20 Ottobre 2025
05:06
In risalita i crediti bancari alle imprese: provincia di Alessandria 15^ in Italia e terza in Piemonte
PIEMONTE – Dopo oltre due anni di caduta verticale dei crediti bancari alle imprese, dall’inizio dell’estate è arrivata la tanto attesa inversione di tendenza. Come ha riferito l’Ufficio studi della Cgia Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre, infatti, negli ultimi quattro mesi (giugno-settembre ), i prestiti sono tornati ad aumentare e, rispetto all’inizio di quest’anno, lo stock erogato alle attività economiche è cresciuto di quasi 5,5 miliardi di euro, raggiungendo in termini complessivi la quota di 647 miliardi; ben 5,5 miliardi in più del dato riferito al 31 dicembre 2024.
A livello di province italiane, quella di Alessandria si colloca al 15° posto, con un aumento del 3.4% tra dicembre 2024 e lo scorso luglio. Il nostro territorio è terzo in Piemonte, preceduto da Novara, nona con il +4%, e da Biella al 12° posto. Seguono, molto staccate, le province di Torino (36° posto), Verbano Cusio-Ossola (43°), Cuneo (65°) e, in fondo alla classifica, Asti (98°) e Vercelli (penultima al 106° posto).
Sempre tra il 31 dicembre del 2024 e il 31 luglio scorso, a livello regionale spicca la contrazione degli impieghi registrata in Veneto. Una caduta verticale che dura ininterrottamente dal 2011. In questi ultimi 7 mesi monitorati dalla CGIA, le banche hanno decurtato alle imprese 868 milioni di euro (-1,4 per cento) di prestiti. Purtroppo, la “scomparsa” di Antonveneta (2013), di Veneto Banca, della Banca Popolare di Vicenza e del Banco Popolare (queste ultime tre tutte nel 2017) continuano a produrre effetti negativi ancora adesso. Male anche l’Umbria (-1,4 per cento pari a -125 milioni di euro) e, in particolare, il Molise (-2,1 per cento pari a -28 milioni). Nono posto per il Piemonte con un +0.9%.
Tuttavia, non tutte le imprese hanno beneficiato di questa ritrovata disponibilità delle banche a prestare liquidità al sistema economico. Nei primi sette mesi del 2025, infatti, alle attività con più di 20 addetti la variazione è stata positiva e pari all’1,5 per cento (+8,2 miliardi di euro), mentre alle aziende con meno di 20 addetti l’incremento è stato negativo e pari al 2,8% (-2,7 miliardi). Se ai più la cosa può sembrare insignificante, ricordiamo che in realtà non lo è per niente. Nel nostro Paese, infatti, le aziende con meno di 20 addetti costituiscono il 98% del totale e vi trova lavoro, al netto dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, quasi il 55 per cento degli italiani.
Purtroppo da qualche anno molte banche hanno deciso di “sacrificare” i prestiti più complicati: ovvero quelli da erogare alle piccolissime imprese che, rispetto alle realtà di dimensione maggiore, presentano costi di istruttoria relativamente più elevati e una gestione amministrativa molto più complessa. Non solo. I processi di aggregazione che hanno interessato il settore bancario negli ultimi vent’anni hanno generato molte preoccupazioni riguardo alla possibilità che gli istituti di maggiori dimensioni e con minore radicamento territoriale possano mostrare un interesse ridotto verso le piccole imprese. Tale scenario è attribuibile al fatto che le fusioni hanno provocato un’eccessiva concentrazione del rischio creditizio, determinando conseguentemente una contrazione dell’erogazione del credito.
Nonostante queste criticità, nessuno può affermare che le banche non rivestono più un ruolo fondamentale nel panorama economico del nostro Paese. Anzi. Continuano a svolgere una funzione essenziale nel supportare il nostro tessuto produttivo, che ha bisogno di liquidità per crescere e prosperare. Il loro contributo è fondamentale, soprattutto per il futuro di tanti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori, i quali solo con un adeguato accesso al credito possono continuare a far vivere le proprie attività, creare nuovi posti di lavoro e valorizzare ulteriormente i prodotti del nostro Made in Italy. Noti nel mondo per la loro eccellenza, qualità, design e tradizione.
E se dallo scorso mese di giugno gli istituti di credito hanno ricominciato a dare liquidità al sistema delle imprese, tornando così a rischiare assieme a loro, vuol dire che si sono create le condizioni di stabilità e di fiducia che negli ultimi anni erano venute meno. Evidenziamo, ad esempio, che le sofferenze bancarie sono in forte calo e la riduzione del tasso di interesse praticato dalla Banca Centrale Europea ha creato un quadro generale più “favorevole” per i debitori.
Foto di Stefan Schweihofer da Pixabay