28 Agosto 2021
11:49
Su tutto il Requiem. Recensione di Livore di VicoQuartoMazzini ad AstiTeatro 43
ASTI – E’ una vetrina importante per la nuova drammaturgia, AstiTeatro 43, e i suoi tanti appuntamenti ospitano le più interessanti e premiate compagnie nazionali, come VicoQuartoMazzini, che ieri, venerdì 27 agosto, ha presentato “Livore”, spettacolo ispirato alla vicenda del Mozart e Salieri di Aleksandr Puškin. AstiTeatro continuerà sino a martedì 31 agosto, nelle location centrali dello Spazio Kor, del Teatro Alfieri e del cortile del Palazzo del Michelerio, con prime nazionali e regionali, grande prosa, ma anche musica e teatro per famiglie. Qui il programma del Festival.
Il Mozart e Salieri di Puskin, da cui è stato tratto Amadeus, l’opera di Peter Shaffer all’origine dell’omonimo film di Miloš Forman, è basato sulla leggendaria, più che reale, rivalità tra il mediocre e affermato maestro di cappella Salieri e il geniale e sregolato Mozart. La morte prematura di Amadeus, nella ricostruzione di Puskin, come nel film, coincide con il famoso Requiem, la sua ultima opera commissionatagli da un inquietante e anonimo avventore, che nel 1791 bussò alla sua porta. Ed è il requiem il trait d’union musicale che attraversa Livore, scritto da Francesco d’Amore, che lo interpreta con Michele Altamura e Gabriele Paolocà (anche registi). Sin dall’apparizione in apertura di Amedeo/Michele Altamura, vestito di nero e lugubre mentre canta con voce roca “Requiem aeternam dona eis, Domine…”, si impone un doppio registro: quello leggero che riflette le tensioni e la quotidianità di una coppia e quello oscuro, che presagisce un ribaltamento drammatico.
Rosario (Paolocà) e Antonio (D’Amore) sono una coppia gay, unita anche nel lavoro, dove il primo è un agente, mentre il secondo è un attore di modesto talento, in procinto, grazie al compagno, di ottenere un ruolo in un’importante produzione internazionale. I due stanno preparando una raffinata cena gourmet con ospiti importanti, atto finale del lavoro di Rosario per lanciare la carriera di Antonio, quando, vestito di nero e sotto la pioggia torrenziale (vera acqua che cade dall’alto, elemento che ritornerà a segnare un altro momento cardine), arriva inaspettatamente Amedeo (Altamura). E’ lui il genio sregolato, l’attore migliore dell’accademia che, in una logica di mercato distorta, sopravvive facendo teatro in scantinati per pochi spettatori, senza nessuna stabilità né economica né sentimentale. Dal suo atteggiamento forzatamente pacato trasudano disperazione e violenza, a causa della perdita del suo ruolo, a causa delle pressioni di Rosario, in una serie televisiva su Mozart e Salieri (dove, per un gioco di contrapposizioni lui è l’invidioso Salieri, mentre Antonio è Mozart). I dialoghi diventano taglienti e insinuanti, in una scena minimale dove le rape, ingrediente base della cena, spiccano con il loro rosso sangue e si fanno elemento catalizzante di gesti minacciosi. In rapide variazioni di registro si delineano le personalità e si ribaltano le prospettive. Così l’Antonio di D’Amore, insicuro, dai gesti e dalla dizione sincopati, incerto tra l’allontanare o il trattenere Amedeo, cela per il talento dell’amico un’ammirazione sconfinata, che supera l’invidia per diventare adorazione. Così le indoli forti di Rosario e Amedeo si fronteggiano, si scontrano e si incontrano poi sul piano della bassezza e dell’inganno. Perché nulla è scontato nella scrittura di D’amore: la contrapposizione tra arte e business non è netta, non ci sono puri e prezzolati, il livore, come l’inganno, non stanno da una sola parte. Il Requiem è fine e inizio, è apice di una svolta cattiva, da cupo presagio diventa corruzione che dissolve la purezza. Antonio uscirà di scena, nel finale, e guarderà, seduto ai piedi del palco e ormai tagliato fuori dai giochi, il suo ex compagno e il suo ex amico, che pomposamente prepareranno un cocktail per gli ospiti, sulle note del Requiem. Un lavoro che attrae, culla nella falsa certezza del sacro furore dell’arte e destabilizza, passando da un’atmosfera minimal-chic, fatta di abiti trendy e preparazioni culinarie raffinate, ad una violenza sottesa, evocata e infine conclusa nel canto funereo. Sicuramente una compagnia, VicoQuartoMazzini, da seguire.
AstiTeatro continua oggi 28 agosto alle ore 20.00 al Teatro Alfieri con “Dentro”, con la drammaturgia e regia di Giuliana Musso, in scena con Maria Ariis e alle 22 allo Spazio Kor con la prima nazionale de L’Asino, Di Jon Jesper Halle, con Stefano Sabelli e Anna Paola Vellaccio, per la regia di Gianluca Iumiento. Qui il programma di oggi 28 agosto