche di rilanciare in qualche modo la città.