Autore Redazione
sabato
17 Giugno 2023
05:43
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Politica - Alessandria

Cooperativa Il Gabbiano bacchetta il TorinoPride sul no alla bandiera ucraina: “Siete promotori, non proprietari”

Cooperativa Il Gabbiano bacchetta il TorinoPride sul no alla bandiera ucraina: “Siete promotori, non proprietari”

ALESSANDRIA – “Un inaccettabile invito. Così si intitola la corposa considerazione del presidente della Cooperativa Il Gabbiano di Alessandria, Corrado Parise, rivolta al comitato del TorinoPride. Parise ha criticato l’invito formulato dagli organizzatori della manifestazione di evitare “bandiere nazionaliste (non siamo a giochi senza frontiere), bandiere atlantiste (il pride ha una posizione pacifista), e altre cose di questo genere. Non vorremmo vederle perché il Pride guarda ad una comunità allargata che è fuori da confini, barriere, frontiere (…) Le bandiere con pochi colori, definiti e inamovibili, ci sembrano solo molto tristi. Se ci saranno bandiere di questo tipo chiederemo gentilmente di abbassarle aveva sottolineato il TorinoPride.

“Un post che ci ha lasciati sconcertati ha sottolineato il presidente Parise “per il tono, il linguaggio, il contenuto. Tono paternalistico, tipico di soggetti ed epoche ignari e irrispettosi della soggettività e della capacità di giudizio che alberga nei bambini, anche i più piccoli, e di tutte quelle persone che gli organizzatori del Torinopride identificano, evidentemente, come rappresentati, autoassegnandosi senza alcuna avvertenza il ruolo di rappresentanti. Linguaggio ugualmente insopportabile, per superficialità e sciatteria, che tradisce la totale assenza di approfondimento, analisi, memoria, condivisione, palesandosi, piuttosto, come l’espressione di generici stati emozionali individuali, nello sforzo malissimo riuscito di spacciarli per posizione politica e/o intellettuale. In una parola, un vero e proprio esercizio di analfabetismo democratico, gravissimo dal punto di vista culturale, offensivo verso tutti coloro che hanno e/o avevano l’intenzione di manifestare per il Pride a Torino, ovunque o da nessuna parte. Con quale diritto qualcuno può dire ad altri qual è il modo consono per partecipare a una manifestazione? Quale vestito mettere, quali simboli esporre? Chi accettare, chi non accettare? Come pensarla, come non pensarla? Come manifestare il proprio pensiero e come censurarlo? Perché questo ha fatto il comitato: ha stabilito un’ineffabile linea corretta del Torino Pride, identificando a priori chi non fosse d’accordo come diverso, inopportuno, indesiderato, deviante… insomma tutti quegli aggettivi tipici della cultura e dei regimi che da sempre opprimono le persone e la cultura lgbtqi+ e qualunque altro gruppo o individuo definito non-conforme. Cari membri del comitato Torinopride – non avete capito nulla”.

“Negli stati di diritto, chiunque può e deve poter partecipare alle manifestazioni nel modo che desidera, senza il timore di essere picchiato, additato, escluso o, come avete, scritto, con rara ipocrisia e violenza, invitato a fare alcunché. E lo avete scritto con colpevole incoscienza, senza accorgervi di applicare lo stesso principio e quasi lo stesso lessico di chi da sempre ci invita a fare (e se possibile non fare) i pride senza eccessi, senza esibizioni/smo, senza travestimenti, senza indossare parrucche, senza mettere i tacchi, senza mostrare i culi, senza questo e senza quell’altro. Questo auto-attribuito diritto all’invito, a ben vedere, si fonda su un senso proprietario del pride, non si sa se più degno del peggiore narcisismo infantile o di un protocapitalismo imbarazzante, specie in bocca a sedicenti esponenti anti-Nato. Il pride, i pride, anche il Torino Pride, non è proprietà del Torinopride. A meno che non intendiate la proprietà del marchio come una qualunque Coca-Cola, che dà diritto a royaltiy, limitazioni, dividendi, ecc. E qualora lo intendiate così, siamo noi a invitarvi a fare il pride a casa vostra, non per le strade di Torino. Perché i pride sono di proprietà di chi, fin dall’inizio, li fa, scende in strada, ci mette la faccia e il corpo, a modo suo e contro nessuno. Nemmeno contro gli oppressori, perché i pride sono un invito non-violento a riconoscere la libertà, in se stessi e negli altri. E per questo, a ben vedere, i pride non appartengono nemmeno a chi li fa, perché sono lì apposta per chi non li fa e per chi non li può fare; e perché le idee e i corpi non appartengono a nessuno”.

“Anche per questi motivi, e perché non potete confondere il ruolo di promotori con quello di proprietari, non avete alcun diritto di invitare alcuno a fare alcunché, con scritti che denotano una cultura narcisistica, escludente e violenta, ammantata di buone intenzioni ecumeniche e sedicenti pacifiste. Le bandiere arcobaleno non sono foglie di fico, con le quali celare l’intimità con cui non si è evidentemente ancora fatto pace, a proposito di guerra. Quanto al contenuto. Ci occupiamo da decenni di persone, specie ragazze e ragazzi, a volte non ancora adolescenti, lgbtqi+, nella vita, nel quotidiano, insieme a loro, alla loro voglia di trovarsi e di essere trovati. All’Alessandria Pride abbiamo fatto carri i più travestiti possibile, con le bandiere italiana, europea e ucraina. L’italiana, perché anche noi rappresentiamo l’Italia, non ne siamo figli e cittadini minori; la seconda, perché l’Europa è l’unica entità politico-statuale al mondo che mette lo stato di diritto come fondamento costituzionale; la terza, perché la lotta odierna dell’Ucraina è una lotta per la vita dello stato di diritto e, come tale, coincide totalmente col significato originario e sostanziale dei pride. E lo stesso dicasi per la lotta delle e degli iraniani, afghani e di tutti coloro che nel mondo combattono e muoiono per la libertà e la legge. Non siete d’accordo? Francamente ce ne infischiamo, ma non vi inviteremo mai a fare questo o quello, a censurarvi o a spogliarvi in pubblico di quello che siete”. 

