Autore Redazione
giovedì
25 Giugno 2015
08:06
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Cronaca - Alessandria

Lo chef Ribaldone risponde a Alexala: “A Expo ho imparato anche a fare i selfie”

Lo chef Ribaldone risponde a Alexala: “A Expo ho imparato anche a fare i selfie”

MILANO – Proponiamo di seguito l’intervista allo chef alessandrino, Andrea Ribaldone, protagonista a Expo 2015, realizzata da Alexala. Ecco le domande che l’Agenzia turistica locale ha posto a uno degli chef  del ristorante di alta cucina “Identità Expo”.

  • Come nasce il progetto di Identità Expo? Quali obiettivi si pone?

“Identità Expo è un format che nasce dall’esperienza di Identità Golose, congresso di cucina internazionale ideato dal giornalista gastronomico Paolo Marchi, la cui missione è quella di valorizzare la cucina d’autore, italiana e non solo, all’insegna del binomio qualità e innovazione. In questo spazio viene, infine, proposto il temporary restaurant di cui sono executive chef per i sei mesi di Expo. Insomma, un’esperienza che mi permetterà di condividere la cucina e di confrontarmi con più di 200 chef davvero importanti e decisivi nel panorama della ristorazione internazionale: sono molto orgoglioso di farne parte.” 

  • Cosa ispira la sua cucina? Quanto ne fanno parte gli ingredienti del suo territorio?

“Le mie proposte sono molto varie e, più che su preparazioni, si basano sempre sull’utilizzo di prodotti di qualità, freschi e, possibilmente, italiani, quando non locali delle mie zone. Le preparazioni puntano proprio sul mantenere il più possibile integre le proprietà delle materie prime ma con creatività. Nella mia cucina, in generale, c’è poco della cucina “di tutti i giorni”. Sono convinto che uno chef debba cercare di sperimentare e offrire qualcosa in più ad un ospite, una propria visione della cucina, qualcosa da ricordare e di cui discutere.” 

  • Che cosa rende un piatto una vera esperienza sensoriale?

“Le corrispondenze: se chi mangia i tuoi piatti riesce ad intuire lo studio, la ricerca che ha portato a quella creazione, fino al pensiero dello chef che sta dietro, allora quel pasto non è più tale ma diventa un’esperienza, conoscitiva e di sperimentazione, oltre che – speriamo – appagante.” 

  • La cucina può essere strumento di promozione di un territorio?

“Sì, certamente, quando valorizza i prodotti e le produzioni locali. Non è, tuttavia, da confondersi con la cucina tradizionale che c’è ed è un patrimonio, ma non è quello che uno chef professionista può limitarsi a proporre.” 

  • Il tema di Expo è “Nutrire il pianeta”. Parlandone come chef, qual è il significato?

“Il cibo ha un valore forte, sociale ed economico. I tempi sono maturi perché cominciamo a farne un uso cosciente e consapevole. Solo un’informazione seria su cosa si mangia, sulla filiera produttiva e di distribuzione, su come le produzioni incidano sul territorio può guidare i consumi verso la responsabilità. Si dice che siamo quello che mangiamo ma dobbiamo anche avere la responsabilità di cosa introduciamo nella nostra alimentazione. Io parlo spesso di quali alimenti è bene non abusare e di quali devono essere responsabilmente trattati, così come tanti miei colleghi. Sarebbe bello che Expo 2015 fosse solo un punto di partenza.” 

  • Al ristorante di Identità Expo ci sono stati episodi curiosi, simpatici, che ricorda?

“Beh, c’è una forte esposizione mediatica, molti personaggi famosi che transitano e c’è anche un po’ di normale tensione per cercare di gestire al meglio il servizio. Qualcosa di divertente succede sempre, non c’è un episodio particolare…a parte che ho imparato a farmi i selfie con qualcuno degli ospiti. Mai fatti prima, davvero!”

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