Autore Redazione
venerdì
15 Gennaio 2016
23:47
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Eventi

Quando le note diventano linguaggio teatrale. Recensione di “The human jukebox” all’Alessandrino

Quando le note diventano linguaggio teatrale. Recensione di “The human jukebox” all’Alessandrino

ALESSANDRIA – Tutte le canzoni vincitrici di Sanremo in cinque minuti, in un medley che le fonde in un discorso musicale continuo ed esilarante.

Così inizia “The human jukebox” degli Oblivion, presentato venerdì 15 gennaio al Teatro Alessandrino davanti ad un pubblico che ha riso e interagito con i protagonisti per un’ora e mezza .

Gli Oblivion (Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli) sono veramente un jukebox umano. Su suggerimento degli spettatori, invitati ad indicare nomi di cantanti preferiti,  rielaborano, tritano e fondono parole, stili, gestualità e mimica. Come un disco difettoso, saltano o ripetono brani di canzoni , oppure ricalcano uno stile e una musica, mutandone le parole con un effetto di grande comicità.

La carrellata di canzoni è intervallata da dialoghi con il pubblico, che detta il menu della serata ed è criticato per le scelte fatte.

Si ride molto, senza un attimo di calo di tensione comica. La parodia dei tenori adolescenti de “Il Volo” , come “La cura” di Battiato, lettura cantata del foglio illustrativo dell’aspirina,  sono perle di ilarità. Impossibile non ricordare l’interpretazione delle vecchie glorie (Albano e Romina, Pupo, Umberto Tozzi…) oggi divi nei paesi dell’est , con tanto di scorta, nella versione Oblivion, dell’armata rossa

Lo spettacolo scorre leggero, il pubblico vorrebbe continuasse ad oltranza proprio grazie alla freschezza di un’interpretazione mai scontata, sempre divertente e originale.  Il modus recitandi attraverso le note, trasmette, al di là dei testi originari, significati altri, che causano, per contrasto, un divertimento continuo.

L’interattività si gioca con gli spettatori, ma anche con una scenografia rigorosa e colorata, firmata da Guido Fiorato. Cubi e parallelepipedi variopinti (gli stesso colori del cubo di Rubik) diventano pedane, bancone delle poste o cassa di supermercato (dove lavora una Giusy Ferreri ritornata cassiera all’Esselunga), oppure cartelli riportanti frasi di canzoni.

Tutto, in parola e in oggetto, si crea e si disfa, ogni elemento diventa parte di un insieme nuovo e coerente , che genera divertimento ed è dovuto a grande maestria.

Un successo che ha strappato acclamazioni.

La stagione al Teatro Alessandrino continua mercoledì 27 gennaio con “La lupa” con Lina Sastri e Giuseppe Zeno, per la regia di Guglielmo Ferro.

Nicoletta Cavanna

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