26 Marzo 2022
11:19
Tutto sul tradimento. Recensione di “Coppia aperta, quasi spalancata” al Sociale di Valenza
VALENZA – L’ipocrisia, il tradimento, quel sottile meccanismo che porta all’autodistruzione in forma di commedia esilarante. “Coppia aperta quasi spalancata” di Franca Rame, che ne è stata interprete con Dario Fo, è un meccanismo perfetto che sbugiarda il concetto invivibile di coppia aperta, concepito ad uso e consumo esclusivamente dell’uomo e subìto pesantemente dalla donna. Ieri, venerdì 25 marzo, Chiara Francini e Alessandro Federico, diretti da Alessandro Tedeschi (regista della Carrozzeria Orfeo, con cui lo stesso Francini collabora come attore) hanno presentato la loro “Coppia aperta…” al Teatro Sociale, tutto esaurito di un pubblico che ha riso ininterrottamente e che si è prodigato in applausi finali.
Il testo ha circa quarant’anni, è imbevuto di idee progressiste di facciata e di mentalità conservatrice di fondo, perciò fondamentalmente ricalca una condizione ancora ben presente. Quella mentalità che sottovaluta la gravità del tradimento maschile (e solo maschile) con giustificazioni morali e psicologiche strumentali per chi le adduce e distruttive per chi le subisce. Chiara Francini è Antonia, una moglie prima disperata per i tradimenti del marito, poi passiva e consumata nell’accettazione della coppia aperta, laddove si riduce a mamma-domestica del marito. Diventa infine distaccata e si compie per lei la svolta, con la rinascita a nuova vita con un nuovo amore. La sua verve decisamente comica (forse un po’ troppo gridata) investe ogni passaggio e tutto è molto fisico, dai tentativi esilaranti di suicidio, giocati in forma di racconto al pubblico, agli sforzi ginnici per ritornare snella e piacente. Efficace, al fine di personalizzare la sua interpretazione, qualche tocco di gustosa parlata toscana. Alessandro Federico è un perfetto maschio egoista e puerile, sorretto da una dialettica che giustifica l’ingiustificabile, in un crescendo comico simile alla routine assurda di una coppia malata. Non viene mai chiamato per nome, è un uomo-tipo, rappresentante di un’idea di mascolinità che tutto consente, grazie alla complicità di una società connivente. Il punto di non ritorno è quello in cui Antonia si distacca e comprende l’assurda umiliazione di cui è vittima, ribaltando ruoli e situazione. Appare qui un passaggio decisamente attuale che allude alla violenza domestica, ed è cucito ad arte, tanto da essere evidente senza tralasciare la vena ilare. Il ritmo è spumeggiante, spesso cadenzato dalla musica e sottolineato da una gestualità prorompente e comica. Prevalgono il passo danzato, la coreografia brillante, gli scontri dialettici e fisici da cui scaturisce la risata e il pubblico risponde non solo ridendo, ma riconoscendo, al di sotto del paradosso, una mentalità che travalica i decenni.
Sembra non esserci più traccia, oggi, dei temi sollevati dalle battaglie femministe e la stessa idea della coppia aperta sembra remota, ma il testo non perde attualità, perché travalica la contestualizzazione storica per entrare in meccanismi psicologici senza tempo. La coppia Francini- Federico funziona, decisamente si ride tanto e si apprezza il bell’affiatamento che si crea in scena. Uno spettacolo da vedere e oggi, sabato 26 marzo, in scena al Teatro Alfieri di Asti.
La foto è tratta dalle pag Fb dei protagonisti