25 Dicembre 2025
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Natale e il gioco degli Ungumani della Rocca di Lerma: la favola di Marco Marengo
LERMA – Nel giorno di Natale non c’è niente di meglio di una favola per viaggiare con la fantasia. Pubblichiamo con piacere il racconto dello scrittore Marco Marengo, intitolato “Natale e il gioco degli Ungumani della Rocca di Lerma”, ambientato nel territorio ovadese. Buona lettura e tanti auguri di serene feste.
Prima edizione sperimentale: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta senza il preventivo assenso dell’autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.
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In pochi mi hanno creduto, ma mesi fa ne ho avvistato uno, un ungumano. Il tempo e le continue voci contro hanno ormai ribaltato questa mia certezza, ma allora ne ero convinto. Una specie di cinghiale in piedi, alto circa tre metri. Veloce e dalle movenze elastiche. Queste le mie parole, pronunciate al vento, per paura di non essere creduto. Poi il vento le ha portate in giro. Un lungo viaggio, sino a quando, oggi, sono tornate a me. Se tendete l’orecchio potrete udirle anche voi. Posso solo dirvi che avvistarlo è stato come inciampare in un raggio di luce. (M.K.)
Io sono Mark Kemmler e vi racconterò della mia infanzia a Lerma. Ascoltate cosa combinavamo in quei luoghi magici… vi leggerò il diario delle mie avventure. Noi bambini, soprattutto quando si avvicina il Natale, giochiamo spesso sulla piazza davanti al castello. Ha enormi muri di pietra e noi pensiamo che ci sia spazio anche per un gigante al suo interno. Il pallone rimbalza qua e là e a volte cade giù, scivolando lungo il bosco ripido sotto il castello. Ci sono tanti alberi ed arbusti, ma il pallone rotola, rotola, rotola e arriva sino al piano vicino al mulino. Il signore che ci vive è gentile, ma, pur con tutta la forza che ha, non riuscirebbe a lanciare su la palla, così sono sempre io che vado a recuperarla, perché gli altri hanno paura delle creature che vivono nella rocca. Gli adulti ci raccontano queste storie che a noi piacciono tanto. Il Natale è alle porte e abbiamo bisogno di magia.
Tutte le volte mi faccio coraggio e scendo lungo il sentiero, piano piano. Ci sono tanti animaletti che mi tengono compagnia. Capita che talvolta mi dimentichi del pallone, per osservare le formiche, i ragni, le mosche. Ogni cosa è ricca di fascino. Giunto in fondo mi guardo in giro e cerco la palla. Non è facile perché a volte è del colore delle foglie cadute, ma oggi sono fortunato: un amico del gruppo l’ha portata gialla! Ehi, l’hai trovata? -, mi giunge una voce da lassù. È la mia amica Anna. Gli altri sono dietro di lei ad aspettare, in silenzio. È strano che se ne stiano zitti, ma io so perché. Hanno un po’ di paura. Non ancora! -, le rispondo con tutto il fiato che ho. Ci sono ungumani? -, mi domanda Carlo, facendosi avanti. Anche lui ha paura, ma è anche tanto curioso. Mi ricordo che una volta ha infilato il naso nella tana di uno scoiattolo. Che risate quando lo ha tirato fuori e aveva un piccolo graffio. Lo scoiattolo vuole stare in pace, proprio come te nella tua stanza! – Gli abbiamo detto tutti. Mi guardo bene intorno e rispondo a Carlo – No, non ne vedo… -. Ma tutti dicono che ci sono queste creature! -, esclama Carlo. Io lo guardo e lo saluto, non ho più il fiato per gridare. Mentre riprendo le forze ammiro le luci natalizie delle case del Ricetto di Lerma, viste da quaggiù sono un incanto. Poi continuo nella mia ricerca. Guarda di qui e guarda di là… facendo attenzione alle spine e ai buchi.
Sento un fruscio alle mie spalle, poi dei passi pesanti. Mi volto… ed eccolo lì, d’improvviso, un ungumano della rocca di Lerma. È alto e scuro, ma non sembra cattivo come dicono. Lo saluto con un gesto della mano, lui mi imita. Mi guarda, io lo guardo e poi svanisce, ma prima mi indica dov’è il pallone. Un gesto gentile… è il primo regalo che ho ricevuto per questo Natale. Che paura mi sono preso, ma so che non mi farà niente perché noi bambini da lassù, dalla piazza, gettiamo sempre qualche piccolo dono, sotto forma di cibo, a questi esseri. Sappiamo che d’inverno, quando c’è la neve, trovano poco da mangiare, quindi li aiutiamo così. A Natale invece un pasto speciale, anche per loro.
