Cissaca (Consorzio Servizi Sociali Alessandria): “Le richieste di aiuto sono sempre di più”
ALESSANDRIA – La povertà è un problema che riguarda tutti e che deve preoccupare tutti sempre di più. Lo dice in maniera chiara il Cissaca di Alessandria che in modo puntuale descrive una situazione preoccupante che pretende riflessioni e anche risposte, a tutti i livelli. “Non tutto può essere risolto ma certamente dobbiamo porci questo problema” ha detto Margherita Bassini, Presidente del Cissaca, aggiungendo anche come “l’aumento della povertà sia un dato strutturale che richiede risposte dal punto di vista economico“. “Il povero non è cattivo, dobbiamo uscire da queste etichette“, ha puntualizzato nella nostra intervista, richiamando anche l’attenzione sulla necessità di “riprendere il tema della famiglia che deve essere una rete che si fa carico delle problematiche dei suoi membri“. La povertà sta aumentando e a questo si associa la sempre più frequente necessità di emergenza abitativa, e queste situazioni devono essere vissute con consapevolezza da tutti.
Il Cissaca è fortemente preoccupato per il livello di richieste di aiuto che stanno arrivando sul territorio del comune di Alessandria. Persone che provengono da altri territori, anche confinanti, perché “lì si trovano i servizi” e “ti danno la residenza in Via della Casa Comunale”.
Queste richieste si configurano soprattutto in queste tipologie di situazioni: nuclei familiari extracomunitari con minori, adulti soli e senza fissa dimora, minori stranieri non accompagnati, donne sole, senza casa né occupazione, quindi emergenze o nuove emergenze. Il nostro servizio di Pronto Intervento Sociale, gestito in collaborazione con Il Gabbiano, ha già rilevato dal 1° luglio 2025 ben 18 situazioni di emergenza, ossia persone rinvenute sul territorio senza alcun bene materiale, rete sociale o possibilità di accoglienza.
Veniamo subito ai MSNA (minori stranieri non accompagnati): oggi sono in tutela al Direttore ben 38 minori e sono 49 quelli per cui il Cissaca ha dovuto reperire una collocazione, a fronte della comunicazione del Ministero dell’interno che ha liquidato solo il 35% dei costi sostenuti dal Cissaca, dichiarando che non ci sono più risorse per soddisfare tutte le richieste che provengono dagli Enti gestori. Risorse che ricadono sui bilanci di questi ultimi, ossia dei comuni consorziati. Questi giovani, è bene ricordarlo, hanno un “itinerario di vita” pesante e spesso riportano ogni sorta di violenza e abuso sessuale, per la maggior parte sono maschi con scarsa istruzione e con idee molto confuse sul loro futuro, spesso con l’idea di muoversi nuovamente in un “nuovo dove”.
Il secondo punto da sottolineare, prosegue Bassini, è la richiesta incessante di “casa”, da parte di soggetti sfrattati, perché senza reddito, perché senza lavoro, perché con problemi sociali e/o sociosanitari importanti, perché in Italia da pochissimi giorni con bambini piccoli e senza alcun riferimento materiale o relazionale.
Il Cissaca, il privato sociale e in modo particolare la Caritas cittadina, hanno in questi anni costituito un sistema di accoglienza per i soggetti poveri e senza risorse personali, cercando di dare soluzioni di emergenza, di supporto a termine e di percorsi socio-terapeutici articolati su progetti personalizzati che contemplano per tutte le tipologie su citate figure professionali di accompagnamento, prevedendo psicologi, educatori e assistenti sociali che lavorano sul “sistema abitare” più fragile, in collaborazione con ASL e Privato sociale.
Il sistema di accoglienza a bassa soglia si compone così: Dormitorio maschile 20 posti letto che aumentano nel periodo dell’emergenza freddo; dormitorio Femminile 14 posti letto; ostello mamma-bambini 8 stanze per mamme con uno o più minori; housing sociale Kairos 4 camere per 1 adulto o 1 adulto con minore; housing cittadina appartamenti 11 (Via Parma e Via Ghilini); la Vescova 2 microcomunità con 16 posti letto; la Vescova minialloggi 11; casa delle donne e 1 appartamento 13 posti; Sai: 25 adulti con titolo di protezione internazionale; appartamento Valenza 2/3 posti letto.
Prossima accoglienza nella Casetta dell’Ortolano, progetto del Cissaca finanziato con i fondi PNRR, con fondi del Cissaca stesso e della Cooperativa che co progetta, altri 8 posti per la grave marginalità. Per un totale di 122 (+8) trasformabili in caso di minori presenti (stanze per adulti con minori). Oggi le accoglienze sono tutte occupate. A fronte di una graduatoria per l’emergenza abitativa di 110 nuclei richiedenti tra persone singole e nuclei familiari (aggiornata a marzo 2025). Qui si inceppa il meccanismo di rotazione, l’impossibilità di accedere agli alloggi di edilizia pubblica, secondo il fabbisogno territoriale.
