17 Ottobre 2015
23:08
Una e molte storie. Recensione de “Mio nonno è morto in guerra” al Teatro Sociale di Valenza”
VALENZA – Una testimonianza che diventa lo spunto di tante altre, uniche e abbracciate tra loro.
“Mio nonno è morto in guerra…una parte di lui è rimasta lì…mio nonno muore ancora di più in questi tempi di finta pace”.
Simone Cristicchi ha aperto, sabato 17 ottobre, la stagione del Teatro Sociale di Valenza con “Mio nonno è morto in guerra”, tratto dal suo omonimo libro, frutto di interviste e approfondimenti su episodi ed esperienze di singoli individui durante la seconda guerra mondiale. Motivo dal quale si dipanano le vicende, in uno stile di teatro di narrazione, è proprio la campagna di Russia vissuta dal nonno e il freddo che lo ha accompagnato per tutta la vita, impresso nel corpo come memoria della carne, parte di lui morta in guerra.
Cristicchi cambia voce e postura, diventa ora sorella anziana di un disperso di guerra, ora ragazzo ferito in un bombardamento, ora un colonnello reduce che propone di far combattere gli anziani e non i giovani che hanno ancora tanto da vivere. Le memorie raccolte spaziano da “Li romani in Russia”, poema in ottave romanesche di Elia Marcelli, alla rievocazione dell’esodo di massa nel ’47 dall’Istria, tratta da “Magazzino 18”, spettacolo dello stesso Cristicchi che deve il nome al numero del magazzino nel porto di Trieste dove vennero ammassate le casse contenenti gli averi degli esuli.
Tra un racconto e l’altro immagini proiettate, canzoni alpine, “Il disertore” di Boris Vian e infine “La storia siamo noi” di De Gregori.
Molte le concatenazioni con il presente, dal quiz televisivo che rivela la totale ignoranza circa il periodo storico (Hitler viene collocato nel 1964 !), alle bombe inesplose che, ancora oggi, mietono vittime.
L’impronta è quella di un teatro civile documentato, serio e capace di alternare momenti di forte drammaticità ad un’ironia che fa sorridere senza mai perdere di vista il tema principale: la follia della guerra che travolge e si ripercuote sulle singole vite.
Cinque sedie sul palco sono la scenografia ed equivalgono a cinque testimonianze, vite reali il cui impatto è forte grazie ad un’interpretazione sinceramente convincente e ad un testo che risulta corale e di grande attualità.
Un grande successo di pubblico e molti minuti di applausi per il primo appuntamento di APRE, che, quest’anno, come annunciato dal direttore artistico Roberto Tarasco, offre, tra le novità, anche delle pillole di danza prima dei vari spettacoli, nell’intenzione, insita nel nome stesso, di aprire il Teatro a tutte le forme di arte e ad ogni collaborazione, in questo caso con il Festival SoloCoreografico di Torino.
Il prossimo appuntamento di APRE sarà venerdì 23 ottobre con “The king of stride piano” del Rossano Sportiello Trio.
Nicoletta Cavanna