Autore Redazione
venerdì
21 Giugno 2024
05:39
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Cronaca - Alessandria

Stop alla produzione di c6o4 nel Polo Chimico, l’ex assessore Lombardi: “Provvedimento corretto”

Stop alla produzione di c6o4 nel Polo Chimico, l’ex assessore Lombardi: “Provvedimento corretto”

ALESSANDRIA – L’ingegner Claudio Lombardi, ex assessore all’Ambiente di Alessandria durante l’amministrazione del sindaco Rossa, ha commentato così le determine della Provincia che hanno stoppato la produzione di C6o4 al polo chimico di Spinetta.

In data 26 febbraio 2021 con determinazione protocollo 20210011988 n° DDAP2 – 155 – 2021 la Provincia di Alessandria autorizzò Solvay Specialty Polimers Italy S.P.A alla produzione ed utilizzo della sostanza PFAS brevetta e denominata cC6O4 pervio l’ottemperanza di 32 prescrizioni. La premessa alla descrizione delle prescrizioni è particolarmente importante “La produzione di cC6O4 è autorizzata per un massimo di 60 t/anno e il suo successivo utilizzo deve essere attuato garantendo l’assoluta tenuta degli impianti e della relativa rete di distribuzione, sia degli intermedi che del prodotto finito. Considerata la tossicità e la persistenza della citata sostanza, deve essere evitata la dispersione del prodotto all’interno del sito produttivo. La presenza della barriera idraulica a valle dello stabilimento, indipendentemente dalla sua capacità o meno di trattenere tutte le acque di falda che defluiscono al di sotto dello stabilimento non può essere considerata un presidio contro le perdite impiantistiche”.

Le più importanti prescrizioni (a mio avviso) utili alla corretta lettura e critica degli atti in oggetto :
– ogni 6 mesi Solvay deve emettere con analisi di ARPA relazioni su controllo e manutenzione tubazioni, bacini di contenimento che possono contenere cC6O4 inviandoli agli enti pubblici.
– Solvay deve installare piezometri di controllo nelle aree dei reparti di produzione di cC6O4 inviando relazioni ogni 3 mesi
– Solvay deve costruire fornendo entro 31/05/21 il progetto ed il cronoprogramma realizzativo di impianti di depurazione ben più efficienti degli attuali: impianto di osmosi inversa vibrata e nanofiltrazione
– Entro 2023 deve provvedere alla riduzione del 99%della produzione di ADV
– a far data 1febbraio 2024 il refluo scaricato nel Bormida deve avere un contenuto di cC6O4 inferiore a 0,5 ?g/l e dal 1° febbraio 2023 un contenuto di ADV (omissis) inferiore a 0,5 ?g/l.
– I valori limite di emissione allo scarico P4(è il punto in cui il canale di scarico proveniente da Solvay confluisce in Bormida, n.d.r.) si intenderanno rispettati qualora la media giornaliera ottenute da campioni di 24 h, risulti inferiore al valore indicato alla prescrizione 7) che precede.
– Solvay deve provvedere a sue spese alla costruzione di sistema di prelievo automatico delle acque nel punto di scarico in Bormida telematicamente collegato ad ARPA che può attivare la procedura di prelievo (punto P4)
– Solvay deve comunicare a Provincia, Comune ed altri enti pubblici interessati la procedura di gestione dei rifiuti ed in particolare del rifiuto CER 070207 (procedura denominata “Coagulo”)
– Le resine ed i carboni attivi dell’impianto di abbattimento PFAS devono essere “tracciati” e la tracciabilità accessibile agli enti pubblici

Ci si chiede se le prescrizioni citate sono state evase da Solvay e nelle tempistiche previste in quanto assai rilevanti per le considerazioni che riportiamo nel seguito.
– Per una più comprensibile interpretazione della documentazione in oggetto si precisa quanto segue:
– Uno stabilimento produttivo interagisce sull’ambiente circostanze in due modi: per funzionare produce necessariamente effluenti (rifiuti liquidi e solidi). I solidi sono accumulati in discariche interne che devono essere autorizzate o in esterne che devono essere tracciabili. I rifiuti liquidi devono essere raccolti e convogliati tramite opportuna rete fognaria ad impianti di depurazione dai quali si diparte una conduttura che contiene sostanze depurate nel rispetto delle autorizzazioni integrate ambientali (AIA) che viene immessa in corsi d’acqua opportunamente autorizzati.
– E’ fatto divieto di perdite (denominate pudicamente “diffuse”) da tubazioni o componenti degli impianti produttivi. Tali perdite attengono a composti solidi, aeriformi e liquidi. La documentazione emessa dalla Provincia riguarda gli effluenti liquidi che percolano nelle falde acquifere e quindi di queste tratteremo nel seguito.

