Autore Redazione
domenica
29 Novembre 2015
00:59
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Eventi

L’amarezza di una generazione. Recensione de “Il giardino dei ciliegi” al Sociale di Valenza

L’amarezza di una generazione. Recensione de “Il giardino dei ciliegi” al Sociale di Valenza

VALENZA – “La drammaturgia compone la dialettica tra i vari personaggi…Ognuno parla per sé ma è un sistema corale”.

Le note di regia enunciate durante lo spettacolo sono linea guida e suggerimento di una realtà che si interseca con la vicenda vissuta in scena.

“Il giardino dei ciliegi” di Teatro Ma/Ludwig per la regia di Benedetto Sicca, presentato al Teatro Sociale di Valenza , sabato 28 novembre, è una trasposizione metateatrale, che si mantiene costantemente su due piani, del testo di Cechov.

Gli interpreti sono i personaggi del dramma, ma è sottesa continuamente un’altra identità che traspare dalle indicazioni di un regista che dirige lo svolgimento degli atti e declama l’entrata degli attori, il cambiamento di scena e tutto ciò che di tecnico concerne la vicenda. Alcuni protagonisti interpretano due personaggi (lo stesso regista è anche il vecchio maggiordomo) e, a comando, si trasformano. Ogni ingresso e ogni variazione sono sottolineati dalla  musica del violoncello di Bruna Di Virgilio, anima sonora della vicenda e contrappunto del regista.  L’oggi emerge nei nomi reali degli interpreti (Sara, Beppe…) e nel senso di impossibilità ad agire che, per osmosi, dal testo si trasferisce ad un ambito più vasto, ad una generazione intera senza futuro e senza energie. La scenografia di sedie ed elastici cosparsi di borotalco, che, spostati, suggeriscono spazi, è simbolica e, al contempo, fa intuire un set dove aleggia polvere, oppure brina sui ciliegi, oppure atmosfera di casa antica.

Rimane il dramma della famiglia aristocratica che, incapace di vincere l’inerzia mentale, perde la sua proprietà in un momento di cambiamento sociale e di affermazione della borghesia, ma tutto ciò è esteso a contaminazioni con l’oggi, con la fatica del fare teatro e con incursioni nella letteratura e nella poesia. Il testo è costellato di citazioni letterarie, da Alda Merini al Don Chisciotte di Cervantes ad Hikmet.

Proprio la poesia di Hikmet ispirata a Don Chisciotte (“…e Dulcinea / sarà ogni giorno più bella”, un barlume di ideale cui tendere) è cantata nel finale, che vede il vecchio maggiordomo, dimenticato dagli ex proprietari che abbandonano la casa.

Gli spunti sono tanti e tante le fonti. La trama risulta talvolta spezzettata a discapito del ritmo e il registro privilegiato e troppo costante è quello tragico. I protagonisti danno prova di notevole capacità nel passaggio attraverso più piani narrativi e più personaggi. Al loro lavoro si deve quella coesione che manca nella trasposizione registica a causa dell’eccessivo sforzo di comprensione chiesto allo spettatore e al forzato inserimento di citazioni esterne. 

Buona l’interpretazione e meritevole la proposta di un testo tuttora attuale alla luce di una contemporanea situazione giovanile di mancanza di speranza. Il cast di attori giovani ben impersona l’impasse mentale contrapposta alla dinamicità corporea e, in questo senso, dà corpo allo spirito originario del “Giardino dei ciliegi” e alla sua malinconia infinita.

In scena Riccardo Buffonini, Sonia Maria Teresa Burgarello, Sara Drago, Giancarlo Latina, Michele Mariniello, Luigi Maria Rausa, Beppe Salmetti, Carla Stara

La Stagione APRE al Teatro Sociale di Valenza prosegue venerdì 4 dicembre con “Gioco di specchi” di Stefano Massini per la regia di  Ciro Masella.

Nicoletta Cavanna

 

 

 

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