27 Marzo 2025
05:35
Sanità, Costantino (Fp Cgil): “Chiediamo certezze e risoluzione dei problemi”
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – “La campagna elettorale è finita: chiediamo certezze e risoluzione dei problemi”. Il sindacalista Vincenzo Costantino, della segreteria provinciale Fp Cgil, ha fatto il punto sullo stato della sanità pubblica del nostro territorio, definita “sempre più in difficoltà” e sollecitando l’intervento di Regione Piemonte. “Lo testimoniano le preoccupazioni di amministratori locali che hanno lanciato un grido d’allarme per i ritardi che riguardano la sanità territoriale”.
“A distanza di un anno dall’insediamento della nuova giunta Cirio, dopo applausi e sfilate, qualcuno non ha ancora capito che la campagna elettorale è finita da un bel po’ e che la sanità non può essere gestita con slogan o promesse irrealizzabili, ma prevedendo proposte concrete e realistiche che consentano di superare i principali problemi che stanno strozzando il Servizio Sanitario Nazionale”.
“Già a settembre dello scorso anno, denunciammo pubblicamente all’allora direttore generale Asl Vercellino, le criticità che ancora oggi sono presenti nei presidi ospedalieri Asl”:
- l’ospedale di Acqui ha perso il Dea e trasformato in Pronto Soccorso semplice, oltre alla chiusura di alcune specialità; l’ospedale di Ovada ha ridimensionato il PS trasformandolo in punto di primo intervento;
- l’ospedale di Tortona ha consegnato ai privati la gestione del PS e della riabilitazione oltre alla riduzione di attività all’interno della strutura;
- a Valenza i servizi “non pervenuti”;
- per non parlare del numero elevato di gettonisti che operano nei vari presidi pagati profumatamente e anche i servizi territoriali, ancora alla ricerca di una loro identità.
“Questa riduzione di servizi ha di fatto reso interi territori privi di assistenza, con il cittadino costretto a girovagare per tutta la provincia, quando va bene, con conseguenze che ricadono anche e soprattutto sul personale sanitario. Oggi” ha aggiunto Costantino “c’è un gap tangibile tra ospedale e il territorio e questo può essere colmato se si riescono a mettere in campo modelli e metodi finalizzati ad aumentare la medicina territoriale, la personalizzazione delle cure, la facilità di accedervi con tempestività. Detto ciò, ci preme sottoporre all’attenzione dell’Assessore alla Sanità un paio di domande che si spera possano trovare una risposta:
- In che modo si intende superare la grave carenza di medici e professionisti sanitari?
- Come si intende incentivare chi lavora in ospedale, frenando una fuga dal SSN che sta lentamente ma inesorabilmente svuotando la sanità pubblica di professionalità eccellenti?
- Quale riforma dell’organizzazione ospedaliera e dell’emergenza-urgenza si immagina per preparare le strutture alle prossime sfide di sanità pubblica, senza compromettere le attività di elezione?
- Come si intende finanziare un Servizio sanitario nazionale sempre più costoso e meno sostenibile?
- Quale ruolo si prevede per la sanità integrativa?
- In che modo si intende valorizzare l’assistenza territoriale?
- Quale risposta al problema del trasporto? Se vogliamo rendere il paziente “centrale”, accettandolo con tutti i suoi diversi e complessi bisogni, dobbiamo essere in grado di fornirgli risposte, abbattendo tutti gli “ostacoli” esistenti e non obbligarlo ad adeguarsi all’offerta di servizi.
“In questa prospettiva ospedali e territorio devono iniziare a parlarsi con più intensità partendo proprio dalla rimodulazione di modelli organizzativi e gestionali, elevando i livelli di sicurezza e di qualità delle attività assistenziali erogabili. Quindi agire su politiche e scelte aziendali capaci di progettare ospedali flessibili e agili, capaci di rispondere alle esigenze del territorio con requisiti che abbiano alla base il soddisfacimento dei bisogni, Ma cosa importante la capacità di mettere in atto uno schema che veda finalmente interagire le varie figure professionali (medici dipendenti, medici convenzionati, medici di famiglia, infermieri) per la migliore cura del paziente”.
“Negli ultimi dieci anni, nonostante continui proclami a difesa della sanità pubblica, governi di tutti i colori l’hanno falcidiata, lasciando campo sempre più aperto ai privati: ospedali e Pronto soccorso chiusi; 40 mila posti letto tagliati; migliaia di medici e professionisti sanitari in meno; 2.5 milioni di ricoveri non effettuati e 283 milioni di prestazioni non erogate. Sono i numeri di un declino inarrestabile, che rende impensabile tornare indietro nel tempo dove la posta in gioco è il futuro del Servizio Sanitario Nazionale. È in questo allarmante contesto che oggi, più che mai, occorre formulare, insieme a un progetto politico, una visione e una sensibilizzazione capace di rimettere la salute e i servizi collettivi di welfare al centro del cambiamento sociale e ridando dignità a tutto il personale sanitario dove il ruolo del sindacato è, oltre a vigilare e garantire i diritti e la tutela di tutti quei lavoratori, il rispetto e la sicurezza in ambito lavorativo, e non con un contratto al ribasso che umilia la dignità e il loro futuro”.