Eccolo lì! Ho trovato il pallone, proprio nel punto indicato dall’ungumano. Lo raccolgo, gli do una pulita e lo metto sotto braccio. Lentamente, dato che la salita è molto ripida, torno su verso la piazza. Un piccolo topolino attraversa il sentiero, si ferma a metà a sgranocchiare qualcosa. Anche io faccio una pausa e lo osservo. – Chissà se il mostro ha paura dei topi… -, e rido della mia battuta. Il topolino annusa l’aria e prosegue per la sua strada. C’è qualcosa di magico, pare che anche gli uccellini si rendano conto che le feste sono vicine. Appena arrivo, stanco e sudato, tutti insieme mi domandano – Hai visto degli ungumani? -. Ci metto un po’ per riprendere fiato. Gli amici mi fissano perché non vedono l’ora di sentire la mia risposta – Uff… uff… uno, ne ho visto soltanto uno… e vi saluta tutti. Vi saluta e vi ringrazia per il cibo che gli gettiamo -. Poi uno del gruppo – Potevi chiedergli se ci rimanda su il pallone quando finisce laggiù -. Io lo guardo un po’ e non so cosa rispondergli, ma penso che gli ungumani abbiano il loro da fare, quindi è meglio non chiedere troppo, dato che già li disturbiamo con il nostro chiasso. A un tratto sentiamo un fischio, poi un altro, provenire dal bosco. Ora tanti, come una dolce musica. Ascoltandola ci vien voglia di giocare ancora.
Sono loro che suonano per noi, per ringraziarci del cibo che gli doniamo. Anna ha in tasca un fischietto e lo mette in bocca zufolando quel che capita. Che divertente! Così anche noi, mentre giochiamo, fischiamo per salutarli e ringraziarli. Siamo stanchi e senza fiato a suon di giocare e fischiare. Ci riposiamo, seduti tutti in fila lungo il muro del castello. Tiriamo su la testa respirando a pieni polmoni. Canticchiamo qualcosa con le energie che ci restano, ridendo e scherzando. Il sole è alto e, nonostante la stagione, i suoi raggi riscaldano a sufficienza. Gli adulti ci hanno raccontato che questo castello ha più di cinquecento anni… è incredibile… ha più anni di tutti noi messi insieme. Il guardiano del castello ci ha detto che se facciamo i bravi un giorno ci farà fare un giro sulle torri. La più grande è quella lassù, la posso vedere anche da casa mia.
Mi immagino sempre delle storie prima di dormire. All’improvviso Anna ha un’idea – Perché non giochiamo al gioco degli ungumani della rocca di Lerma? -. La guardiamo come si fa con la maestra quando non si capisce qualcosa, dato che nessuno di noi conosce questo gioco, ma Anna ci spiega – L’ho inventato io. Venite… –. Ci alziamo, ci mettiamo tutti in cerchio e giochiamo a miscela. Ci mettiamo una mano sul capo e diciamo mi…sce…la! Poi abbassiamo la mano di colpo portandola alla vista di tutti. Chi ha il palmo verso l’alto, se tutti gli altri hanno il palmo verso il basso (oppure l’opposto), diventa l’ungumano della rocca di Lerma e può decidere tutto. Chi è stato sorteggiato ha il potere di farsi obbedire dagli altri, se li raggiunge e li tocca.
A sua volta, chi viene toccato, può comandare dicendo – Vammi a prendere quel/quella bambino/a là! -, così piano piano tutti vengono catturati. Ovviamente il tutto si svolge correndo all’impazzata, oppure nascondendosi. Quando si finisce il giro si rifà miscela così un’altra bambina (o un altro bambino) diventerà l’ungumana/o della rocca. Il gioco ci piace, è un altro modo per stare insieme e divertirci… e anche un po’ per prepararci ai compiti da fare a casa. Uffa! Il Natale passa in fretta, dobbiamo godercelo! Finito il gioco mi sporgo dal muretto e guardo giù dove vivono i nostri nuovi amici. Ne vedo uno… anche lui mi guarda, forse oggi si sente un po’ solo. Allora gli faccio un cenno con la mano senza dire niente agli altri.
Si sente rumore di passi pesanti lungo il sentiero e tutti si chiedono cosa stia succedendo. Io ridacchio sotto i baffi perché lo so. Dopo pochi minuti eccolo qui davanti a noi. Ci sono anche degli adulti sulla piazza, ma loro non possono vederlo. Solo noi bambini lo capiamo. Si avvicina e si mette a giocare con noi, sorridendo del gioco che abbiamo inventato. Poi vede la palla, non resiste e le dà un calcio… ci divertiamo un mondo durante questo pomeriggio in campagna.
Come spesso accade il pallone va giù. Sbuffiamo, siamo stufi di andare sempre fino al mulino per riprenderlo. L’ungumano ci dice – per questa volta ci penso io -, e sparisce nella boscaglia. Il pallone torna su come colpito da una grande forza, ma di lui non c’è traccia. Per un bel po’ non lo abbiamo visto, ma quando giochiamo lo salutiamo sempre da quassù. Sappiamo che prima o poi tornerà a trovarci. Alla mensa della scuola avanzano sempre delle cose buone da mangiare. Un po’, per non buttarle via, le portiamo a casa. Oltre a ciò da oggi faremo ogni giorno un bel cestino per gli amici della rocca. I nostri genitori non erano d’accordo, ma poi gli abbiamo fatto capire che questi esseri sono bravi e che si accontentano delle nostre gentilezze, così anche gli adulti hanno iniziato a credere ai nostri racconti. Nei pomeriggi più magici dell’anno facciamo merenda tutti insieme: bambini, adulti e ungumani della rocca di Lerma. La nostra felicità e le nostre risate si sentono da molto distante, così dalla valle vicina altri bambini e altri adulti sono arrivati per mangiare e giocare con noi.
Ognuno di noi ha un luogo magico dove giocare.
“A volte val la pena vivere ciò che all’apparenza non esiste.” (Marcupa Bakyum)