Autore Redazione
martedì
5 Settembre 2023
16:01
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Cronaca - Alessandria

Nocciola, la preoccupazione di Cia Piemonte: “Siccità e prezzi bassi. Servono quotazioni differenziate”

Nocciola, la preoccupazione di Cia Piemonte: “Siccità e prezzi bassi. Servono quotazioni differenziate”

PIEMONTE – Al termine dell’analisi svolta lunedì nel corso di una riunione, la Giunta regionale della Confederazione Italiana Agricoltori Piemonte ha espresso “forte preoccupazione” per la situazione del mercato delle nocciole tradizionali piemontesi, che si trovano ad affrontare “una crisi senza precedenti”.

“La siccità e il sensibile calo delle produzioni – osserva il presidente regionale Cia Piemonte Gabriele Carenini stanno mettendo fuori gioco la coltivazione della Nocciola Igp Piemonte, con gravi rischi per le aziende agricole che in questi anni hanno investito in questo settore. Il clima siccitoso e straordinariamente caldo ha mandato in sofferenza le piante, riducendo la produzione fino al 30-40 per cento rispetto alle altre annate. Il prezzo è diventato insufficiente a remunerare le spese, serve un aumento delle quotazioni di almeno il 30%, altrimenti molti impianti finiranno fuori mercato”.

In particolare, sul fronte del prezzo Cia Piemonte giudica “come un pessimo segnale” il fatto che alla tradizionale Fiera della nocciola di Castagnole Lanze quest’anno non sia emersa l’indicazione delle quotazioni di mercato: “Vuol dire – spiega Carenini – che il mercato non è più locale, ma globale e che quindi non si sa chi determini le quotazioni. Per le aziende piemontesi che coltivano la Tonda Gentile Trilobata, una quotazione ‘globale’ non è accettabile, perché non tiene conto delle particolari qualità e condizioni di produzioni di questa pregiata varietà di nocciole, che notoriamente non ha rese elevatissime e non può competere con le varietà da produzione intensiva. Se non raggiunge una quotazione almeno tra i 300 e 360 euro al quintale, la produzione della Nocciola Piemonte Igp, soprattutto nelle zone collinari più periferiche, che in questa coltivazione avevano trovato uno sbocco lavorativo altrimenti difficile, in questo momento non è più sostenibile”.

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