12 Ottobre 2015
22:00
Il mondo è ovale: la storia delle ‘Tre rose nere’ [FOTO]
CASALE MONFERRATO – Lo sport parla la lingua di tutti. L’unica differenza la fa la maglia. Il colore della pelle diventa invisibile, la provenienza ininfluente. L’importante è correre, calciare, sudare. Chi è sportivo lo sa e a volte non se ne rende conto. Se un atleta corre, calcia e suda per la tua squadra allora è dalla tua parte; è della tua parte. Per questo decidere di far spuntare le “Tre rose (nere)” a Casale Monferrato è qualcosa di speciale e al contempo di normale. La storia di questa squadra, composta da ragazzi del continente africano, e nautralmente da giocatori italiani è qualcosa di quasi cinematografico. Una storia nata così, senza troppe domande, anche per schiacciare i pregiudizi sulla diversità, con la stessa forza di un Bulldozer (ogni riferimento non è casuale: ricordate la combriccola del film con Bud Spencer?).
La squadra delle Tre rose (nere) giocherà in C2 a cominciare dal 25 ottobre, intanto ha già disputato una amichevole (il 10 ottobre) con il Novi, ma il risultato ve lo diciamo dopo, anche perché non conta nulla in realtà. Conta molto di più ‘leggere’ questo sport in cui, come ha raccontato il fotografo Walter Zollino, “non vai da nessuna parte se non hai chi ti copre le spalle e chi ti apre la via”. Uno sport in cui “non vai da nessuna parte se non porti avanti chi sta dietro di te“. Regole ineccepibili in questo sport, e forse anche nella vita.
Ma il rugby non è retorica, è sudore, fango, forza, come tanti altri sport, è vero, ma in cui sono le persone a renderlo palpitante. Ma se tifate per qualunque squadra sapete anche che non tutte sono uguali perché la forza di una formazione la vedi dalla compattezza, dall’intesa dello spogliatoio, da quell’empatia che si genera tra compagni e che sfocia nella volontà di aiutare e aiutarsi.
La partita amichevole di domenica è finita con la vittoria per 12-19 del Novi, ma la gara avrebbe anche avuto un epilogo diverso se un giocatore delle Tre rose (nere) non avesse dimenticato di schiacciare la palla a terra. Il risultato comunque non conta nulla perché, come dice Francesco De Gregori, “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia“.
E forse ci vuole fantasia per immaginare che lo sport possa abbattere i confini. Eppure, se riflettiamo bene, quei confini sono già caduti dentro di noi, li confondiamo semplicemente con la paura che spesso produce ostacoli non giustificati.
Queste splendide foto di Walter Zollino introducono un altro ritratto e reportage dalla “profonda provincia europea“, iniziato domenica 10 ottobre in un campo sportiva in zona Ronzone a Casale Monferrato che si concluderà tra qualche settimana. Le immagini raccontano la bellezza di questa storia, la scanzonata passione che solo lo sport sa celebrare, la passione di chi a Casale, Novi, in ogni parte del mondo tante persone mettono, indipendentemente dallo sport che pratichi, dalla serie in cui giochi. Il risultato alla fine non conta, dicevamo, perché tanto puoi essere il migliore della terra, ma uno più forte di te lo trovi sempre. Se c’è una squadra però sopportare la sconfitta sarà meno duro, aspettando la vittoria perché non si può sempre perdere in fondo. (Dopo la foto la galleria con le altre immagini scattate da Walter Zollino). Si ringraziano il Presidente Paolo Pensa, la vice, Susanna Vaccarone, il mister Luca Patrucco, il tesoriere, Roberto Morbelli e il medico, Roberto Stura.
Fabrizio Laddago e Walter Zollino