Autore Redazione
lunedì
30 Agosto 2021
11:31
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Cronaca - Eventi - Piemonte

La caduta di un angelo. Ieri “Shadows, omaggio a Chet Baker” ad AstiTeatro

Tutto esaurito, ieri venerdì 29 agosto, per Massimo Popolizio, il trombettista Fabrizio Bosso e  il pianista Julian Oliver Mazzariello al festival teatrale astigiano. AstiTeatro continua oggi con la performance Architettura della Disobbedienza e con “Ottantanove” di Elvira Frosini e Daniele Timpano, in scena con Marco Cavalcoli
La caduta di un angelo. Ieri “Shadows, omaggio a Chet Baker” ad AstiTeatro

ASTI – “Spesso sogno ad occhi aperti e nella mia mente scorrono gli eventi del passato”.  Sono questi eventi a prendere vita con la voce di Massimo Popolizio, la tromba di Fabrizio Bosso e  il pianoforte di Julian Oliver Mazzariello in “Shadows, omaggio a Chet Baker”, presentato ieri ad Asti Teatro 43, grazie alla collaborazione con Torino Jazz Festival Piemonte

Il ritratto-concerto si basa su Le memorie perdute dello stesso Baker, rimasto nella memoria collettiva come il poeta maledetto del cool jazz. La narrazione procede per ombre e luci, seguendo il filo dell’amore per tante “donne adorabili”, della tossicodipendenza e della musica, costante passione e rifugio. E’ la “discesa all’inferno di un angelo” raccontata con la fatalità insita in eventi che sembrano semplicemente succedere e che portano Baker nell’olimpo del jazz negli anni ’50, ma anche nella voragine della dipendenza da eroina e dentro e fuori dal carcere, persino in Italia durante gli anni ‘60.

Il memoriale risuona nella sua musica (e il brano più famoso è My funny Valentine), proprio come in una delle innumerevoli jam session cui il trombettista-cantante partecipò da protagonista, e risuona nell’interpretazione musicale di Popolizio, la cui voce procede in forma di jazz. Talvolta musica e voce si compenetrano (come nell’evocazione del disastroso viaggio per nave verso il fronte occidentale, durante il secondo conflitto mondiale), talvolta si rincorrono con una soluzione di continuità che pare un flusso naturale. Tutto sembra accadere, la vita di Baker si intreccia con quella della sua tromba dall’infanzia, dopo un tentativo fallito con il trombone, regalatogli dal padre e troppo grosso per lui ancora bambino. La tromba caratterizza la sua vita nell’esercito, nella banda militare, e, dopo il congedo impostogli all’inizio degli anni ‘50, lo innalza alla gloria, accanto a  Charlie Parker, considerato il più grande sassofonista della storia del jazz. Tanto talento e tanto amore, dato e ricevuto, a donne mai dimenticate, ma anche tanta voragine buia in preda alle droghe, brevi periodi di disintossicazione e problemi con la polizia in paesi di entrambe le sponde dell’oceano. Le note di Baker scorrono attraverso la tromba di Fabrizio Bosso, scorre la sua vita come musica, con la voce narrante di Popolizio, e l’angelo precipita sempre più verso gli inferi. Sono ombre che prendono corpo e diventano presenza e vita. Così la tragedia di un’esistenza sull’orlo dell’abisso e violentemente troncata (Chet Baker morì Il 13 maggio 1988 cadendo da una finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam) diventa lirica, dialettica tra volo e caduta e, infine, mito.

AstiTeatro 43 continua oggi 30 agosto. Primo appuntamento alle 18 al Diavolo Rosso con «Pensiero profondo» dove si potranno incontrare gli artisti di «Shakespearology»,  in scena martedì sera.   Allo Spazio Kor, alle 19, alle 20.30 e alle 22, “Architettura della Disobbedienza”, ideato da Francesco Fassone, messo in scena da lui insieme a Emiliano Bronzino e Maria José Revert con la regia di Fabrizio Sinisi e la voce narrante di Daniele Timpano.  E’ una performance immersiva e interattiva, che indaga il concetto di inconscio collettivo della città, interrogandosi sulle discrepanze che vengono a crearsi tra l’immagine istituzionale e mediatica dello spazio urbano contemporaneo e la percezione soggettiva che ne hanno gli abitanti.

Alle 21.30 al Teatro Alfieri, Ottantanove, di Elvira Frosini e Daniele Timpano, in scena con Marco Cavalcoli. Una scrittura affilata e spietatamente ironicache smaschera l’apparato culturale occidentale e i suoi miti fondativi, come la rivoluzione francese del 1789.

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