Autore Redazione
lunedì
20 Gennaio 2025
11:43
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Tempo Libero - Alessandria

L’imperfezione dell’amore. Recensione di “Scene di un matrimonio” al Teatro Alessandrino

Moderno e intenso l’allestimento del testo di Begman con la regia di Raphael Tobia Vogel alla stagione teatrale del Comune di Alessandria con PdV
L’imperfezione dell’amore. Recensione di “Scene di un matrimonio” al Teatro Alessandrino

ALESSANDRIA – “In materia di sentimenti siamo degli analfabeti. Siamo sconnessi da noi stessi, come pensiamo di incontrare qualcun altro?”.  Parla di amore, di incomprensione, ma anche di immaturità e di scarsa conoscenza di sé, “Scene da un matrimonio” di Ingmar Bergman, nell’adattamento teatrale firmato da Alessandro D’Alatri con la regia di Raphael Tobia Vogel. Lo spettacolo, interpretato da Sara Lazzaro e Fausto Cabra è stato presentato al Teatro Alessandrino ieri 19 gennaio ed è stato il secondo apprezzato appuntamento della stagione teatrale del Comune di Alessandria con Piemonte dal Vivo. La prossima data sarà il 1^ febbraio con “Racconti disumani” con Giorgio Pasotti.

Su una scena (di Nicholas Bovay) divisa in due da una parete campeggiano un soggiorno e una camera da letto, che mutano nell’arredamento con il mutare della relazione dei protagonisti Giovanni e Marianna. Il loro matrimonio decennale, in un’intervista iniziale via tablet con una voce fuori campo, appare quasi perfetto, ma rivela un non detto di fondo che ne determinerà la crisi. La routine, la deludente vita sessuale condizionata dai figli, gli obblighi sociali e familiari diventano, in un vortice che si avvita velocemente, la causa di ripensamenti e dell’abbandono, per un’altra donna, di lui, per arrivare ad un disvelamento di rancori e di brutture.

I momenti sono scanditi da scene che mantengono i titoli dell’originale di Bergman, con tanto di didascalie che segnano il passare del tempo, mentre arredi e oggetti sono spostati in penombra da due servi di scena che vestono, soccorrono e dividono i protagonisti, interagendo in modo gestuale in attimi sospesi eppure anch’essi reali. E’ un allestimento incalzante, dove i dialoghi veloci si sposano al percorso interiore dei personaggi, al crollo delle loro certezze, alla caduta nella brutalità e, in un finale persino onirico, alla consapevolezza dell’imperfezione dell’amore.

Fausto Cabra interpreta un Giovanni superficiale, egoista, forte del suo fascino e della sua posizione sociale. Ne incarna in modo convincente la parabola in discesa a partire da un egoismo distruttivo alla violenza nel momento del crollo psicologico. Appare disturbante e allo stesso tempo fragile e sofferente come solo una personalità immatura può essere. Sara Lazzaro è una splendida Marianna insicura, arrendevole alle convenienze e tuttavia tormentata da lampi di presentimento, infine capace di svelare e svelarsi, tirando fuori rabbia e vecchie ruggini.

I dialoghi dei due coniugi si avvitano e catturano lo spettatore nella loro incomunicabilità, evidente sia nelle conversazioni manierate iniziali che in quelle irose successive. Persino la tramezza che separa le due stanze sulla scena diventa una barriera in un piccolo mondo claustrofobico dove si è vicini solo apparentemente. E’ al di là di questa barriera che Giovanni confessa particolari del suo tradimento, in un dialogo ancora una volta sordo all’interlocutore.

L’attenzione registica è focalizzata sulla difficoltà di amarsi, di farlo in maniera continuativa e di conciliare il sentimento con la vita insieme e i suoi limiti. Il testo di Bergman è trasportato nella contemporaneità e asciugato di quella valenza sociale che poteva avere negli anni ‘70 delle lotte di emancipazione femminile, assumendo così una dimensione atemporale e quindi eterna. La stessa dimensione atemporale si respira in un finale arioso e persino sognante, dove i due protagonisti, ormai sposati con altri coniugi, si ritrovano “in piena notte, in un angolo buio, in qualche parte del mondo” a festeggiare, innamorati e liberi da legami, quello che sarebbe stato il loro ventesimo anno di matrimonio. Sulla parete di fondo le foto di loro insieme e, intorno, un’atmosfera ovattata e fumosa, forse a minare la certezza di cosa sia reale e della realtà dello stesso amore.

Una bella prova attoriale per Lazzaro e Cabra e un taglio registico che non lascia spazio a distrazioni, valorizzando il testo originale e attualizzandolo con un ritmo perfetto. Da vedere.

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