PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Sarà sabato 6 aprile ad Alessandria la mobilitazione generale indetta da sindaci e comitati dell’Alessandrino per tenere il deposito nazionale di scorie nucleari lontano dai confini del Piemonte. L’autocandidatura di Trino ha puntato “una lente di ingrandimento” sui territori piemontesi e il rischio, ha sottolineato ieri il sindaco di Castelletto Monferrato, Gianluca Colletti, è che “l’alzata di mano” del territorio vercellese concentri poi anche l’attenzione sui 5 siti in provincia di Alessandria inseriti nell’elenco delle aree idonee in Piemonte.
L’Alessandrino, e l’intero territorio regionale, “hanno già dato in termini ambientali“, hanno sottolineato compatti i sindaci insieme al Presidente della Provincia di Alessandria, Enrico Bussalino. Le amministrazioni lo hanno messo nero su bianco anche nei faldoni inviati al Ministero e a Sogin. I Comuni hanno fatto “tutto quello che si poteva fare” dal punto di vista tecnico. Hanno preparato perizie, interpellato esperti, ma “le barricate di carte”, come le ha definite Eugenio Spineto del “Comitato Popolare No Deposito Nucleare” non hanno retto.
Sogin ha depennato almeno uno dei due siti inizialmente adocchiati nell’area di Bosco Marengo ma ha spazzato via i “12 Kg di documenti” preparati dal Comune “con una dialettica durata 15 minuti” ha lamentato il sindaco, Gianfranco Gazzaniga. E allora, anche il primo cittadino di Bosco Marengo, che normalmente “non è tanto” per le manifestazioni in piazza, sabato 6 aprile sarà ad Alessandria insieme ai suoi concittadini, agli altri sindaci del territorio e ai comitati perché per la battaglia contro il deposito di scorie nucleari è “importante restare tutti uniti”.
Un deposito nucleare nei confini alessandrini, o comunque piemontesi, renderebbe ancora più “vulnerabili” territori che hanno già scontato la “pressione ambientale“ dell’Acna di Cengio, dell’Ecolibarna di Serravalle, dell’Eternit a Casale e su cui oggi pesa anche l’attività del Polo Chimico a Spinetta: “Avranno anche fatto degli studi per individuare i siti ritenuti idonei ma siamo stati noi, quando siamo andati a Roma, a far presente che qui c’è la Solvay. Loro se l’erano dimenticata” ha raccontato il sindaco Colletti.
I motivi per tenere il deposito lontano dai confini piemontesi non sono solo tecnici ma anche “di buon senso” ha sottolineato il sindaco di Casale, Federico Riboldi, che con tanto di vecchi articoli di giornale in mano ha respinto gli attacchi arrivati dal circolo casalese di Legambiente e rimarcato con fermezza la propria contrarietà anche all’autocandidatura di Trino: “Abbiamo già un deposito ai confini della provincia in un luogo non sicuro, che ha già subito due alluvioni. La priorità deve essere la messa in sicurezza di quell’area e non si può pensare che la soluzione sia creare un nuovo deposito, oltretutto in un territorio patrimonio Unesco”.
Dello stesso avviso anche il sindaco di Vignale Monferrato, Tina Corona. Lo stoccaggio di migliaia di metri cubi di rifiuti radioattivi vanificherebbe gli sforzi fatti “per far crescere e far conoscere il Monferrato” e per il primo cittadino di Oviglio, Antonio Armano, decreterebbe anche “la fine” dell’Alessandrino sotto il profilo economico: “Nessuno vorrebbe più investire qui conoscendo i rischi“.
“I rischi” legati a un deposito di scorie nucleari sul territorio non si devono sottacere, hanno esortato i sindaci. Il percorso per individuare il sito per il deposito nazionale di scorie radioattive prevedeva di informare e coinvolgere la popolazione ma il seminario nazionale si è svolto in sordina. Pochi lo sapevano, ancora meno hanno partecipato e così ora a informare la popolazione saranno le amministrazioni comunali, la Provincia di Alessandria e i comitati “Torrente Orba”, “No deposito nucleare laboratorio sociale”, “No deposito nucleare gente del territorio”, “Bosco libero dal nucleare” e “TriNO”.
Prima del 6 aprile verranno organizzati
banchetti e 13 incontri pubblici per spiegare ai cittadini il possibile impatto sull’Alessandrino di un sito dove si parla di stoccare 78 mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e 17 mila metri cubi ad alta attività: “
La cui radioattività decadrà dopo migliaia di anni“.
A prescindere dal colore politico, i sindaci, insieme ai comitati, hanno “il dovere” e, soprattutto, vogliono informare la popolazione nella speranza di vederla scendere poi tutta in piazza ad Alessandria durante la mobilitazione generale del 6 aprile. Tra i sindaci c’è chi si aspetta di vedere nel corteo di Alessandria anche il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio: “Venga con noi a manifestare” ha detto il sindaco di Bosco Marengo, che chiede alla Regione “fatti e non parole” sul tema del deposito delle scorie radioattive. Ha sollecitato, “parole chiare” dalla Regione, o meglio di parlare “come fanno le amministrazioni pubbliche”, l’assessore del Comune di Alessandria, Enrico Mazzoni: “In Provincia verrà votato un documento che passerà poi in tutti i consigli comunali. Sono convinto che la Regione sia contraria ma deve parlare con gli atti” ha esortato Mazzoni.
Sul punto “Regione” non c’è l’unanimità tra i sindaci della provincia di Alessandria, ma non è questo “il titolo” da mettere negli articoli, si è affrettato a chiarire con tono scherzoso il sindaco di Castelletto Monferrato, Gianluca Colletti. Il punto, questo fermo e comune a tutti, è sensibilizzare i cittadini della provincia e soprattutto mobilitarli contro una decisione che rischia di “cadere dall’alto” sulle teste di tutti gli alessandrini e impattare sul futuro delle prossime generazioni.