11 Novembre 2025
05:55
Gioco d’azzardo: provincia di Alessandria seconda in Piemonte con quasi 280 milioni di euro spesi
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Dopo quella di Torino la provincia di Alessandria è la seconda in Piemonte per gioco d’azzardo, con 278.213.330 euro. Lo ha riportato il dossier “AzzardoMafie”, pubblicato da Libera e basato sulle relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia, tra il 2010 e il 2024. Nella nostra regione lo scorso anno si è giocato più di 9 miliardi e 501 milioni (4 miliardi e 250 milioni di giocato fisico e 5 miliardi e 251 milioni di giocato telematico). In media in Piemonte si spende 2.232 euro all’anno per abitante, bambini compresi (l’azzardo è vietato fino ai 18 anni). Insieme alla Liguria, inoltre, il Piemonte è la regione con più presenza mafiosa nell’azzardo del Nord Italia, con 9 clan attivi: Crea, Agresta, Marando, Arone, Bonavota, Defina, Serratore, Pelle e Lo Piccolo.
Secondo il presidente della Commissione Legalità e segretario regionale del Partito Democratico, Domenico Rossi, “il Piemonte è una regione ad alta esposizione e a bassa protezione e questo si traduce in più giocatori patologici, più famiglie in difficoltà, un’esplosione del gioco online oltre a una criminalità che trova anche nel gioco legale un canale comodo e redditizio”. Rossi ha anche evidenziato la “bocciatura” della normativa regionale che, nella classifica di Libera, è finita nelle ultime posizioni con soli 4 indicatori verdi su 8, contro gli 8 della Toscana o del Friuli Venezia Giulia. Questo rapporto conferma quello che abbiamo denunciato per anni: lo smantellamento della legge regionale del 2016, voluto dalla maggioranza e dal Presidente Cirio, è stato un errore drammatico, così come lo è stato bocciare la proposta di legge popolare sul tema. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un abbassamento delle tutele e un allentamento dei controlli a cui non sono seguiti adeguati investimenti su prevenzione e servizi a sostegno dei cittadini e di chi finisce vittima della piaga della dipendenza da gioco o del sovraindebitamento” ha affermato il consigliere Dem.
Il Piemonte, ricorda Rossi, “aveva una norma avanzata, frutto del lavoro con associazioni, sindaci, scuole e realtà sociali. Ha prodotto risultati, ridotto le slot in luoghi sensibili, limitato l’accesso dei più vulnerabili. La Giunta Cirio ha scelto di smontarla per favorire interessi particolari, presentando quella scelta come una liberalizzazione innocua. Oggi i numeri dicono che non era così. Porteremo questi dati in Consiglio regionale a partire da una presentazione del rapporto in commissione legalità. Mi auguro possano scaturire proposte condivise che mettano al centro la salute dei cittadini e non gli interessi delle lobby dell’azzardo”.
Anche per Alleanza Verdi Sinistra “la Giunta Cirio ha cancellato nel precedente mandato la legge regionale sul gioco d’azzardo n. 9 del 2016, l’unica che aveva saputo contrastare il fenomeno, facendo risparmiare ai e alle piemontesi oltre 200 milioni di Euro. Come abbiamo sempre detto, la nuova legge approvata nel 2021 è una liberalizzazione di fatto del gioco d’azzardo e un vero e proprio favore alle lobby del gioco. Oltre 12.000 cittadini piemontesi avevano firmato per la proposta di legge di iniziativa popolare che riportava ai parametri del 2016, archiviata in dieci minuti dalla destra nella precedente legislatura. Le norme attuali stanno creando enormi problemi, economici e di salute a migliaia di persone fragili in Piemonte. La ludopatia, che colpisce le persone più fragili e spesso molto giovani, porta a indebitamento, favorisce le mafie e l’usura, ed è un dramma sociale su cui non si può restare a guardare. Ci aspettiamo che la maggioranza non resti sorda a questi problemi e abbia il coraggio rimediare all’errore fatto, mettendo la salute e la fragilità economica della popolazione piemontese al primo posto rispetto agli interessi delle lobby del gioco d’azzardo. Noi faremo la nostra parte, anche a fronte dell’appello fatto da Libera, Arci, Acli e tante altre associazioni nello scorso mese giugno, per riaprire la discussione sulla modifica della legge regionale, i cui risultati sono fallimentari”.