21 Settembre 2023
11:15
II centenario di Rocky Marciano in un libro di Dario Ricci: “Campione invincibile, un simbolo post-moderno”
VARZI (PV) – Domani il palcoscenico dello sport di Varzi si illuminerà ancora una volta in onore di uno dei più grandi campioni di tutti i tempi: Rocky Marciano. Il mito dell’unico peso massimo della storia a concludere la sua carriera senza sconfitte continua a brillare e un evento speciale è pronto a celebrare il suo centenario. Domani alle ore 19:00 alla Cantina Storica Bazar in Via della Maiolica Marciano sarà raccontato in ogni sfaccettatura da Dario Ricci, una delle voci più autorevoli nel mondo dello sport e del giornalismo. Il suo libro, “Rocky Marciano – Sulle tracce del mito 1923-2023”, offre un viaggio appassionante attraverso la vita e la carriera del pugile, figlio di emigranti italiani e simbolo dell’invincibilità nella boxe. Sarà un’occasione unica per immergersi nell’anima di Marciano, dal piccolo borgo abruzzese di Ripa Teatina, dove il padre del campione partì verso l’America, fino alla sua città natale di Brockton, in Massachusetts.
D: Dario, il tuo libro “Rocky Marciano – Sulle tracce del mito 1923-2023” celebra il centenario del grande campione. Quali sono stati i momenti più affascinanti o sorprendenti che hai scoperto durante la ricerca per questo libro?
R: “Ho sviluppato negli anni un piccolo culto di questo campione. Il momento più bello in questa ricerca è stato l’incontro con la comunità che ancora oggi lo ricorda: Ripa Teatina, vicino a Chieti, cittadina da cui il padre partì diretto verso America, e dove ancora oggi si tiene il premio Rocky Marciano. San Bartolomeo in Galdo, vicino a Benevento, paese della madre. Ripercorrere questi luoghi dove ancora oggi il grande campione viene ricordato è stata sicuramente la parte più emozionante e avventurosa di questo lavoro”.
D: Rocky Marciano è noto come l’unico peso massimo della storia a concludere la sua carriera senza sconfitte. Quali lezioni possiamo trarre dalla sua carriera che possono essere applicate anche al mondo dello sport contemporaneo?
R: “Marciano incarna la suggestione quasi olimpica dell’imbattibilità, dell’invincibilità, è figlio del suo tempo, uno di quei campioni che esaltano l’America vincitrice delle due guerre mondiali. Al tempo stesso, Marciano è stato un campione post-moderno per tanti motivi, a partire dalla novità introdotta proprio da lui sul metodo di allenamento nella boxe, che anticipa di almeno un trentennio i suoi successori”.
D: Nel libro, hai menzionato un “match virtuale” tra Marciano e Muhammad Ali. Puoi condividere con noi come hai immaginato questo incontro e quale sarebbe stata la tua previsione?
R: “Virtuale sì, ma non nel senso di ipotetico, immaginario. In realtà, il match è stato realmente realizzato con l’aiuto di un computer nell’estate 1969. Si chiama Super Fight, venne realizzato come un film. Registrarono un centinaio di round di un minuto, con tutte le possibili combinazioni e pose. È questa una delle tracce post-moderne che sopravvive a questo mito perché mentre noi chiacchieriamo, loro si stanno ancora affrontando sul ring, e lo faranno all’infinito”.
D: Conduci su Radio 24 il programma “Olympia. Miti e verità dello sport”. Quali sono alcuni dei momenti più memorabili o ispiratori che hai vissuto durante la conduzione del programma?
R: “Olympia è un prezioso scrigno in cui con grande libertà posso esplorare i sentieri meno battuti nella storia dello sport quando c’è la possibilità di incrociare qualche storia sportiva soprattutto con il sociale pensiamo di fare un regalo ai nostri ascoltatori. Di recente abbiamo approfondito il miracolo della qualificazione olimpica della nazionale di basket Sud Sudan, si è qualificata per Parigi 2026 e considerando lo stato di estrema povertà che attraversa quel Paese, mi è sembrato un bel pretesto per raccontare la storia di questi giocatori”.
D: Quali sfide e opportunità vedi nell’evoluzione del giornalismo sportivo nell’era digitale e dell’informazione in streaming?
R: “Sicuramente è un momento di cambiamento probabilmente epocale, il giornalista deve sempre guardare con chiarezza agli strumenti del mestiere. Da un lato gli strumenti deontologici, dall’altro i tecnici; la conoscenza delle lingue, social, videomontaggio. Non è detto però che siano imprescindibili, bisogna sempre tenere chiari i riferimenti deontologici e culturali perché se vengono meno quei parametri, è molto difficile recuperarli”.