Autore Redazione
giovedì
29 Agosto 2024
05:44
Condividi
Cronaca - Alessandria

L’ideatore delle “cartucce” anti pfas: “Acqua depurata in due ore, pronti a utilizzarle nel sangue”

L’ideatore delle “cartucce” anti pfas: “Acqua depurata in due ore, pronti a utilizzarle nel sangue”

VICENZA – Vengono definiti inquinanti “eterni” ma, grazie a uno studio all’avanguardia, questo aggettivo associato ai Pfas potrebbe non essere più idoneo. Dopo l’europarlamentare di Alleanza Verdi Sinistra, Cristina Guarda, Radio Gold ha intervistato il dottor Claudio Ronco (nella foto al centro), direttore scientifico dell’Istituto internazionale di ricerca sulle malattie renali di Vicenza, ideatore di un metodo che potrebbe essere in grado di eliminare i Pfas dal sangue.

“Per anni ho lavorato negli Stati Uniti, poi sono rientrato in Italia e ho diretto il reparto di Nefrologia dell’Ospedale Vicenza, oltre a ricoprire la cattedra di professore ordinario dell’Università di Padova” ha sottolineato il dottor Ronco ai nostri microfoni “il nostro istituto, sostenuto da una fondazione, forma medici sulle tecniche avanzate che abbiamo sperimentato e consegnato alla letteratura. In particolare mi riferisco a terapie adeguate nei confronti di pazienti con gravi problemi renali ma anche al fegato e al cuore: noi conduciamo delle ricerche. Ad esempio abbiamo ideato “Carpediem“, un apparecchio per la dialisi dei bambini neonati con problemi renali. Abbiamo consegnato al mondo questa strumentazione, senza brevettarla per lasciarla aperta e libera a miglioramenti e all’utilizzo di tutti”. 

Di recente l’Irriv ha quindi compiuto un’altra scoperta che, inevitabilmente, interessa anche il territorio alessandrino: “I pfas sono prodotti di degradazione delle plastiche. Da tempo stiamo studiando sistemi di circolazione extracorporea, utilizzando filtri speciali, soprattutto delle cartucce che agiscono come calamite per i pfas, rimuovendoli completamente. Su una rivista di alto livello abbiamo pubblicato i risultati di una circolazione eseguita in laboratorio di un’acqua altamente contaminata da almeno 35 sostanze pfas. Abbiamo visto che nel giro di due ore le nostre cartucce sono in grado di azzerare queste sostanze. Possiamo offrire una opzione terapeutica per i pazienti che avessero alti livelli di queste sostanze, la cui concentrazione nel sangue sembra correlare anche con patologie oncologiche, endocrine, o che causano disfunzioni organiche”.

Il dottor Ronco è poi entrato ancora più nel dettaglio: “Queste cartucce sono già state utilizzate per delle terapie contro intossicazioni, avvelenamenti da sostanze tossiche. Se le istituzioni decidessero di voler applicare queste terapie siamo in grado di offrire il protocollo e gli esperimenti. Se funzionano anche nel sangue? Le abbiamo utilizzate molto durante la pandemia covid per depurare il sangue dei pazienti dalle sostanze mediatori chimici dell’infiammazione, attraverso circolazioni extracorporee eravamo in grado di ridurre il livello di infiammazione prodotto da queste sostanze, migliorando l’esito clinico dei pazienti”. 

L’Istituto internazionale di ricerca sulle malattie renali di Vicenza conferma quindi la propria disponibilità con le istituzioni per far conoscere il suo studio: “Noi siamo un istituto scientifico, produciamo ricerche e offriamo soluzioni ai problemi che si presentano. L’impiego istituzionale di queste terapie spetta agli organi regionali, abbiamo per ora pubblicato i risultati di questa ricerca. Ci aspettavamo questo interesse visto che è un tema molto sentito e siamo a disposizione. Se le istituzioni vorranno promuovere o supportare una ulteriore ricerca o uno studio clinico noi siamo a disposizione. Il mio dovere è mettere a conoscenza la comunità scientifica di queste opportunità, poi spetta ad altri decidere cosa fare dei nostri risultati e chiederci uno studio più avanzato o una collaborazione. Già alcuni istituti scientifici stranieri ci hanno chiesto se fossimo interessati a condurre ricerche e studi clinici con loro. Per il momento non abbiamo ancora pianificato nulla, può essere che nell’interlocuzione con gli organi regionali si possa concordare un progetto finanziato o uno studio, dipende da quello che il sistema sanitario nazionale e regionale vorranno fare”. 

Condividi