27 Settembre 2023
11:16
Si è aperta con Alberto Basaluzzo l’ultima settimana di Hortus Conclusus
NOVI LIGURE – Una narrazione che intreccia autobiografia e storia del cinema, un flusso di ricordi personali e collettivi che il cinema negli anni ha veicolato con sé. Insomma una “storia del cinema con la s minuscola”, questo il titolo dello spettacolo-narrazione di Alberto Basaluzzo, presentato ieri, martedì 26 settembre, ai tanti spettatori di Hortus Conclusus, il festival ideato e diretto da Andrea Lanza. Hortus prosegue questa settimana con gli ultimi due spettacoli teatrali, entrambi in scena nella Domus di vicolo Bianchi: giovedì 28 settembre “Sputo (antimonologo di apprendistato)” scritto e diretto da Manuela Cherubini per Elena De Carolis e, sabato 30 settembre, “Niuiòrc Niuiòrc” di e con Francesco Foti. Il programma di questa ultima settimana del Festival su radiogold.it/news-alessandria/cronaca. “Un paio di anni fa sono stato chiamato dal mio ex liceo, per tenere una lezione a degli studenti che seguivano un seminario di cinema”, da ciò è nato un podcast e, infine, uno spettacolo. Il monologo di Basaluzzo, attore novese di teatro, cinema e tv, inizia con una nota di vita professionale, ma il vero incipit è la scintilla di passione per quel meccanismo di illusione e di magia che in fondo il cinema è. Allora tutto comincia in una domenica di dicembre del 1982, in una sala cinematografica di provincia (e siamo a Novi) dove il protagonista-narratore assiste ad E.T, un film magico dalle sequenze iconiche e dalla colonna sonora indimenticabile. E’ una folgorazione, ma è anche un’emozione latente nella memoria collettiva, che Basaluzzo sa risvegliare con un’abilità affabulatoria particolarmente brillante. La narrazione segue il flusso di ricordi e le immagini avvolgenti del grande schermo si alternano ai vecchi film visti sulla TV a colori familiare o, più spesso, su un piccolo apparecchio portatile dal segnale farraginoso. Sono episodi gustosi, parentesi autobiografiche di vita adolescenziale in cui ci si riconosce, momenti di stupore che strappano la risata, proprio perché vissuti da un’intera generazione. E’ la storia di una crescita personale, con la s minuscola, nella quale è facile rispecchiarsi, perché corrisponde ad un immaginario comune indotto dai film dagli anni ‘80 in poi, oltre che da quelli dei decenni precedenti. Tutto ciò si inserisce nella grande Storia del cinema, quella iniziata con i fratelli Lumière e con George Méliès, poi proseguita con il passaggio nel 1927 al sonoro, che determinò un terremoto nel modo di scrivere le sceneggiature, di montare i film e di recitarli. Poiché il cinema è immagine che illude e coinvolge, il racconto si nutre di sequenze cinematografiche riconoscibilissime ed evocative di tantissimi ricordi, tra cui quelli legati a sale ormai chiuse. Ed è proprio un collage di frammenti di scene appartenenti alla grande Storia del cinema che rimane negli occhi al termine della narrazione. Il monologo è brillante e scorre veloce, come la carrellata di film citati. Se fosse un romanzo lo si potrebbe definire “di formazione”, ma con l’immenso pregio di divertire e di giocare sul registro emozionale senza mai eccedere né in comicità a buon prezzo né in pathos fuori luogo. Sta in questa misura calibrata e tutt’altro che semplice da mantenere la bravura di Basaluzzo, efficace e convincente dall’inizio alla fine. Non rimane che andare ad ascoltare il podcast, che promette un approfondimento.