19 Novembre 2024
05:51
Camere di Commercio unificate: cosa cambia per Pavia
PAVIA – La Camera di Commercio di Pavia ha ufficialmente chiuso i battenti dopo 238 anni di storia. Da ieri, con l’accorpamento alle Camere di Mantova e Cremona, prende forma il nuovo ente camerale unico, un progetto che trasforma la gestione economica locale in una struttura interprovinciale. L’insediamento del Consiglio camerale si è tenuto al Centro Congressi Mantova Multicentre, dove Gian Domenico Auricchio, già amministratore delegato della storica Gennaro Auricchio S.p.A. e presidente di Unioncamere Lombardia, è stato eletto presidente all’unanimità dai 33 consiglieri.
Auricchio ha aperto il suo mandato con una dichiarazione d’intenti basata sui numeri: 137.000 imprese registrate al momento dell’avvio del processo di fusione (attualmente ridotte a circa 108.000), 430.000 addetti, un valore aggiunto complessivo di 37 miliardi di euro e un export cresciuto del 98% negli ultimi 15 anni, per un totale di 20 miliardi. Pavia contribuisce significativamente al panorama economico con il 34% della produzione nazionale di riso, il 21,6% del latte italiano, e una rilevante quota del settore vinicolo e zootecnico.
Auricchio ha riconosciuto il lavoro svolto da Giovanni Merlino, ex commissario straordinario della Camera pavese, definendolo cruciale per bilanciare le istanze territoriali durante le trattative. Tuttavia, i timori sul futuro rimangono, soprattutto per quanto riguarda il mantenimento dell’autonomia gestionale e la tutela delle specificità locali.
L’accorpamento è stato definito una “opportunità” dallo stesso Auricchio, ma resta una questione aperta per il tessuto imprenditoriale pavese, fatto di piccole e medie imprese, microimprese e realtà a conduzione familiare. Se da un lato si prospetta una maggiore efficienza nella gestione e nell’uso delle risorse, dall’altro si teme che la distanza fisica e politica dal nuovo baricentro, Mantova, possa penalizzare Pavia.
L’ottimizzazione delle risorse, infatti, prevede una razionalizzazione che potrebbe tradursi in minori eventi locali e iniziative specifiche, sostituiti da progetti di portata più ampia. Anche i servizi potrebbero risultare meno immediati, con pratiche e autorizzazioni che richiederanno tempi più lunghi.
Il consiglio camerale comprende 11 rappresentanti pavesi, tra cui figure chiave come Merlino, e rappresentanti del settore agricolo, artigianale e immobiliare. La loro sfida sarà mantenere viva l’identità pavese all’interno di un ente che, per dimensioni, ambizioni e centralità, tende a ridurre le specificità territoriali a vantaggio di una visione complessiva.
Il presidente di Unioncamere nazionale, Andrea Prete, ha voluto ridimensionare i timori legati agli accorpamenti: “La nostra forza è la presenza sul territorio. Le sedi rimangono 105 nonostante la riduzione a 60 Camere. È un giorno importante: i campanili non esistono quando si pensa alle imprese”.
Il nuovo ente dovrà dimostrare nei fatti la capacità di bilanciare le esigenze dei tre territori, garantendo equità e rappresentanza. Le promesse di sinergie e maggiore efficacia non basteranno: gli imprenditori pavesi attendono risposte concrete per evitare che la fusione si traduca in un compromesso al ribasso.
Auricchio ha concluso il suo intervento sottolineando che “tutte e tre le Camere erano fortemente patrimonializzate e avrebbero potuto stare anche da sole”. La sfida, ora, sarà fare in modo che l’unione non annulli le peculiarità, ma le integri in un sistema realmente capace di rispondere alle esigenze delle imprese, grandi e piccole, che rappresentano l’anima economica della Lombardia.