11 Agosto 2025
06:18
15 anni senza Dino: “Artista irripetibile che portava ovadesità ovunque”
OVADA – Quindici anni fa si spegneva una delle voci e dei volti più particolari del panorama artistico della provincia di Alessandria. Basta dire “Duma c’anduma” per far tornare a galla, nella memoria di tantissimi cittadini, l’immagine di Dino Crocco, il poliedrico musicista, presentatore e giornalista di Ovada.
Un personaggio così abilmente leggero da toccare il profondo delle persone con un garbo fuori dal comune. “Era capace di cogliere in chiunque il lato umano, metteva a proprio agio tutti e anche nei suoi spettacoli o nelle sue trasmissioni emergevano immediatamente gentilezza e tatto, modalità già allora lontane da quella abitudine alla derisione che spesso si vede in molti casi” ha spiegato il figlio, Marcello Crocco.
Il fatto che dopo 15 anni “sia ancora nel cuore di tanti” non può essere un caso d’altronde, e ancora oggi Marcello è “il figlio di Dino e i miei figli saranno probabilmente i nipoti di Dino“, spiega sorridendo. “Un uomo amato per la sua capacità di portare l’ovadesità ovunque. Lui si faceva accompagnare da gruppi del territorio ed è sempre stato legato all’Ovadese e anche per questo non potrà essere dimenticato“. Difficile sapere cosa direbbe Dino dei tempi attuali, ma sicuramente non avrebbero intaccato il suo modo di vivere la vita con generosità e improvvisazione, caratteristiche coltivate fin da piccolo, quando, era necessario sapere fare diverse cose per necessità, appena usciti dalla seconda guerra mondiale. La sua sensibilità, tradotta nelle trasmissioni su Telecity o nelle balere di mezza Italia, era quella del suo quotidiano come “quella volta in cui diede il suo Volkswagen scassato, travestito da Maggiolone, a un gruppo di ragazzi rimasto a piedi. Lui era così, generoso e gentile“.
“Dino è irripetibile – prosegue ancora Marcello – perché la sua capacità di improvvisare sempre gli veniva dal modo di vivere di tutti i giorni: anche quando era malato, affaticato, e venivano a trovarlo lui entrava comunque in scena, perché era la sua essenza“.
A 15 anni dall’addio Marcello non nasconde il suo desiderio di poter assistere a uno spettacolo che riporti sul palco l’ovadesità, quella che lui portava in giro, con i suoi amici, e i gruppi che conosceva, “magari al teatro Lux, quello che per tutti porta il nome di mio papà“.