“A proposito di Alessandria” ha continuato il presidente de Il Gabbiano Parise “con grande imbarazzo e dissenso abbiamo accolto lo slogan di quest’anno dell’ALPride, “il pride è antifascista”. Perché, se proprio c’è bisogno di connotare il pride, ci mancherebbe che non fosse antifascista. Ma dirlo così, è una grave e, anche qui, ipocrita e violenta omissione e insieme un’inaccettabile illazione. Poiché il pride è per natura antifascista. Ma, allo stesso identico modo, è anticlericale, anticomunista, antiautoritario, antitotalitario, antiviolento, antioppressivo, anti-canaglia di ogni genere e colore. Dire che è solo antifascista non basta ed è un invito a pensare che possa essere legittimamente qualcuna delle cose appena menzionate. E questa è una menzogna storica e intellettuale. E se proprio dobbiamo affrontare il merito dell’avviso importante. Chi scrive appartiene a una generazione che è cresciuta nell’ideologia anti-NATO e antiamericana. Abbiamo passato l’infanzia e la vita a protestare attivamente contro la guerra in Vietnam, le armi nucleari, Cuba, i colpi di stato sanguinosi in Cile e Argentina e in tutto il Centro e Sud America, fino alle guerre in Iraq. Ce lo siamo potuti permettere, in Italia e in tutto il mondo occidentale. Come oggi voi vi potete permettere di pensare, dire e fare tutto quello che volete, compreso quello qui in questione. Perché, con tutte le sue contraddizioni, nel nostro mondo l’ultima parola non spetta alle persone, ai comitati, partiti, proprietari di ogni risma, ma alla legge, alla legge dei diritti dell’uomo. In ultimo, il nazionalismo. Da quando le bandiere nazionali sono di per sé simbolo di nazionalismo? O vogliamo assimilare le bandiere nazionali ai vessilli nazisti? Parlate di frontiere e allo stesso tempo vi crogiolate in un osceno riferimento ai Giochi senza frontiere, assimilando i simboli di popoli che soffrono atrocemente alle bandierine per i passatempo. Un pride è un pride se ognuno può andarci con la sua bandiera, che vi piaccia o no. Quella ucraina, la russa, l’italiana, la Nato… chi siete voi per prestabilire l’identità di un partecipante, le sue intenzioni, i suoi significati, le sue lotte? E soprattutto, chi siete voi per escludere gli uni o gli altri? Il metro del corretto e dell’opportuno non è il prurito narcisistico antiamericano di questo o quel membro del comitato Torinopride. Tantomeno, la gratuita e autocentrata affermazione che “il Pride è pacisfista… non è atlantista”, priva di ogni senso e legittimazione, nonché implicitamente assenziente a una guerra di aggressione con dichiarati intenti policidi, dichiarazione dalla quale ci dissociamo totalmente. Il metro è sempre lo stesso: libertà, diritto, diritti, accoglienza, lotta all’oppressore, resistenza al violento, legalità, libertà”.

“Non ci dilunghiamo, per puro senso del pudore, sul confronto tra Russia e Ucraina riguardo alle posizioni sulla questione lgbtqi+. Riguardo alle posizioni del governo e dello stesso esercito ucraino sulle questioni lgbtqi+, per chi non sa è facile informarsi; riguardo al governo russo, basti ricordare che la propaganda anti-lgbtqi+ è uno dei pilastri della sua intera ideologia criminale, un vero e proprio fondamento sui cui basare la legittimazione dell’oppressione, dell’assassinio, dell’aggressione al proprio e all’altrui popolo. Tutto questo accade a Torino, come una sorta di sfregio alla città del FUORI! Anche per quella memoria e per tutti questi motivi, domani non avrebbe alcun senso andare al pride senza bandiere, se non quello di una resa conformista e vigliacca, in nome, per alcuni, di un’inutile e superficiale unità lgbtqi+. Per noi, c’è solo una scelta, oltre a quella di non andare affatto –andare al Torino Pride con le bandiere, quelle che vogliamo”. 

Dal TorinoPride è poi arrivata una precisazione rispetto a quanto affermato: “Abbiamo sempre denunciato le leggi russe contro gli omosessuali, sostenuto l’Ucraina e condannato le violazioni dei diritti umani. Ci scusiamo per eventuali malintesi riguardanti le bandiere ucraine. Ci dispiace che la nostra richiesta sia stata interpretata come un divieto alla presenza delle bandiere ucraine, non è né nostra intenzione né nostro interesse. Abbiamo chiesto di unirci sotto le bandiere arcobaleno per rappresentare l’unità della comunità Lgbtqia+ nel mondo e di non dividerci in base a quelle nazionali”. 

Foto del carro de “Il Gabbiano” all’ultimo Alessandria Pride

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