Autore Redazione
sabato
31 Ottobre 2015
23:56
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Eventi

L’Amore come ideale letterario. Recensione de “In arte Liala” al Teatro Besostri di Mede

L’Amore come ideale letterario. Recensione de “In arte Liala” al Teatro Besostri di Mede

MEDE – “Il mio vero capolavoro è stato sublimare la mia afflizione in pagine belle e romantiche”

In arte Liala”, ideato e interpretato da Laura Negretti e presentato al Teatro Besostri di Mede sabato 31 ottobre, è uno spettacolo ispirato a Amalia Liana Cambiasi Negretti Odescalchi (soprannominata Liala da D’Annunzio), simbolo della letteratura di genere romantico.

“I giornalisti mi prendevano in giro, non rendendosi conto che così schernivano milioni di donne”.

Liala, ormai anziana, si racconta ad un giornalista  (Antonio Grazioli, anche interprete del marito della protagonista), rivivendo l’Amore per il marchese Vittorio Centurione Scotto (Alessandro Baito), valoroso aviatore che morirà per incidente aereo proprio in prossimità dell’annullamento del precedente matrimonio di lei. Il dolore e l’annichilimento diventano, con il tempo, il motore della scrittura di Liala, che rivivrà, per tutta la sua lunga e intensa esistenza, quella promessa di Amore (con la A maiuscola) concretizzata solo nelle pagine dei suoi romanzi.

L’intervista diventa un flusso continuo dall’oggi al passato . Laura Negretti  passa dalla postura e dalla voce della protagonista anziana, che confonde i nomi della realtà con quelli dei suoi romanzi, alla danza elegante della stessa, giovane e abbracciata all’amato. Le frasi con Amore (come lei chiama Vittorio) sono quelle stigmatizzate della sua letteratura rosa : le dichiarazione sempiterne, le parole che ogni donna vorrebbe ascoltare e che rappresentano universalmente l’ideale dell’Amore imperituro.

Intorno a lei tutto è simbolico e tutto si uniforma al colore romantico per eccellenza. Così i pannelli bianchi di sfondo si girano e diventano rosa, come gli arredi e la sciarpina che Vittorio avvolge intorno al collo di Liala, con gesti plateali da film d’epoca.

Bello il soggetto e meritevole l’accento sul rispetto di un genere letterario per decenni bistrattato e oggi considerato degno di studio per il suo enorme successo di pubblico. Ben calibrata la recitazione dei protagonisti, in particolare nelle scene sognanti del ricordo che prende il sopravvento e diventa realtà, dove l’enfatizzazione dell’ideale romantico è giocata con una tecnica da fotoromanzo, che elude ogni sbavatura stucchevole.

In scena anche i bravi Franco Maino (ottimo nella scena corale del dolore alla notizia dell’incidente) e Valentina Ferrari (il suo punto di vista di cameriera è una preziosa nota ironica ).

Un buon successo di pubblico al Besostri di Mede, dove il prossimo appuntamento sarà, sabato 14 novembre, con La Bohème di Puccini, interpretata dai vincitori della prima edizione del Concorso Lirico Internazionale “Teatro Besostri di Mede”, con la regia di Michele Mirabella.

Nicoletta Cavanna

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