Autore Redazione
sabato
8 Febbraio 2025
14:03
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Politica - Tortona

“Tortona non odia”: il presidio per il giovane Ange Jordan, ucciso davanti alla stazione

“Tortona non odia”: il presidio per il giovane Ange Jordan, ucciso davanti alla stazione

TORTONA – “Per una città solidale, accogliente, antirazzista. Tortona non odia“. Questo uno dei messaggi in occasione del presidio organizzato questo sabato mattina davanti alla stazione di Tortona, teatro lo scorso 30 gennaio dell’omicidio del 19enne camerunense Ange Jordan Tchombiap. Tanti cittadini hanno partecipato per ricordare il giovane, ucciso da un 24enne con un fendente al petto e per stigmatizzare l’ondata di odio che, sui social, si è propagata nelle ore successive al delitto. Alle 10 di sabato 15 febbraio, inoltre, scatterà un nuovo presidio, questa volta organizzato dalla comunità camerunense: previsto un corteo dalla stazione al Municipio. 

Questa mattina erano presenti, in particolare, diversi esponenti del Partito Democratico. “Ange Jordan era un giovane di 19 anni nato in Camerun e venuto in Italia per sperare in una vita che il suo Paese non poteva garantirgli. Ha trovato la morte il 30 gennaio di fronte alla stazione di Tortona. Sono andato a portare la mia solidarietà ai suoi amici e a tutte le persone che lo hanno conosciuto” ha sottolineato il vicepresidente del Consiglio Regionale Domenico Ravetti “ci sono andato senza rappresentare qualcosa o qualcuno. Mi hanno dato un megafono in mano e ho detto che dobbiamo ascoltarci e riconoscerci. Io non confondo il necessario bisogno di sicurezza con l’obbligo di trovare un senso esatto, più umano, alla parola ‘accoglienza’”. 

“Da padre e da insegnante sono stato molto toccato da questa tragedia” ha sottolineato il capogruppo Pd in consiglio comunale Gianfranco Agosti “vorrei lasciare ai miei figli e ai miei studenti un mondo di pace. La manifestazione è stata molto partecipata. Molte persone sono intervenute spontaneamente, leggendo una poesia o facendo una riflessione. Servono procedimenti di accoglienza più organizzati ma, purtroppo, le leggi nazionali vanno in direzione opposta. Mi viene in mente il titolo di un libro di Don Tonino Bello: dovremmo tutti tendere a quella che il sacerdote aveva definito la convivialità delle differenze”. 

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