25 Settembre 2025
10:46
Caso preservativi nel carcere di Pavia, sindacato: “Problemi non sono né preservativi, né stanze amore”
PAVIA – “È sempre più grottesca la “vicenda preservativi” nel carcere di Pavia: l’ordine di servizio della direttrice che ne autorizza la distribuzione risale al 19 febbraio scorso. Quindi si immagina che i profilattici siano già stati “superati”, con la conferma che con una storia pruriginosa si vuole distogliere l’opinione pubblica dai problemi veri del nostro sistema penitenziario che non sono né i preservativi e né le stanze dell’amore”.
Ad affermarlo è Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato di Polizia penitenziaria F.S.A. C.N.P.P.-S.PP., che aggiunge: “Se l’affettività e il sesso in carcere non deve essere più un tabù e va affrontato in tutti i suoi aspetti non è certo un caso che la contemporanea notizia, con quella dei preservativi a Pavia, del boss che dal carcere di Napoli, fino allo scorso mese di giugno, ha impartito i suoi ordini al clan di cui è il capo, nel parco verde di Caivano, ha avuto ben altro spazio su media e giornali. È proprio questo l’esempio di cosa intendo per allontanare l’attenzione sulla vera emergenza carcere che – aggiunge Di Giacomo – è sintetizzabile nella resa dello Stato ai clan e alla criminalità organizzata che decide la vita dei detenuti e troppo spesso anche quella sessuale. Solo ieri abbiamo, da soli e senza ipocrisia, denunciato che sono centinaia, ogni anno, i casi di violenze sessuali, sopraffazioni, umiliazioni subite da compagni di cella nei penitenziari come negli istituti per minori. Solo a Torino due gli episodi gravi sotto la lente della magistratura. Settembre 2023: un 32enne avrebbe violentato a più riprese il compagno di cella sotto minaccia di un rasoio. L’uomo è indagato per violenza sessuale aggravata. Un secondo fatto, tra il 12 e il 14 gennaio 2020, riguarda due detenuti di 36 e 47 anni che avrebbero torturato e stuprato per giorni un recluso tossicodipendente e omosessuale. Ma non tutti denunciano. È un fenomeno rispetto al quale l’Amministrazione Penitenziaria, volutamente, non è in grado di fornire dati specie se si pensa allo “scambio di sesso” di detenuti tossicodipendenti, alcolisti in cambio di psicofarmaci e alcol e di detenuti con problemi psichici in cambio di generi alimentari o oggetti. Di fronte a questo fenomeno – che ha bisogno di indagini e ricerche accurati con l’impiego di personale specializzato – non si può più fingere di ignorare che il problema non è la diffusione dei profilattici”.