22 Ottobre 2021
04:37
“In Romania situazione drammatica per il Covid”, il racconto di un’infermiera alessandrina
ALESSANDRIA – Un morto ogni cinque minuti. A dirlo i media locali che tratteggiano con colori cupi il dramma che si sta vivendo in Romania a causa del coronavirus. I casi giornalieri superano le 20 mila unità mentre i decessi sono stati 423 nel solo giorno del 20 ottobre (ultimo dato ufficiale disponibile). Di questi 390 non erano vaccinati mentre tra le vittime anche un sedicenne oltre a 232 uomini e 191 donne. “La situazione è incontenibile. Anzi, direi drammatica. Sono stata a Bucarest, dove vive la mia famiglia, nella settimana dall’11 al 17 ottobre e ho trovato il caos“. A dircelo è Manuela Selea, infermiera di nazionalità rumena ma che da tempo lavora all’Ospedale di Alessandria.
Questa professionista della Sanità ha paragonato il suo Paese natale all’Italia della prima ondata. “Non ci sono controlli, gli ospedali sono senza farmaci e protezioni per gli operatori“. Manuela denuncia una completa “assenza dello Stato” in una situazione “davvero complessa per la Romania e i suoi abitanti“. In particolare, nonostante la sanità sia gratuita, “a causa di carenze di materiale ospedaliero spesso i pazienti e i parenti vengono invitati a comprare con i loro soldi quello che manca“. Anche i tamponi, “al contrario di quello che avviene in Italia, sono in tutto e per tutto a pagamento“. Un tampone costa circa 40 euro e viene fatto in cliniche private, “un costo enorme se si pensa che gli stipendi medi variano dai 700 ai 300 euro, a volte anche 200“.
Ed è così che la Romania, dopo due anni di pandemia, è ripiombata nell’incubo coronavirus. “A Bucarest, giorno e notte, è un continuo via vai di ambulanze. In quella settimana ho rivissuto la prima ondata in Italia. Un incubo che faccio fatica a raccontare“. Manuela ha dovuto fare i conti anche con due suoi parenti positivi: “Una mia zia purtroppo è morta, mentre un altro parente è risultato contagiato. Ha pagato il tampone di tasca sua dopo che ha iniziato ad accusare i primi sintomi del Covid-19“. Ma la cosa che sconvolge maggiormente questa infermiera è che “gli hanno dato solo 14 giorni di malattia e poi gli hanno detto che poteva tornare a lavorare, perché il virus spariva in quell’arco di tempo. Fortunatamente lui non se ne è stato e ha fatto un altro tampone che è risultato ancora positivo. Se si ragiona così, c’è il forte rischio che in Romania si viva un’ecatombe“.
A questo si aggiunge problemi con la fornitura del gas che “spesso viene interrotta per disservizi nonostante la popolazione continui a pagare le parcelle. In molte zone l’acqua calda e il riscaldamento si ha solo un’ora al giorno. Questo non è vivere“. Anche la campagna vaccinale “sta procedendo piuttosto a rilento. Non c’è informazione e la gente non sa minimamente cosa fare“. In Romania la situazione è davvero complessa e la paura è che “questa nuova ondata possa arrivare in Italia portata da chi si reca per lavoro o per visitare i parenti nel Paese“.
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