Quando si parla di accompagnamenti sociali rispetto agli utenti che sono inseriti in queste tipologie di accoglienza, naturalmente, è necessaria un’adesione concreta da parte dei soggetti nell’intraprendere il percorso proposto dal servizio per il raggiungimento di quel minimo di autonomia che permetta loro l’affrancamento dal livello estremo di povertà e qui, senza infingimenti, è bene dire che c’è chi riesce e chi no perché la povertà estrema è una condizione che può annientare.
“Ci sono poi persone che non riescono neanche a entrare in questo “percorso a gradini” e sono le persone che alcuni cittadini, a volte fotografano, poi inviano le foto agli amministratori, chiedendone conto: c’è chi lo fa invocando il decoro pubblico, chi la sicurezza, chi fa riferimento al dovere sociale e morale di pensare e intervenire per questi soggetti. Tutti lodevoli motivi, io personalmente trovo questo modo di fotografare la “realtà” e poi “farla girare” il sintomo di un ‘impotenza collettiva che si nasconde dietro una denuncia-farsa e anche permettetemi farisea, ma la cosa va avanti così in una sorta di catena di like che nulla hanno a che fare con una denuncia sociale (alla quale va accompagnata una proposta) né tanto meno ad un’analisi dello stato di fatto“.
Lo stato di fatto è che sono più di 30 le persone senza fissa dimora monitorate dall’Unità di Strada di San Benedetto che vivono accampati in varie parti della città, chi più visibile, chi meno. Diverse le modalità di azione del Cissaca in questi casi, a seconda delle persone coinvolte:
- Alcuni di questi soggetti vivono così per” libera scelta “, ossia non vogliono essere “tolti” dalla loro “abitazione”(macchina, roulotte, capanna…): può sembrare strano ai più, ma senza citare Sant’Agostino, esiste ancora il libero arbitrio.
- Alcuni di questi soggetti sono abusanti di sostanze, soprattutto alcolici e quindi hanno una seria dipendenza, spesso associata anche a problemi psicologici o psichiatrici e seppur conosciuti dai servizi non aderiscono, se non per brevi e non continuativi periodi, a protocolli di cura. Per avere una casa il requisito di base è anche quello di sapere, come dire, gestirla, al fine di evitare di andare a rimpinguare gli elenchi dei cittadini morosi con dichiarazione di decadenza (sfratti ATC), già sufficientemente lunghi. Ogni mese il Cissaca partecipa agli incontri in Prefettura per valutare, caso per caso, possibili soluzioni alternative a seguito dello sfratto, ma i numeri sono in crescita e le accoglienze non sono infinite. In più le persone spesso non accettano soluzioni lontane dal centro cittadino o fuori dal comune di Alessandria.
- Infine voglio sottolineare un fenomeno che da un po’ di tempo osserviamo: l’arrivo improvviso di nuclei o donne sole con minori da altre città o località ( ad es. Marocco, Tunisia, Francia, Germania..), richiedenti aiuti di emergenza perché privi di tutto e con storie dove il vero dall’inverosimile si confonde, ma sono storie e vite che vanno ovviamente rispettate e tutelate che però mettono in seria difficoltà la decodifica da parte del servizio sociale del reale stato di bisogno, a volte per la capacità che queste persone sviluppano di “dire le cose giuste” per farsi mettere in protezione, mettendo in scacco anche le Forze dell’Ordine, segnalando o denunciando presunti abusi, violenze, abbandoni e furti dei beni materiali, condizioni che siano vere o costruite ad arte, costringono il sistema pubblico a promuovere l’accoglienza, soprattutto se in presenza di minori.
“La complessità del bisogno dichiarato è una realtà o una strategia per avere tutto e subito non rispettando, quindi, i necessari passaggi per una presa in carico corretta? Si rammenta che il servizio sociale non ha strumenti né per effettuare indagini o raccogliere informazioni, se non dalle persone stesse, né per effettuare trattamenti obbligatori, previsti solo in alcuni casi eccezionali a cura del servizio sanitario.
Concludo dichiarando agli amministratori del Comune di Alessandria e dei comuni associati e ai diversi segnalanti, la mia disponibilità ad un confronto e ad un approfondimento pubblico su questi temi e su tutta l’attività del CISSACA, partendo dal presupposto che il tema delle disuguaglianze e della povertà non si misurano con il caro ombrelloni ad Alassio, ma piuttosto con la consapevolezza che scavano nel corpo centrale della società. A tal fine ho già proposto un incontro seminariale il 25 settembre dedicato agli amministratori e agli operatori, ma mi rendo disponibile a valutare altre possibili sedi di confronto e programmazione condivisa, l’unico vero strumento per una possibile strategia della nostra comunità locale“.