A proposito della diffida a Solvay allo scarico dei reflui Solvay nel Bormida l’ingegner Lombardi ha rimarcato che “tutto è iniziato dalla segnalazione di un cittadino sulla presenza di schiume persistenti e macchie di colore marrone al punto P4 di immissione del canale di scarico in Bormida il 17 maggio 2014. “Immediatamente Solvay, tramite intervista del direttore di stabilimento, ha dichiarato che si trattava di normali schiume provocate dalla turbolenza che si genera nella cascatella che immette il refluo di stabilimento nel fiume (punto P4) premurandosi per dimostrare la propria cultura scientifica di denominare la cascatella “stramazzo”, “pour epater les bourgeois” direbbero i francesi. Smentito clamorosamente dalla pubblicazione delle analisi sui campioni prelevati da ARPA . L’osservazione che facciamo è la seguente: l’autorizzazione a produrre cC604 è stata rilasciata il 26 febbraio 2021 con 32 prescrizioni. La n°8 prevede campionamenti assai frequenti per poter ottenere il limite annuale prescritto sia per cC6O4 che ADV. E’ stata necessaria la denuncia al 112 di un cittadino per attivare i controlli ARPA! Sembra palesemente dimostrato che le deliberazioni della Provincia non sono correttamente ottemperate da ARPA o che la Provincia non si cura di farle rispettare! Inoltre su documenti riservati trasmessi da ARPA alla Provincia e citati nella “diffida” sono riportati i valori puntuali dei campioni analizzati e risultati “non conformi”. La non conformità riguarda unicamente il cC6O4 mentre la nota pubblicata sul sito Arpa Piemonte riporta testualmente “In un campione di schiuma prelevato dalla prevasca A101A sono stati riscontrati diversi composti PFAS tra cui ADV e PFOA.” La prevasca raccoglie gli effluenti quando gli stessi non sono conformi: perché non riportarne i valori puntuali?”.

“Il valore ” non conforme” del cC6O4 riportato in diffida è 3,02+/- 1,81 ?g/l : riteniamo tecnicamente fattibili misure più precise di quelle eseguite da ARPA con una tolleranza del +/-60% visto che ha valore legale il valore minimo. In ogni caso il cC6O4 supera i valori prescritti da 9,66 volte a 2,42 volte. Si ricorda che Solvay fece ricorso nel 2021 al TAR contro i limiti imposti dalla autorizzazione a produrre cC604 richiedendo limiti di ben 70 volte superiori. Con sentenza dell’aprile 2024 il Tar la respinse con la seguente motivazione: “Occorre premettere che la categoria delle PFAS (ovvero sostanze perfluoroalchilate) raggruppa sostanze che vengono comunemente utilizzate in campo industriale e che si trovano pressoché disperse ovunque nell’ambiente. Si tratta di composti molto poco biodegradabili e da tempo oggetto di attenzione da parte della comunità scientifica, che ne monitora gli effetti per la salute umana, a causa del loro accumulo nell’organismo (con aumento del rischio di sviluppare alti livelli di colesterolo ed acido urico nel sangue o altre problematiche ai reni, al fegato, alla tiroide). Secondo studi scientifici, per loro caratteristiche, i Pfas persistono per lunghi periodi nel suolo, nell’aria e nell’acqua, sono trasportati per via aerea e possono contaminare le acque; a tali sostanze l’uomo è esposto attraverso l’ingestione di acqua potabile o cibi provenienti da zone con elevati livelli di Pfas, l’inalazione di aria contenente polveri, il contatto con superfici o suoli contaminati riescono a oltrepassare la barriera placentare e a raggiungere il feto…Altri studi evidenziano una correlazione tra l’esposizione ai Pfas e l’aumento, sulla popolazione esposta, dell’incidenza di ipotiroidismo, ipercolesterolemia, mortalità per cardiopatie ischemiche, malattie cerebrovascolari, ipertensione, diabete mellito, alzheimer /demenza, diminuzione della fertilità, ecc”.

