Autore Redazione
domenica
17 Novembre 2024
18:31
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Cronaca - Alessandria

Il grazie di Roberto a infermieri e medici: “Il mio ospedale funziona bene”

Il grazie di Roberto a infermieri e medici: “Il mio ospedale funziona bene”

ALESSANDRIA – Roberto Avalle ha scritto a Radio Gold “perché è necessario far sapere le cose che funzionano bene, anche sul nostro territorio“. La dolcezza e premura del nostro lettore emergono dalla sua voce e dal suo invito a lasciare da parte il “signore“, vuole essere chiamato Roberto e basta. Il suo desiderio è solo far conoscere la storia che lo ha visto protagonista, iniziata con molte preoccupazioni e poi accompagnata alla fine con il sorriso. Far sapere che ad Alessandria l’ospedale funziona e soprattutto che le persone che ci lavorano lo fanno con passione e dedizione. Ecco il suo racconto:

È sabato mattina, in casa sono solo e mi sento male. All’inizio mi pare passi, invece no. Allora chiamo la Guardia medica e parlo con una dottoressa disponibile e preparata che mi dice di rivolgermi  al Pronto soccorso: me lo ripete più volte. Preferisco aspettare, mi aiuta, si fa dare spesso informazioni su come vanno le cose con fermezza e sicurezza. Capisco che è inutile attendere, chiamo il 118. I sanitari arrivano e con efficienza e professionalità elevate fanno tutto con accuratezza. Raggiunto così il pronto soccorso e vengo trasferito alla sub Terapia intensiva, Terapia intensiva, chirurgia cardiaca.

Qui trovo infermiere giovani, piene di voglia di fare, alacri, sorridenti, qualcuna con qualche anno in più, affaticata, lo si vede dal volto, ma risoluta nel fare il proprio lavoro con abnegazione, come chi svolge una missione. Qui ho trovato efficienza, umanità, disponibilità, pazienza infinita e il sorriso sempre anche nei momenti in cui si fanno lavori sgradevoli. Qui ci si dà del tu, ci si chiama per nome come a casa ed è bellissimo.

Qui a settantasei anni ho ripassato come ci si deve comportare, ho rivisto la sofferenza il dolore ho imparato la consolazione quella di chi curava i malati nei secoli passati. Letto sempre rifatto, biancheria super pulita, cambiato spesso con attenzione anche all’aspetto. Massima anche l’attenzione all’igiene grazie al cambio continuo di abiti e guanti, con un’operosità incredibile. Per un problema addominale di loro iniziativa volevano subito cambiarmi prima che lo chiedessi io. Silenzioso e professionale anche il personale addetto alle pulizie che non vuole disturbare  ma c’è. Il decorso prosegue e l’anamnesi è scrupolosa e accurata. Medici solerti, silenziosi, seri, riflessivi, eternamente impegnati nel loro lavoro. Non lasciano nulla al caso. Valutano, si consultano e chiedono al paziente. Esami continui e l’intervento non mi ha dato nessun problema, niente dolore. Henry Ford diceva quando vedo un’ Alfa Romeo mi tolgo il cappello. Io me lo tolgo davanti a tutte queste persone che lavorano per noi in silenzio,  che dedicano ore a noi e che meriterebbero maggior attenzione da parte delle classe politica. Solo un uomo si è distinto con un comportamento sconveniente durante un cambio di letto: dopo l’intervento mi ha strattonato malamente protestando per la mia presunta assenza di collaborazione, ma il mio braccio sinistro era immobile per applicazione di un pacemaker. Alla fine tutto ha spiegato quanto l’ospedale funzioni bene. Sicuramente il mio Ospedale non ha nulla da invidiare ad altre strutture blasonate in Italia e all’estero. Uscendo ho guardato dalle finestre un vecchio malandato cornicione con dei poveri colombi neri e un cielo grigio. Le persiane grigie cadenti erano chiuse. Mi sono commosso. Il mio vecchio caro Ospedale mi salutava. Mi è dispiaciuto lasciare questo luogo che anche in questo momento ricordo con affetto e che abbraccio forte“.

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