Autore Redazione
venerdì
14 Giugno 2024
10:07
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Cronaca - Pavia

Donatori di sangue a Pavia: da 2.051 a 3.447 in pochi anni, un quarto under 25

Donatori di sangue a Pavia: da 2.051 a 3.447 in pochi anni, un quarto under 25

PAVIA – In occasione della Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, che si celebra ogni anno il 14 giugno, l’AVIS Pavia coglie l’occasione per fare il punto sull’importanza di questo gesto salvavita e per ringraziare i donatori che, con il loro altruismo, permettono di salvare tante persone.

Un segno di speranza per il futuro

A Pavia, i risultati recenti sono incoraggianti: i donatori di sangue sono passati negli ultimi anni da 2.051 a 3.447; un quarto di questi hanno meno di 25 anni. Tra il 2023 e il 2024 le donazioni a Pavia sono state più di cinquemila. Questo incremento è un segnale positivo, attribuibile anche alla presenza di numerosi studenti universitari.

Quest’anno la ricorrenza assume un significato ancora più speciale per Pavia, città che vanta il primato di essere stata la prima in Italia ad effettuare donazioni di sangue gratuite. Un traguardo raggiunto nel 1926, molto prima della nascita dell’AVIS nazionale.

I pionieri pavesi della solidarietà

Fu il professor Adolfo Ferrata, della Clinica Medica del San Matteo (all’epoca in Piazza Leonardo Da Vinci), a ricevere i primi donatori pavesi. Tra loro, il primo a donare il sangue fu un certo Galandra, nome che resterà impresso nella storia pavese come simbolo dell’altruismo e della generosità che da sempre contraddistinguono la città.

Uno spirito pionieristico in materia di donazione del sangue che a Pavia non si è mai spento. Nel 1926 nacque proprio a Pavia una sorta di prima AVIS, che confluì poi nell’associazione nazionale nel 1952. Ancora oggi, la città vanta un tessuto associativo solido e attivo, con oltre 3mila donatori. Un dato che dimostra la grande sensibilità verso il tema della donazione tra le nuove generazioni.

Nonostante gli ottimi risultati raggiunti, il fabbisogno del Policlinico San Matteo, un ospedale di rilevanza nazionale e internazionale, in particolare nelle specialità di oncoematologia pediatrica, non è ancora completamente soddisfatto. Il Policlinico, insieme alle cliniche Maugeri e Mondino, richiede una quantità di sangue che spesso supera le donazioni locali, costringendo a ricorrere alla compensazione a livello regionale.

Per approfondire ulteriormente abbiamo intervistato ai microfoni di Radio Gold Stefano Marchesotti, presidente di AVIS Pavia, che ci ha fornito preziosi spunti sul presente e il futuro della donazione di sangue.

D: Come è evoluta la motivazione dei donatori nel tempo?

R: “Le motivazioni sono cambiate notevolmente. Negli anni ’70 e ’80 c’era una visione eroica del donatore. Oggi, i giovani donatori vedono la donazione come un dovere etico e civile, un gesto di normalità più che di eroismo. Questo cambiamento è anche merito della pandemia, che ha infuso maggiore consapevolezza e senso di solidarietà nelle persone”.

D: Quali sono le sfide future che l’AVIS dovrà affrontare?

R: “Una delle sfide è il ricambio generazionale, che stiamo vincendo grazie a molti giovani donatori. Un’altra sfida è la fidelizzazione: la donazione deve diventare una prassi regolare anche per il benessere del donatore. Stiamo lavorando per far sì che i donatori capiscano l’importanza della continuità”.

D: La pandemia ha influito sulle donazioni?

R: “Assolutamente sì. Durante gli anni peggiori della pandemia, siamo stati sollecitati da molte persone desiderose di donare sangue. Questo ha evidenziato quanto la sanità sia un bene fondamentale e un diritto essenziale. Le persone hanno capito l’importanza di contribuire alla salute collettiva”.

D: Può condividere qualche storia toccante di donatori che ha incontrato?

R: “Ogni anno, il nostro calendario racconta storie legate alla città e ai suoi donatori. Ricordo un donatore che si commosse vedendo nel calendario una foto del nonno. Un’altra storia è quella di un anziano donatore degli anni ’30, che chiudeva il suo negozio per andare a donare sangue, dopo aver bevuto un grappino, credendo che facesse buon sangue. Erano altri tempi, oggi non sarebbe assolutamente lecito. Sono storie di gente comune, ma straordinarie per il loro significato”.

D: Qual è il suo sogno personale per l’AVIS?

R: Spero che l’AVIS diventi un riferimento per i valori della solidarietà, non solo nel contesto della donazione di sangue. Vogliamo essere un elemento che dissemina solidarietà civile e che partecipa attivamente alla comunità. Questo è già in parte realizzato grazie alle sinergie con altre associazioni di volontariato“.

La Giornata Mondiale dei Numeri del Sangue a Pavia messo in evidenza la necessità continua di donazioni e l’importanza di sensibilizzare le nuove generazioni. La città, con la sua storica tradizione di donatori, continua a essere un esempio virtuoso, ma le sfide restano alte. La solidarietà, la partecipazione e la consapevolezza sono le chiavi per garantire che ogni paziente riceva il sangue di cui ha bisogno.

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