“Con specifico riferimento alla sostanza cC604, costituente un Pfas di nuova generazione a catena corta, i suoi effetti non sono stati ancora approfonditi come invece avvenuto per i Pfas di vecchia generazione. Tuttavia vi sono studi scientifici che ne segnalano i rischi per l’ambiente e per la salute: i dati disponibili riguardano indagini di tossicità acuta e genotossicità condotte su ratto, mentre altre indagini (eseguite su vongole) suggeriscono la possibilità che la suddetta sostanza entri nella catena trofica di altri organismi fino all’uomo; inoltre, ad esito di analisi sul possibile effetto pro-trombotico del C604 è stato accertato che l’esposizione a C604 a basse concentrazioni induce un’attivazione piastrinica che “potrebbe indurre un maggior rischio di eventi cardiovascolari” (si veda la relazione dell’Università di Padova….). Il cC604, inoltre, presenta caratteristiche più preoccupanti dei Pfas storici in termini di maggiore mobilità attraverso i corpi idrici, analoga persistenza, superiore capacità di sfuggire ai trattamenti di depurazione”.

“In conclusione a nostro parere pare assai lieve assumere come provvedimento contro tale grave infrazione una semplice diffida. Il divieto di scarico fino a che ARPA non accerti il rispetto continuativo e non sporadico dei limiti appare ben più corretto come provvedimento”.

“Altrettanto grave se non maggiore appare l’inquinamento causato dalla mancata ottemperanza alle prescrizioni di questa Determina. In data 5 aprile 2024 Solvay ha denunciato di aver rilevato nel sottosuolo adiacente al reparto di produzione di cC6 O4 presenza di tale sostanza in quantità tale da indurla a sospenderne la produzione ed a autodenunciarsi agli enti pubblici, in particolare alla Provincia responsabile dell’autorizzazione a produrre (AIA) per tale infrazione. Le analisi effettuate da ARPA hanno rilevato nel suolo concentrazioni enormemente elevate di tale tossica sostanza con un picco di 1.021.034,1 ?g/l alla profondità di 5/7 metri. Raggiungendo per lisciviazione e dilavamento la falda acquifera la tossica sostanze ne causa un inquinamento di proporzioni estremamente elevate. A titolo di confronto lo si paragoni al valore limite di 0,5 ?g/l pari a quello del punto di scarico in Bormida.
Le prescrizioni autorizzative 2) e 3) recitano rispettivamente:
2) ogni 6 mesi Solvay deve emettere con analisi di ARPA relazioni su controllo e manutenzione tubazioni, bacini di contenimento che possono contenere cC6O4 inviandoli agli enti pubblici.
3) Solvay deve installare piezometri di controllo nelle aree dei reparti di produzione di cC6O4 inviando relazioni ogni 3 mesi

Ci si chiede: le citate relazioni da trasmettersi da parte di Solvay a far data 2021 ogni 3 e 6 mesi non hanno mai evidenziato il prodursi di tale inquinamento evidentemente causato da perdite da componenti dell’ impianto, da tubazioni , da fognature ? In altri e più espliciti termini: Solvay ha provveduto ad inviare le relazioni previste ed ARPA ne ha controllato la correttezza anche con ispezioni e prelievi? Il perdurare del “fermo impianto”di produzione cC6O4 da parte di SOLVAY da quasi due mesi fa ritenere che l’azienda sia incapace di intervenire efficacemente molto probabilmente per la grave obsolescenza degli impianti dei quali , specie per quanto riguarda le fognature, potrebbe non conoscere appieno la localizzazione. Non deve quindi Solvay stupirsi della ingiunzione della Provincia di sospendere la produzione già da essa sospesa da due mesi”.

“Piuttosto si rileva che la Solvay, a seguito della decisione assunta dalla Provincia, si è impegnata a “presentare un piano di eliminazione delle perdite molto esteso che la conferenza (evidentemente anche se non citato si tratta di riunioni fra Solvay, Provincia ARPA, Comune, n.d.r) si è impegnata a controllare e verificare” . Ma tale “conferenza “non lo doveva fare a partire dal 2021 , dal momento del rilascio dell’autorizzazione a produrre previo il rispetto delle prescrizioni? Si conclude infine in totale disaccordo con le prescrizioni riportate nel documento che autorizzeranno Solvay a riprendere la produzione di cC6O4 contestualmente al rilascio da parte di ARPA di “specifica valutazione tecnica in merito all’effettiva risoluzione delle problematiche che hanno portato in passato alla perdita di cC6O4″. A nostro avviso deve essere esplicitamente imposto che debbano essere eseguite prove non episodiche e quindi su un adeguato arco tempore che le perdite verso la falda siano state del tutto eliminate”.

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